Era l’estate del 2001 quando, in una stagione di eventi senza precedenti, Franco Battiato venne ad Anzio per un concerto allo stadio di baseball. Battiato è davvero impossibile non amarlo, e profondamente.
Musica, ironia, ambientazioni che trascinano con la mente in luoghi mai immaginati, richiami ad un tempo che non è più e forse non è mai stato. Una musica che si apprezza forse più da soli, in auto, o senza rumore intorno. Ma il concerto? Nel 2001 Battiato aveva 56 anni, si presentava sul palco con l’intellettuale Manlio Sgalambro… non sembrava una serata imperdibile, troppa Cultura, e il biglietto era caro davvero…
Poi dopo la delusione di Bob Dylan, che sul palco aveva presentato una versione tecno dei suoi capolavori assoluti… forse era meglio stare a casa. Ma alla fine il biglietto è venuto fuori per caso, un amico che rinuncia, un altro che insiste e allora si va. E’ da questi dettagli che si capisce se nella vita uno è fortunato.
Battiato è stata una sorpresa, assoluta. Energia pura, incanto e disincanto. Un leone sul palco. Il meglio del suo repertorio, delle sue perle, della sua energia incredibile dietro la flemma caratteriale e dei suoi testi super ragionati. Un pubblico di persone di una certa età, educati, composti, seduti sulle seggiole di plastica fissate a terrà… lui che dopo qualche canzone incita tutti ad alzarsi in piedi, a partecipare: una folla di centinaia di persone che insieme si alza, corre sotto il palco e salta e canta con lui, L’Era del Cinghiale bianco, centro di gravità permanente… Era solo l’inizio. Oltre un’ora a saltare, cantare, insieme a Battiato. Uno dei concerti più belli di sempre, un’emozione solo a pensarci. Ciao Franco. Grazie per le canzoni, per il concerto, per un punto di vista, il tuo punto di vista unico.