Più sicurezza nelle nostre città. È questa la richiesta immediata che viene a grande voce all’indomani dell’attacco contro Parigi del 13 novembre. Una risposta sempre più concreta alla richiesta di protezione dei centri urbani del nostro Paese. Perché gli attacchi hanno aperto ferite nell’emotività di tutti i cittadini europei, e fanno respirare un clima di paura non solo in Francia. A questa richiesta la Polizia di Stato ha cercato di dare risposte concrete ed efficaci partendo dalla formazione e specializzazione degli operatori, angeli custodi sulle strade reali e virtuali. Una di queste risposte è stata, all’indomani dell’attentato alla sede di Charlie Hebdo, la costituzione delle Unità operative di primo intervento (Uopi), con personale selezionato, addestrato e adeguatamente equipaggiato. Ora dopo un secondo feroce attentato a Parigi, la polizia italiana è di nuovo pronta a trovare soluzioni operative che possano rispondere sempre meglio a situazioni di possibile guerriglia urbana anche nel nostro Paese. Realtà ormai in 20 città italiane (Roma, Milano, Torino ma anche Lecce, Venezia… tanto per citarne qualcuna) le squadre (ciascuna formata da cinque uomini e incardinate nell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico) sono addestrate ad hoc per intervenire in caso di emergenza criminale di alto profilo.
«Queste squadre sono state create con l’intento di coprire qualsiasi esigenza spazio-temporale in un evento critico che richieda l’intervento del reparto speciale dei Nocs – commenta Maurizio Vallone dirigente del Servizio controllo del territorio della Direzione centrale anticrimine – il lasso di tempo che intercorre fino al loro arrivo viene gestito da loro. Chiaramente questo team può anche risolvere interamente la criticità oppure mantenere lo status fino a quando arriva il Nocs».
Le squadre di intervento speciale fanno parte di un complesso sistema di controllo del territorio in cui le Volanti rimangono comunque il primo “sensore”. In caso di eventi critici l’unità operativa arriva in aiuto alla volante per gestire la situazione che non necessariamente deve essere legata a una minaccia terroristica.
Le squadre sono composte da operatori della polizia che hanno scelto di farne parte su base volontaria. Prima di tutto vengono sottoposti a vari test psico-attitudinali e fisici da parte di psicologi, medici ed esperti del Nocs. Quelli che superano le selezioni sono poi avviati a un percorso di formazione della durata di quattro settimane: le prime due presso il Centro nazionale di tiro di Nettuno, mentre, nelle seconde due settimane, la formazione prosegue presso il Reparto del Nocs. «La prima parte dell’addestramento mette gli agenti selezionati in grado di usare al meglio la nuova arma lunga che hanno in dotazione – precisa il dirigente Maurizio Vallone – e per fare pratica di tecniche di tiro operative. La seconda li prepara a lavorare in squadra secondo le tecniche utilizzate dal Nocs come coprirsi reciprocamente e avanzare sparando. Sempre in queste quattro settimane, contemporaneamente, presso il Centro di formazione del controllo del territorio di Pescara anche il personale delle Volanti viene preparato per capire come devono agire in sinergia con la squadra». Una preparazione specifica che gli permette di indossare e utilizzare dotazioni particolari come un casco di protezione balistico (44 magnum), utilizzato dai reparti speciali, un giubotto antiproiettile a prova di Ak47 (il Kalashnikov), e un’arma lunga (la tedesca Hk, Heckler&Koch) ma anche bodycam, sistemi di puntamento laser, una torcia. Inoltre le squadre operative godono della massima protezione muovendosi su Ranger Rover con blindatura totale del nucleo dei trasportati a prova di Kalashnikov. «Tutto questo ha un costo – osserva il dirigente – anche in termini di uomini che sono impiegati in via esclusiva nelle città per questo servizio».
Le squadre hanno la base logistica presso la questura e il percorso che seguono nei centri urbani non è sempre lo stesso. Gli obiettivi sensibili da sorvegliare sono indicati dal questore e dal Comitato per l’ordine pubblico ed esse intervengono solo su segnalazione della centrale operativa nel momento in cui c’è una criticità da dover risolvere. Anche se non ci sono esigenze terroristiche possono comunque intervenire così come è già successo a Milano nel caso di una rapina in banca dove erano stati sequestrati degli ostaggi. Oppure nel caso di manifestazioni come l’Expo di Milano, l’esposizione della Sindone a Torino, o per il Giubileo romano.