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Sequestro da 20 milioni per un imprenditore, sigilli anche a Pomezia e Anzio

Terreni, 22 auto di lusso, 4 ville e 144 immobili di proprietà distribuiti su tutta la provincia a sud di Roma, da Castel Gandolfo ad Anzio, fino a Olbia, compreso un complesso industriale. Questo l’elenco dei beni, del valore di 20 milioni di euro, sequestrati dai Carabinieri di Roma ad un imprenditore romano vicino al Clan Polverino.
L’attività criminale dell’imprenditore è iniziata ne 1996 ottenendo la fiducia del clan camorristico tanto da ospitare due latitanti nelle sue proprietà di Pomezia. Così il clan otteneva favori sul litorale romano grazie al profilo e la carriera dell’imprenditore a cui, nel corso degli anni, sono stati contestati reati di usura, ricettazione, truffa, falsità in scrittura privata, sostituzione di persona, falsità in testamento olografo, bancarotta semplice, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, realizzazione di discariche non autorizzate, violazione dei sigilli, violazioni della legge sugli stupefacenti, favoreggiamento di latitanti.
Da sottolineare, tra l’altro, come indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Napoli abbiano svelato che l’uomo aveva supportato tre esponenti del clan di camorra “Polverino”, dando ospitalità a Pomezia a due di essi, già latitanti da lunga data, così consentendo loro di sfuggire a provvedimenti cautelari emessi nei loro confronti dalla Autorità Giudiziaria partenopea. Inoltre, nel 2012, l’imprenditore aveva fornito al clan di Marano di Napoli appoggio logistico per lo stoccaggio di 1.500 Kg di hashish e, successivamente, aveva dato ospitalità a tre esponenti apicali della compagine camorristica.
L’insieme dei dati emergenti dai numerosi procedimenti penali, conclusi con sentenze di condanna o definiti per prescrizione, ha consentito di ben definire l’elevata pericolosità sociale del predetto e di mettere in relazione diretta i proventi delle lucrose attività illecite poste in essere sin dal 1996 con la progressiva acquisizione di un ingente patrimonio, risultato del tutto sproporzionato con i redditi derivanti da attività lavorativa. Le indagini bancarie e sulle compagini societarie hanno riguardato il proposto e suoi familiari ed hanno fatto ipotizzare il ricorso a numerosi prestanome, nonché a complessi passaggi societari, impiegati per schermare le disponibilità immobiliari a lui riconducibili. Tali condotte, miranti ad eludere le investigazioni e le pretese dei creditori, hanno corroborato il quadro di pericolosità sociale emergente dai procedimenti penali.
Il Tribunale, nell’accogliere le richieste della Procura, ha così disposto il sequestro anticipato, finalizzato alla confisca, di 4 ville, 1 complesso industriale, 144 unità immobiliari, vari terreni, nei comuni di Pomezia, Castel Gandolfo, Albano Laziale, Anzio e Olbia, 11 società e 22 veicoli, molti dei quali di grossa cilindrata, tra cui una Ferrari. Tutti i rapporti finanziari, effetti cambiari, monili, beni mobili, opere d’arte, orologi e contanti, sono attualmente in corso di inventario e quantificazione.