Home Cultura e Spettacolo Intervista a Sandra Tosi, osteopata di Nettuno sull’esperienza “Sanremo”

Intervista a Sandra Tosi, osteopata di Nettuno sull’esperienza “Sanremo”

Avevamo scritto della Dottoressa Sandra Tosi, eccellenza di Nettuno nell’osteopatia, ingaggiata per il ‘benessere’ dei Vip di Sanremo, con i suoi 25 anni di esperienza professionale e gli studi con pilastri della materia. A Nettuno opera presso il suo studio Polispecialistico Atman Medical, in Via Romana, fiore all’occhiello per la sanità del Lazio e non solo.
Al rientro da Sanremo le avevamo chiesto di dedicarci un racconto dell’esperienza vissuta, sia sotto il profilo professionale che umano e, gentilmente, la Dott.ssa Tosi è stata disponibile.
Sandra, qual è stata la cosa più entusiasmante, sotto il profilo professionale?
“Sono anzitutto stata felicissima e orgogliosa di aver avuto la possibilità e l’opportunità di far parte di un team incredibile di professionisti e di medici specializzati di fama internazionale.
Sono stata, insieme agli altri, a disposizione di artisti, cantanti, addetti ai lavori, giornalisti e personaggi dello spettacolo, in un contesto da sogno, quello della spa più ambita di tutta la Costa Azzurra: la Somnia Aura Spa. In quest’ambiente ho avuto il privilegio di essere la portavoce dell’Osteopatia e di mostrare sul campo agli allievi del Master “Massaggiatore dello spettacolo e dei grandi eventi” l’importanza del trattamento Osteopatico nella cura della salute e della bellezza del corpo.
Perché l’osteopatia a Sanremo?
Per rispondere a questa domanda posso dire che nella mia vita professionale sono approdata all’Osteopatia dopo una prima fase in cui ho esercitato come fisioterapista: mi accorsi di non nutrire una vera soddisfazione per quello che facevo in quanto non curavo la persona nella sua interezza ma mi limitavo alla sola riabilitazione. A Sanremo ho percepito che, infatti, serviva questo, quindi ne ho avuto conferma: curare la persona nella sua interezza corporea, mentale e ambientale. Ho sempre sostenuto che un individuo è un’entità unica, dinamica e in continua evoluzione e che l’approccio deve essere fatto su misura per la persona come “un sarto che cuce un abito”.
Agli allievi del Master cosa pensi aver trasmesso? Cosa sei riuscita a trasmettere?
Questi principi di benessere e cura, che devono accompagnare ogni momento della vita professionale e sono il messaggio che cerco di trasmettere nell’insegnamento. Sono docente da molti anni del C.e.r.d.o. (Centre pour l’Etude, la Recherche et la Diffusion Ostéopathiques) di Roma dove ancora oggi mi appassiona formare ed aiutare i futuri colleghi perché diventino dei validi professionisti che in futuro possano aiutare i pazienti contando sul massimo delle loro competenze. L’insegnamento continua a essere una grande opportunità per alimentare sempre e costantemente le mie conoscenze.
Come concili lo studio professionale con tutte queste attività ed impegni?
Nel 2009 ho coronato il sogno di aprire uno studio dove più professionisti potessero collaborare per aiutare la ‘persona’ e non solo curare la malattia. Questo desiderio di curare l’essere umano nella sua totalità e unicità mi ha spinto a trasformare il mio studio in un Polispecialistico dove più figure professionali sanitarie (mediche e non mediche) potessero collaborare per la salute della persona. Senza validi colleghi e collaboratori non si può svolgere serenamente e proficuamente nessuna professione. Grazie a questi reciproci sostegni un professionista può continuare a studiare: io ho potuto anche essere relatrice a vari convegni e congressi tra cui il recente “Congresso Mondiale di Medicina Integrata” del 2023, dove ho avuto il pregio di rappresentare l’Osteopatia italiana di fronte a ben 51 nazioni.
A mente fredda, una volta tornata, cosa ti resta degli incontri professionali anche con artisti?
Spenti i riflettori di Sanremo ho portato a casa emozioni indimenticabili, ho avuto il piacere di conoscere artisti nei quali ho colto la passione e la dedizione unite spesso ad un’autentica umiltà. Posso dire che tutta questa esperienza, benché distante dallo standard delle mie attività, ha alimentato ancor di più il mio “fuoco sacro”. Nutro grande ammirazione per chi svolge il proprio lavoro con talento, passione e totalità, al meglio di sé, offrendo così, ciascuno nella propria misura, un pezzetto di bellezza al mondo. A Sanremo ho riscontrato questo comune denominatore tra gli artisti che riuscivano a rallegrare l’anima degli ascoltatori e degli astanti.
Quali sono state le reazioni dei tuoi colleghi al tuo ritorno?
Sono tornata nel mio studio e sono stata accolta con grande calore dai collaboratori e dai colleghi che ringrazio infinitamente, per essermi vicino ogni giorno e condividere questo mio progetto di salute e benessere. Ognuno di noi nella vita ha una missione da scoprire e portare avanti con coraggio, dedizione e professionalità.
Descrivi tutto molto bello e interessante, ci sono stati lati negativi?
Quelli ci sono sempre: ci sono persone che sono infelici e che te lo trasmettono immediatamente e cerchi di sostenerle se ti chiedono aiuto, verificando, se vogliono, un equilibrio tra il corpo e la mente. Ce ne sono altre, anche nello stesso campo professionale, che nutrono sentimenti non buoni, magari spesso dettati dalle solite cose, tipo invidia o che ti ignorano. O altre che, se prima ti ignoravano ora sono le prime ad essere sempre presenti e vicine.
E come l’hai presa?
Ugualmente a prima di Sanremo, queste cose ci sono sempre. Non c’è niente di propriamente malevolo, sono le solite cose della vita, fanno parte di tutti gli ambienti. Per esempio prima di partire per Sanremo ho ricevuto segnali di reazioni negative a questa mia designazione per questo ruolo, anche di chiacchiere o maldicenze, anche telefonate varie, finte o meno, alcune anonime, in cui volevano sapere come fossi arrivata in questa equipe, o telefonate da pseudoservizi di trasmissioni giornalistiche nazionali di tipo investigativo o infangatorio, insomma tutte quelle cose che ti devi aspettare perché quando si è contenti per qualcosa e si arriva a certi livelli c’è sempre qualcuno che resta scontento e invece di aspettare il suo turno e impegnarsi si scaglia e reagisce di impulso. Ma io amo quello che faccio e affronto tutto nel modo più normale possibile, sereno, atteggiamento pacato che infastidisce sempre nell’epoca attuale.
Quali altre esperienze vorresti fare?
Se costruttive e di arricchimento, credo tutte, ma non sarebbe possibile, non basterebbe una vita. Conta però che sia attiva la mia missione di essere d’aiuto agli altri, di aiutare le persone a stare bene, mettendomi al servizio dell’essere umano e svolgendo la mia professione con il massimo delle mie competenze.
É cambiato qualcosa in te da questa esperienza?
Un sicuro arricchimento, una crescita, anche se sento di voler essere e restare quella delle origini, “un’artigiana di bottega’, la bottega in cui tutti i giorni mi dedico a creare l’opera della salute guidata ed ispirata da quelli che sono i miei principi di vita e di vita professionale: rispetto, umiltà, passione, dedizione, scienza e coscienza. Ho dedicato ai principi dell’Osteopatia gran parte della mia vita professionale e personale e con profondo desiderio voglio ancora continuare a farlo con la stessa passione e dedizione come il primo giorno.