Home Cronaca Danni della nube sull’agricoltura, Anzio e Nettuno fuori rischio

Danni della nube sull’agricoltura, Anzio e Nettuno fuori rischio

La Cantina Divina Provvidenza di Nettuno

I fatti legati alla nube tossica sprigionata dall’incendio della EcoX a Pomezia hanno creato inevitabilmente allarme. Gli agricoltori tra Anzio e Nettuno si sono sentiti con le spalle al muro, da una parte l’iniziale inconsapevolezza sui danni che poteva aver creato la nube sui terreni coltivati, dall’altra la paura dei cittadini non più certi se comprare frutta, verdura, vino, latte delle zone limitrofe.

A segnalarci l’eccessivo stato di apprensione da parte dei cittadini è stata Adelaide Cosmi, proprietaria insieme alla sorella Piera dell’azienda agricola Casa Divina Provvidenza produttrice di vini tra cui il famigerato Cacchione DOP. “I fatti avvenuti in questi giorni hanno messo tutti in allarme – ci spiega Adelaide – poi aggiungiamoci che siamo stati nominati con il Cacchione anche in un articolo di Repubblica ed ecco che l’apprensione sale. Io voglio rassicurare tutti i clienti che comprano il nostro vino che noi siamo attenti a prendere tutte le precauzioni indicate e che comunque i nostri terreni si trovano a ben oltre i 5km di zona contaminata, quindi invito tutti a bere con serenità un bel bicchiere di cacchione”. Nell’articolo citato da Adelaide di Repubblica, del collega Salvatore Giuffrida, dopo una lunga analisi sui terreni delle zone limitrofe al rogo e una valutazione sui danni e i dovuti risarcimenti, in conclusione viene detto che “sono a rischio anche i vigneti autoctoni come il Cacchione di Nettuno e la varietà dei Castelli”. “Capisco che il Cacchione venga nominato per la sua prelibatezza – continua Adelaide – ma credo che in alcuni casi sia meglio evitare allarmismi, soprattutto perché tra tutte le zone citate i terreni da Cacchione sono quelli più distanti dal rogo”.

Ad oggi la situazione è più chiara e i residenti di Anzio e Nettuno possono cominciare a tranquillizzarsi: l‘Osservatorio Nazionale Amianto ha stilato un decalogo di raccomandazioni in cui si legge che si consiglia di evitare il consumo dei cibi prodotti nei 5km dal rogo, mentre per quelli prodotti oltre i 5km è necessario un lavaggio con abbondante flusso d’acqua. Anche dalla Coldiretti, Organizzazione Agricola a livello nazionale tra le prime a livello europeo, si afferma che le coltivazioni contaminate sono quelle che si trovano nei 5km di fascia di interdizione che delimita il territorio compromesso dal rogo.