“Pensare di risollevare le sorti delle casse comunali vendendo case popolari di proprietà del comune regolarmente abitate da famiglie con disabili, anziani, bambini, disoccupati e, nella stragrande maggioranza, da nuclei monoreddito è come cercare di perdere peso tagliandosi una gamba”. È questa la netta presa di posizione espressa in un comunicato da CasaPound Italia Anzio-Nettuno in relazione al bando sulle case popolari dell’attuale amministrazione prefettizia alla guida della città di Nettuno.
“Arrivare a pensare di tappare le falle dei conti buttando in mezzo alla strada persone che faticano già così ad arrivare alla fine del mese ci sembra assurdo – continua il comunicato -. Prima di giungere ad una scelta del genere si pensi piuttosto ad aggredire i patrimoni di coloro che hanno trascinato la città in questo baratro”. E prosegue:”Una amministrazione efficiente, che sia politica o meno, deve avere come assoluta priorità quella di tutelare innanzitutto le fasce più deboli della popolazione e secondo una analisi molto semplice a Nettuno sta accadendo esattamente il contrario”.
“Sarà certamente opportuno effettuare una valutazione attuale delle famiglie per verificare che nessuno occupi le abitazioni senza il giusto titolo ma le case popolari, per quello che rappresentano per tanti Italiani in grave emergenza abitativa, non si toccano. Saremo al fianco delle persone coinvolte in questa che probabilmente è solo la prima ondata di una serie di iniziative di tal genere. La cittadinanza tenga ben presente che quello che sta succedendo in questi giorni non sarà un’eccezione”. C’è da precisare che la vendita all’asta delle case popolari arriva alla fine di un lungo iter avviato dal Comune di Nettuno nel 2006 con la delibera n.26 e si configura come una delle manovre finanziarie dirette alla salvaguardia degli equilibri di bilancio.
In concreto le vendite, con riferimento agli immobili di via della Liberazione e via Don Minzoni sono partite nel 2009 e da quell’anno sui 46 appartamenti che compongono i predetti complessi abitativi ne sono stati già venduti 20, mentre altri 9 sono stati prenotati dagli occupanti che hanno esercitato il diritto di prelazione previsto per legge, col versamento del 3% del prezzo di vendita.
Degli altri 17 alloggi, locati ad un canone fissato tra un minimo di Euro 21, 56 ed un massimo di euro 34,09, circa la metà risultano gravati, al 30 ottobre 2015, da rilevanti morosità per un ammontare complessivo di 38.902,84 euro.
“Le operazioni effettuate nell’ottobre del corrente anno – ha fatto sapere il Commissario Raffaela Moscarella con un comunicato ufficiale nei mesi scorsi – costituiscono pertanto la prosecuzione di un’azione di risanamento già avviata in passato che peraltro, sulla base dell’apposito regolamento comunale, prevede specifiche tutele in favore delle fasce socialmente deboli, sempreché ne facciano documentata richiesta. Allo stato agli atti del Comune non risulta che gli occupanti di via della Liberazione e via Don Minzoni abbiano richiesto le predette tutele. Va precisato in ogni caso che ove l’occupante non eserciti il diritto di prelazione, la vendita dell’alloggio a terzi non comporterà mai la perdita del diritto di abitare quell’immobile, ma semplicemente la cessione del contratto di locazione ad un nuovo soggetto proprietario privato. Si precisa inoltre che le lettere inviate dagli uffici comunali hanno distinto la posizione degli esercenti il diritto di prelazione – che avendo già manifestato la volontà di acquistare l’alloggio, sono stati invitati a comunicare il nominativo del notaio per la stipula dell’atto entro dieci giorni – da quella degli assegnatari morosi che sono solo stati invitati in ufficio per comunicazioni. Di questi ultimi – va precisato – che quelli gravati dalle maggiori morosità non si sono presentati”.