Solo qualche mese fa era arrivato il proscioglimento dall’accusa di Falso in bilancio per l’ex Sindaco Alessio Chiavetta e il dirigente comunale Gianluca Faraone, ma la Procura di Velletri non si è arresa ed ha portato la questione in Cassazione. Nonostante gli arresti negati, il proscioglimento sette mesi fa dell’allora primo cittadino, del dirigente comunale Gianluca Faraone e di tre ex revisori dei conti dell’ente pubblico, con il consiglio comunale ormai sciolto e la città in mano a un commissario, il sostituto procuratore Giuseppe Travaglini è rimasto convinto che il bilancio comunale 2009 sia stato approvato ricorrendo a una serie di falsi, solo per non dichiarare il dissesto finanziario. Il magistrato aveva così impugnato i proscioglimenti e ora la Cassazione ha fissato l’udienza per esaminare il ricorso della Procura. Il caso verrà vagliato dagli ermellini il prossimo 17 settembre e solo dopo la loro decisione sarà chiaro se l’ex sindaco e gli altri dovranno tornare in un’aula di tribunale a rispondere delle accuse mosse dalla Procura o se invece potrà essere messa la parola fine alla vicenda, cancellando qualsiasi ipotesi di illecito sulla gestione delle finanze comunali.
A prosciogliere, perché il fatto non sussiste, Chiavetta, Faraone e i revisori dei conti Michele Scognamiglio, Barbara Scoppetta ed Ermanno Cicchetti, è stata il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Velletri, Zsuzsa Mendola. “Le possibili irregolarità accertate dalla Corte dei Conti – aveva già sostenuto nel 2013 il Tribunale del Riesame di Roma, respingendo l’appello del sostituto procuratore Travaglini sugli arresti degli indagati chiesti e negati dal gip Giuseppe Cario – essendo frutto di una valutazione tecnica e autonoma, non possono valere automaticamente quale forma di falsificazione avente rilievo penale”. Il magistrato era però andato avanti. Fino a quando, a febbraio, il giudice Mendola ha accolto le richieste di non luogo a procedere fatte dai difensori dei Chiavetta e gli altri quattro, gli avvocati Ciro Palumbo, Cristiano Montemagno, Nicola De Nisco, Barbara Morbinati e Mirjam Cuneo. “Manifesto – dichiarò l’avvocato Palumbo – che in questa vicenda giudiziaria l’impegno è stato forte, serio e sacrificante. Ho avuto fin da subito la percezione dell’errata impostazione accusatoria e ho creduto in una pronuncia assolutoria che non ha tardato ad arrivare. Già la fase del Riesame aveva concesso ottima soddisfazione, ma il merito del processo è un’altra cosa, e così è stato infatti affrontato, come fosse da capo. Si è dovuto lavorare duramente per sviscerare passo passo e ancora una volta ogni infondatezza materiale e sull’intenzionalità a commettere un falso. La giustizia è lenta, lo sanno e lo dicono tutti, ma è sempre giustizia”. L’ultima parola, però, ora sarà quella della Corte di Cassazione. Tra quindici giorni.