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Ragazzino con disabilità motoria isolato a scuola a Nettuno, lo sfogo dei genitori

Riceviamo e pubblichiamo
Salve a tutti ci presentiamo siamo Giovanna e Massimo, genitori di due fantastici ragazzetti. Alessandro il maggiore di 13 anni simpatico, educato, bello, sensibile e pieno di gioia. L’altro si chiama Paolo, ha 12 anni bello, simpatico, educato, sensibile, pieno di gioia, sempre con un sorriso e con una “DISABILITÀ MOTORIA GRAVE”. Oggi vogliamo rendervi partecipi di un fatto accaduto a scuola a Nettuno, per avere più che altro un sostegno morale, sì perché oggi per l’ennesima volta il sorriso e la gioia di Paolo sono stati spenti proprio dalla scuola che frequenta l’Istituto comprensivo Andrea Sacchi. Nonostante la scuola si vanti del fatto che per loro l’inclusione è fondamentale, oggi sono riusciti ad escludere nostro figlio. Lo avevano già escluso da altre attività, tanti progetti, ma oggi addirittura è stato escluso durante l’orario curriculare. Nell’ora di motoria è stato lasciato seduto, inerme, a guardare i suoi compagni che svolgevano felicemente l’attività organizzata e a lui preclusa. In sostanza i ragazzi hanno fatto lezione di skate. Ovviamente io e mio marito non pretendiamo che agli altri venga impedita o limitata l’attività motoria, tuttavia mentre gli altri facevano questa attività mio figlio poteva essere impegnato con un’altra attività che non lo lasciasse solo in un’angolo. Non crediamo ci voglia molto a cercare di non far sentire un ragazzino solo e isolato dagli altri. Abbiamo chiesto spiegazione al suo professore, il quale ci ha risposto che l’inclusione è un’altra cosa. A questo punto chiediamo a lui e alla Dirigente scolastica di farci capire cosa vuol dire inclusione o magari cosa vuol dire esclusione. Nel frattempo io e mio marito cerchiamo di placare l’umiliazione e il disagio di nostro figlio, che dopo aver guardato i compagni giocare ha chiesto alla sua insegnante di sostegno, fortunatamente bravissima, che non era al corrente di questa lezione particolare che lasciava nostro figlio a guardare, di portarlo in classe, dove lo ha aiutato a studiare. Già solo se anche lei fosse stata avvertita avrebbe potuto programmare una diversa attività per nostro figlio. Siamo sicuri che la scuola e gli insegnanti possano offrire più di questo ad un ragazzo con disabilità motoria. Raccontiamo questa storia per far capire a tutti, soprattutto a chi ha il compito di educare ed insegnare, che non è giusto isolare, umiliare e ferire in maniera così grave un bambino di 12 anni senza calcolare i danni e il dolore che si possono provare in certe situazioni”.