“Spiagge libere e spiagge private. La situazione di Anzio. Gravi episodi di intolleranza da parte di alcuni gestori di stabilimenti”. Questo l’incipit di un comunicato a firma dell’Intesa dei cittadini di Lido delle Sirene e di Cincinnato. “In Italia, con ben 8 mila chilometri di costa, gli spazi per accedere liberamente in spiaggia sono diventati davvero pochi – aggiungono – a dispetto di quanto accade in altri paesi come la Francia dove è previsto un tetto massimo di spiagge in concessione del 20%.
C’è poi da considerare che alcuni gestori degli stabilimenti ostacolano in vario modo il libero utilizzo della battigia. A tale proposito ci preme segnalare un grave episodio di intolleranza da parte del gestore di uno stabilimento a Lido delle Sirene, nei confronti di alcuni bambini che giocavano sulla battigia prospiciente al suo stabilimento e segnatamente a ridosso del pennello di scogli. I bambini, in cui difesa sono intervenuti i nonni, sono stati minacciati di percosse dal gestore che adduceva pretestuosi motivi per inibire loro l’uso dell’arenile demaniale.
Ci preme sottolineare che secondo quanto stabilito dall’art. 882 del codice civile, il lido del mare e la spiaggia fanno parte del demanio marittimo dello Stato: sono, cioè, beni di proprietà dello Stato (o delle Regioni, delle Province, dei Comuni), inalienabili, inespropriabili e destinati a servire bisogni della collettività. E se è vero che lo Stato può affidare le spiagge in concessione a privati, i poteri dei concessionari incontrano però il limite invalicabile della libera fruibilità da parte dei cittadini della ‘battigia‘.
Lo stabilisce l’art. 1, comma 251, della legge 296/2006, che fa obbligo ai titolari delle concessioni “di consentire il libero e gratuito accesso e transito, per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione, anche al fine di balneazione”; e lo ha ribadito più recentemente la legge 217/2011, dove – alla lettera d) dell’art. 11, II comma – si legge che: “fermo restando, in assoluto, il diritto libero e gratuito di accesso e fruizione della battigia, anche ai fini di balneazione,” (occorre) “disciplinare le ipotesi di costituzione del titolo di uso o di utilizzo delle aree del demanio marittimo”.
Con il termine battigia, si intende “quella parte di spiaggia contro cui le onde si infrangono al suolo, che si estende per circa 5 metri dal limitare del mare” (ma per le spiagge di ampiezza inferiore ai 20 metri, le Capitanerie di Porto possono ridurre l’estensione della battigia fino a 3 metri). Ciò significa che non solo l’accesso all’acqua è sacrosantamente libero e gratuito per chiunque, ma tale è anche il passaggio, il passeggio, e lo stazionamento sopra quei cinque metri (o tre) di suolo, nonché – dalla chiusura dell’eventuale stabilimento privato fino all’alba successiva – la possibilità di pescare dalla battigia stessa. Nessun concessionario di stabilimento privato insistente su una spiaggia può impedire tali attività né sottoporle al pagamento di un qualsivoglia pedaggio. Questo, almeno, in punto di diritto, perché, nella pratica, come evidenziato da questo grave episodio, l’esercizio pieno di tale libertà è reso alquanto difficoltoso in molte località marittime italiane.
Da maggio a settembre – quando gli stabilimenti balneari sono in febbrile attività – i bagnanti che non intendono pagare l’affitto (spesso molto salato) di lettino e ombrellone possono avere vita assai difficile. Da un lato, perché alcuni gestori degli stabilimenti tendono a “sconfinare” nel posizionare i loro lettini, arrivando – nelle giornate di pienone – a disporli fin quasi a riva e ad occupare abusivamente metri della spiaggia libera confinante, dall’altro perché le spiagge private sono ormai talmente tante da aver fagocitato buona parte di quelle libere.
In più, probabilmente per ragioni di sicurezza, i concessionari delle spiagge hanno l’abitudine chiudere già prima del tramonto e di sbarrare i camminamenti di loro pertinenza, così da “intrappolare” i bagnanti che a quell’ora occupino il tratto di mare o di battigia antistante il loro stabilimento, costringendoli a percorrere centinaia di metri per raggiungere un’uscita libera e poter lasciare il lido.
L’auspicio è che gli uffici preposti del Comune, cui il presente comunicato va per conoscenza, vigilino con attenzione su un corretto uso delle concessioni da parte dei gestori a pena di revoca delle stesse”.
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