Home Cronaca Sequestro dei beni a Madaffari, profilo criminale e tenore di vita nel...

Sequestro dei beni a Madaffari, profilo criminale e tenore di vita nel mirino

La pericolosità sociale e il divario enorme tra i redditi dichiarati e il tenore di vita sono alla base del sequestro dei beni di Giacomo Madaffari, avvenuto ieri all’alba ad opera dei Carabinieri, ritenuto al vertice dei clan criminali operanti tra Anzio e Nettuno.
Il sequestro scaturisce dagli accertamenti, delegati dalla Procura di Roma-DDA ai Carabinieri della Sezione Misure di Prevenzione del Nucleo Investigativo CC, volti alla ricostruzione del profilo criminale e del patrimonio di Giacomo Madaffari.
Sono state definite la carriera criminale che qualifica la pericolosità sociale e le cointeressenze economiche presenti e cessate, anche nel contesto familiare di origine. La pericolosità sociale è riconducibile al fatto che il predetto è oggi ritenuto al vertice della locale di ‘ndrangheta Madaffari-Perronace-Gallace insediata nei comuni di Anzio e Nettuno e territori limitrofi del litorale laziale a sud della Capitale.
Attraverso i dati fattuali emergenti dai procedimenti penali e dalle relazioni in ambito criminale, a partire dalla metà degli anni ‘70 e fino ad oggi, è stato delineato il quadro degli illeciti realizzati nel corso del tempo dal predetto e la sua caratura criminale, da ultimo chiaramente emersa dalle indagini che hanno visto l’esecuzione dell’Ordinanza di custodia Cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Roma il 18 febbraio 2022, nell’ambito dell’indagine Tritone, eseguita dai carabinieri del Nucleo Investigativo di via in Selci che ha disvelato l’esistenza e l’operatività della locale di ‘ndrangheta.
L’appartenenza di MadaffariI alla ‘ndrangheta ne connota all’evidenza la pericolosità qualificata a cominciare dagli anni 80/90, epoca del trasferimento nell’area sud di Roma e delle immediate relazioni con le già stabili famiglie ‘ndranghetiste dei Gallace, dei Perronace e dei Tedesco.
Considerato il sistema “meritocratico” di ascesa alle posizioni apicali dell’organizzazione, è evidente che la posizione raggiunta a capo di un locale sia indice non solo di una “carriera criminale” all’interno della ‘ndrangheta, ma anche della possibilità avuta di “crescere” commettendo reati su un territorio già controllato dalle citate cosche calabresi.
Le investigazioni hanno anche messo in evidenza come l’elevato tenore di vita del Madaffari e di tutti i suoi famigliari non sia compatibile con i redditi e le altre fonti lecitamente percepiti nell’arco temporale 1980-2020, facendo emergere una sperequazione (saldo negativo tra fonti lecitamente percepite ed esborsi effettuati) di oltre 1,7 milioni di euro nel periodo temporale investigato.
Il patrimonio accumulato dal proposto e dai suoi famigliari, riconducibile alle attività illecite poste in essere, è stimato in oltre 3 milioni di euro.
In particolare, il sequestro ha interessato:
– 10 immobili, di cui 6 di categoria A/7 (ville e immobili di pregio), situati nei comuni di Anzio e Nettuno (RM);
– 6 terreni, alcuni dei quali con potenzialità edificatoria, situati nei comuni di Anzio (RM), Nettuno (RM) ed Aprilia (LT);
– 2 autoveicoli di grossa cilindrata;
– una società di rivendita di autoveicoli;
– rapporti finanziari, effetti cambiari, monili, beni mobili di valore, in corso di inventario e quantificazione.