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Anzio – Discarica alla Spadellata, l’interpellanza

E’ il consigliere comunale Ivano Bernardone ad aver presentato al Sindaco del Comune di Anzio Luciano Bruschini, all’Assessore all’ Ambiente e Sanità Patrizio Placidi, all’Assessore al bilancio e patrimonio Giorgio Zucchini, un’interpellanza (con cortese richiesta di risposta scritta) che ha per oggetto: “Discarica da bonificare e fusti tossici in località Spadellata”.

“Il sottoscritto consigliere comunale – si legge nell’interpellanza – premesso che l’allarme recentemente suscitato dall’ipotesi di realizzazione in località Padiglione – Spadellata di un impianto per la produzione di biogas derivante dal trattamento dei rifiuti ha riportato alla mente di molti l’annosa ed irrisolta emergenza ambientale derivante dalla discarica abusiva e da bonificare presente a pochi metri dal sito in cui ora si vorrebbe inserire un ulteriore fonte di notevole impatto ambientale; il bosco della Spadellata è un polmone verde di rilevantissimo pregio ambientale, al suo interno sono stato rinvenuti i resti di insediamenti preistorici che inducono stringenti vincoli sotto il profilo archeologico ed è classificato come SIC (Sito Interesse Comunitario). A fronte di questo suo inestimabile valore il bosco nel tempo è stato martoriato ed aggredito da prassi scorrette e da veri reati ambientali. I passaggi salienti della drammatica storia del bosco sono:

■ negli anni’70 diverse industrie farmaceutiche vi inserirono delle discariche illegali. Verso la fine di quel decennio la segnalazione di esalazioni nauseabonde e strani sintomi che i cacciatori osservarono sulla fauna portano alla scoperta di 406 fusti contenenti sostanze altamente tossiche;

■ il Pretore di Anzio avviò un inchiesta che portò alla condanna della ditta Recordati a pagare in via cautelativa 200 milioni di lire per i primi interventi di bonifica e dopo 7 anni dal rinvenimento, alcuni fusti furono rimossi da una ditta specializzata mentre parte rilevante degli stessi furono confinati nel bosco stesso in un sarcofago di cemento, si presume in attesa di definizione del contenzioso tra il Comune di Anzio e la ditta Recordati. La causa arrivò a sentenza definitiva nel 2011 con il riconoscimento al Comune di Anzio di un ulteriore risarcimento che, come meglio si dirà, non è stato impiegato per terminare le bonifiche;

■ negli anni ’90, per far fronte ad una grave emergenza rifiuti derivata dall’indisponibilità della discarica di Borgo Montello, il Comune di Anzio depositò i propri rifiuti per circa 5 anni, anche se in modo discontinuo, proprio nello stesso punto in cui risultavano interrati i fusti tossici. Il sito era adibito a cosiddetta “zona di trasferenza” cioè di provvisorio accantonamento dei rifiuti in attesa di conferimento definitivo a discarica autorizzata. La permanenza di cumuli enormi per anni ha indotto ovviamente gravi danni ed inoltre il previsto risanamento terminata l’emergenza non è mai avvenuto per cui attualmente tonnellate di immondizia sono ancora presenti in quel punto coperte da cumuli di terra di riporto e vegetazione;

■ nello stesso bosco, poco più a nord della discarica improvvisata dal Comune di Anzio si rinviene una seconda discarica abusiva nella quale sono visibili scarti di materiale edile, ingombranti e scarti vari; l’erosione ed il dilavamento del terreno dei riporti posticci nel tempo hanno causato il progressivo affioramento dei rifiuti delle discariche ed ancora più preoccupante è la condizione del sarcofago protettivo dei fusti tossici, già inadeguato in origine ed oggi chiaramente senza alcuna possibilità di garantire impermeabilità e tenuta. In allegato alla presente interrogazione di produce una succinta documentazione fotografica che illustra la storia e la situazione del sito; considerato che: la gravità della persistente emergenza ambientale dovuta dalla presenza dei rifiuti interrati si evince non solo dal breve riassunto dei fatti in premessa e dai numerosi interventi che consiglieri comunali, associazioni e cittadini ricorrentemente sottopongono all’amministrazione, ma anche da appositi studi scientifici di tipo biologico sul terreno e sulla flora locale che hanno fotografato e certificato una condizione di grave inquinamento dovuta ad alte concentrazioni di metalli pesanti e sostanze tossiche nel terreno. Un particolare e specifico danno rilevato è l’inquinamento della falda acquifera in quel punto poco profonda e praticamente affiorante. Da questi studi emerge non solo l’urgenza delle bonifiche ma anche la necessità di successivi lunghi tempi per il ripristino dei delicati equilibri caratterizzanti un ecosistema forestale; il valore di questo bosco e la precarietà del suo stato sono chiaramente incompatibili con l’abbandono e l’indifferenza a cui sembra condannato, ancor meno con gli usi a cui si vorrebbero destinare aree ad esso attigue tra i quali l’installazione di impianti per il trattamento dei rifiuti di notevole ed ovvio impatto ambientale; osservato che: nel 2011 il contenzioso in essere con la ditta Recordati si è concluso con il riconoscimento del danno subito da Anzio pari a circa 700 mila euro. La somma incassata, tuttavia non fu destinata alle tanto attese opere di bonifica ma, nello sconcerto di tanti, ad un paradossale assestamento del bilancio comunale per le seguenti categorie di spesa: 267 mila euro per sistemazioni di strutture in aree verdi e gestione parchi; 58 mila euro in convegni, congressi, mostre, conferenze e manifestazioni culturali; 20 mila euro per il servizio navetta-trenino estivo; 17 mila per spese di rappresentanza; 15 mila per manifestazioni turistiche (si presume spettacoli pirotecnici); il resto non pervenuto all’analisi dei commissari dell’allora commissione bilancio. Alle richieste di chiarimento ed interrogazione dei consiglieri del PD circa la liceità ed utilità della scelta di distogliere quei fondi dal loro naturale impiego fu risposto laconicamente che “la Recordati oltre al risarcimento dovrà provvedere anche alla bonifica”;

INTERPELLA LE S.S.L.L.

per sapere se: l’amministrazione intende assumere consapevolezza dell’emergenza ambientale presente nel Bosco della Spadellata ed evidenziarne l’importanza nei procedimenti in essere con cui si tenta di introdurre altre potenziali fonti di inquinamento nella stessa zona, ad esempio nelle conferenze dei servizi per la V.I.A. di impianti per il trattamento dei rifiuti; se a fronte dell’uso chiaramente improprio a cui fu destinato il risarcimento della Recordati l’amministrazione ha successivamente predisposto altre risorse ed iniziative per dare avvio alla bonifica quantomeno delle discariche interrate estranee alle competenze della Recordati; a circa 5 anni dalla risoluzione del contenzioso quali ulteriori azioni l’amministrazione ha compiuto e/o intende compiere per ottenere il rispetto del riferito obbligo della Recordati di provvedere alla rimozione dei fusti tossici ed alla bonifica del sito”.