Home Cultura e Spettacolo Festival di Open, Ariete: “Le critiche a Sanremo mi hanno ferita”

Festival di Open, Ariete: “Le critiche a Sanremo mi hanno ferita”

La cantante di Anzio Ariete, sul palco del Festival Open si racconta, a partire dall’esperienza del Festival di Sanremo.
“Sono contenta di aver preso qualche critica in più ma di essere passata per quella che sono”.
Ariete ha parlato della musica che verrà e del suo rapporto con i fan. Ma anche di come è nata Mare di guai, che ha portato all’Ariston lo scorso febbraio. “Ho guardato per la prima volta Sanremo nel 2021, quando c’era la mia amica Madame, è diventato un programma moderno. La mia musica e la mia voce non sono mai state perfette, e la mia immagine non è mai stata quella di donna cantante italiana.
Non mi metto il vestitino e i tacchi, la mia non è l’immagine stereotipata della cantante che ci si aspetterebbe in quel contesto – spiega – quello che mi ha ferito e fatto storcere il naso è stato ricevere tante critiche, soprattutto da chi di canto non ci capisce nulla. Dopo la prima serata – ero tra Mahmood e Blanco, poi Mengoni, in mezzo io e dopo Ultimo – mi si è spezzata la voce sul ritornello. I critici mi hanno distrutto, anche quelli che il giorno prima mi avevano dato numeri altissimi, dicendomi di prendere lezioni di canto. In carriera non ho mai steccato, ma su quel palco in un attimo sono diventata quella che non sa cantare. Quella roba rimane anche se poi dimostri di non essere così”.
La cantante ha raccontato come nascono i suoi brani, in particolare quella che ha portato a Sanremo 2023. “Non ho un processo di scrittura, per me la musica è libertà e flusso creativo al 100 per cento. Non riesco a produrre in base a un calendario, non posso andare in studio e registrare dei pezzi: la maggior parte dei miei progetti sono unioni di più demo, magari degli ultimi due anni. Quando abbiamo deciso di partecipare a Sanremo, avevo già registrato una strofa e un ritornello di Mare di guai, ma a me non piaceva”. A convincerla Dardust Faini e Edoardo D’Erme, in arte Calcutta.
“Quando scrivo una canzone lo faccio sulle mie esperienze – conclude – parlo nella maniera più naturale e semplice del mondo, della mia vita, che è qualcosa di abbastanza comprensibile. Tutto viene poi ornato dalle mie preferenze musicali. Ho fatto una vita abbastanza normale, l’unica cosa un po’ diversa è che ho parlato delle ragazze, dell’omosessualità. Non volevo mentire a quelli che avrebbero ascoltato le canzoni. Perché questa sono io, e non volevo mentire all’ascoltatore: volevo essere sincera dall’inizio”.