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Uccisero a botte un uomo di Nettuno per gelosia, condannati a 30 anni

Condanne definitive per l’uccisione del 62enne Aldo Micieli, di Nettuno, massacrato di botte il 12 ottobre 2017 a Tor San Lorenzo. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di Ahmed Es Sahhal, 37 anni, di nazionalità marocchina, e Senahid Sejdovic, 42 anni, di nazionalità bosniaca. I due, il 18 gennaio 2019, sono stati condannati a 30 anni di reclusione dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Velletri. Il 37enne è stato condannato per omicidio, rapina, atti persecutori nei confronti della ex fidanzata e lesioni personali nei confronti di uno straniero, mentre il 42enne è stato condannato sempre per omicidio, rapina e minacce nei confronti della ex fidanzata del coimputato. Una sentenza confermata il 23 gennaio 2020 dalla Corte d’Assise d’Appello di Roma e ora dalla Cassazione. Per i giudici, Ahmed Es Sahhal e Senahid Sejdovic, si erano recati in un albergo in disuso di Torvaianaica e avevano minacciato uno straniero perché abbandonasse la struttura. Sempre secondo i giudici, il 37enne, non accettando la rottura con la ex, una donna di nazionalità italiana, aveva iniziato a perseguitare quest’ultima, si era appostato con Sejdovic in attesa del rientro serale della donna alla propria abitazione a Tor San Lorenzo nello stesso giorno in cui il coimputato aveva inviato alla donna una serie di messaggi minatori, e aveva poi aggredito Micieli, amico della sua ex, riducendolo in fin di vita con l’aiuto di Sejdovic. I due si erano anche impossessati del telefonino del 62enne ed erano rientrati sporchi di sangue nell’albergo di Torvaianica, dove si erano vantati con uno straniero di aver ucciso in uomo, minacciando quest’ultimo affinché non si rivolgesse ai carabinieri. I giudici hanno specificato che la condotta degli imputati, “concretizzatasi in plurimi colpi inferti con calci e pugni alla vittima”, è stata “caratterizzata da una brutalità del tutto sproporzionata al pretesto della gelosia alla base del reato” e che rappresenta “un comportamento del tutto riprovevole per il comune sentire sociale”.