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Nettuno – Il veterano Shirley: “Lo sbarco di Anzio è stato un errore”

Ieri, durante la visita la sua visita al Cimitero Americano di Nettuno, il veterano John Shirley, soldato americano che durante la Seconda Guerra Mondiale ha combattuto nella terza divisione di fanteria dell’esercito americano, si è lasciato andare a qualche considerazione, trasportato dall’imponente quantità di croci piantate nell’immensa distesa di prato inglese, verdissimo e perfetto.

vlcsnap-2016-09-13-10h36m11s220Soprattutto, i ricordi sono cominciati a sgorgare davanti  mappe che all’interno del memoriale ricostruiscono la geografia del territorio durante la prima metà degli anni ’40, segnando la dislocazione delle varie truppe e i fronti sui quali si è combattuto.

Lo sbarco di Anzio è stato un errore” ci confessa rammaricato John Shirley. ” E’ durato 4 mesi e avremmo dovuto fare tutto in un giorno. I tedeschi ci hanno mandato migliaia di truppe e su queste spiagge ci hanno circondato assai velocemente. L’idea di base era di sottrarre truppe al fronte di Cassino, ma non è stato così. Sono state necessarie quattro battaglie: perse le prime tre, alla fine abbiamo sfondato alla quarta. Purtroppo, però, molte persone sono morte ad Anzio” continua il reduce USA. “La maggior parte dei generali sbarcati ad Anzio ha agito come il presidente ha detto loro di fare. I generali ritenevano fosse un errore, e di fatto è stato così.” Poi Shirley va ad analizzare come i tedeschi abbiamo catturato molti di loro proprio durante lo sbarco anziate: “I tedeschi infatti hanno definito quello di Anzio il più grande campo di prigionieri di guerra che avevano da queste parti, in migliaia ne siamo caduti vittime. Non riuscivamo a sfondare ad Anzio e alla fine ce l’abbiamo fatta a Cassino“.

Infine, preso dal racconto, ci ha svelato anche le sue origini europee: “Ho avuto due nonni provenienti da questa parte dell’oceano, uno tedesco e uno italiano. Quest’ultimo era un buon’uomo, veniva da Reggio Calabria e uno volta stabilitosi negli Stati Uniti ha coronato il suo sogno americano, facendo fortuna con diversi ristoranti e bar di successo. Davvero un grande”.

(di Daniele Mancin)