L’onda lunga della manifestazione di Piazza Indipendenza a Pomezia alla quale hanno partecipato anche diverse Amministrazioni dei Castelli Romani non accenna a placarsi, con nuove ed importanti iniziative all’orizzonte volte a ribadire (ancora una volta da più di un anno a questa parte) il fermo No, deciso e convinto, all’inceneritore che dovrà (dovrebbe) sorgere sul territorio di Santa Palomba.
L’Ex Assessore all’Ambiente del IX Municipio a guida Partito Democratico, Alessandro Lepidini adesso è uno dei promotori e leader del Comitato No Inceneritore a Santa Palomba. Ha deciso di interrompere la sua esperienza amministrativa nel parlamentino dell’Eur e scendere sulla linea del fronte, non appena il Sindaco Di Roma Roberto Gualtieri ha reso nota la sua posizione sull’impianto. Dimostrando una coerenza (ed anche un coraggio ci viene da dire) sicuramente fuori dal comune.
Lo abbiamo incontrato in esclusiva per fare con lui il punto della situazione e conoscere le prossime mosse del movimento.
Alessandro, dopo il forte segnale che è stato dato nella manifestazione di Pomezia del 27 Gennaio scorso, cosa bolle in pentola?
“Nell’ambito dell’Unione dei comitati contro l’inceneritore – risponde Lepidini – che vede riunite tutte le realtà impegnate contro il mega impianto, stiamo lavorando affinché la mobilitazione possa crescere ogni giorno di più. Le iniziative comuni si stanno definendo mentre quelle delle singole realtà si susseguono. Noi, ad esempio, la mattina del 5 febbraio saremo a Roma in sit-in davanti alla Rai per protestare contro la scandalosa trattazione del tema “inceneritore” fatta dalla trasmissione Far west e per rivendicare spazi televisivi all’interno del servizio pubblico, anche d’inchiesta, tenuto conto
delle tante nefandezze legate all’inceneritore. Ad ogni modo, tornando al lavoro come Unione dei comitati, abbiamo in calendario un corteo ad Albano con l’orizzonte di una prima grande manifestazione davanti al sito di Ama. Da subito lo abbiamo definito “sito della vergogna” per il prezzo fuori mercato pagato da Ama e soprattutto per la decisione di realizzarvi l’Inceneritore di Roma, guarda caso esattamente nell’ultimo lembo di territorio di Roma Capitale, sacrificando per i “comodi” di Roma un territorio che dai Castelli romani arriva al mare con centinaia di migliaia di abitanti. Un film purtroppo già visto con i problemi della Città scaricati nella sua periferia”.
Quante persone sperate di coinvolgere in questa manifestazione al sito?
“Per scaramanzia, preferisco non fare mai previsioni. Di sicuro già stiamo lavorando affinché convergano verso il sito quante più persone possibile. Abbiamo concordato di fare la manifestazione in un giorno feriale, con ogni probabilità un venerdì, sappiamo di chiedere uno sforzo alle persone ma è questo il momento di iniziare ad opporci, anche fisicamente, perché di fatto, pur per le indagini preliminari, il cantiere è stato aperto. Vogliamo che le persone se ne rendano conto. Noi dobbiamo andare a manifestare una prima volta, per poi tornarci, sempre più spesso, per riappropriarci di quel pezzo di territorio, perché è di chi ci vive, ed è qui che vogliamo continuare a viverci senza i veleni dell’inceneritore”.
Facciamo un piccolo passo indietro e torniamo alla manifestazione di Piazza Indipendenza. Al vostro fianco sono scesi (tra gli altri) anche i Comuni di Ardea, Albano, Marino, Ariccia e appunto Pomezia che ha ospitato l’evento. Che ruolo giocano queste Amministrazioni all’interno dell’intera vicenda?
“I sindaci possono fare molto, specialmente nel quadro unitario di contrasto all’inceneritore che stanno portando avanti. Il peso della filiera istituzionale di prossimità rispetto a qualsiasi interlocutore istituzionale di altro livello, tolto il sindaco metropolitano (Gualtieri) che neppure per galateo istituzionale li ha ricevuti, può giocare un ruolo determinante. Proprio durante la manifestazione di Pomezia abbiamo proposto ai sindaci di presentarsi a palazzo Chigi naturalmente previa richiesta di incontro. Pensate che impatto comunicativo potrebbe avere una loro bella foto con la fascia tricolore a Palazzo Chigi. O ancora, i comuni di Pomezia e Ardea, e qui siamo più nel campo propriamente amministrativo, possono seguire quanto fatto dal Comune di Albano deliberando atti consigliari con la richiesta di dichiarazione alla Regione Lazio di area ad elevato rischio di crisi ambientale (l.r. n. 13/2019). E questa è stata un’altra sollecitazione che abbiamo lanciato nella piazza di Pomezia. Potrebbero, inoltre, “trascinare” le loro giunte, i consigli, sostenitori e le loro rispettive cittadinanze alle manifestazioni. I primi passi in tal senso sembra si stiano progressivamente intraprendendo”.
Come procede questione relativa al ricorso del quale vi siete fatti promotori?
“Siamo in attesa della sentenza che, rispetto alle previsioni, sta tardando ad arrivare. I tempi che i giudici di Palazzo Spada si stanno prendendo per la sentenza ci fanno essere positivi perché evidentemente il pronunciamento non è per nulla semplice. Siamo fiduciosi”.
Per concludere. No all’inceneritore di Santa Palomba. Perchè?
“Con questa domanda dovremmo iniziare da capo. Rispondo per titoli, con impegno a tornarci nel dettaglio magari una prossima volta. No perché fa male alla salute delle persone. Chi vive vicino agli inceneritori è infatti esposto a emissioni pericolose per la salute umana: particolato fine e ultrafine, diossine, furani, ossidi di azoto e di zolfo, idrocarburi, metalli pesanti etc. Queste emissioni portano ad un aumento del rischio di tumori, di malattie respiratorie (bronchite cronica, asma bronchiale) e cardiovascolari, malformazioni, ritardo psicomotorio nei bambini.
No perché fa male all’ambiente (aria, acqua e suolo). Per fare solo un esempio si pensi che con l’accumulo di tutti gli inquinanti negli strati superficiali del suolo si determina la contaminazione dei prodotti agro alimentari derivanti dal suolo inquinato.
No perché i rifiuti sono una risorsa da recuperare. L’Unione europea privilegia infatti il recupero di materia. È un’impiantistica stravecchia che l’Unione europea non finanzia in alcun modo perché viola il principio di non arrecare danno significativo all’ambiente. No perché causa danni irreparabili per le produzioni agro alimentari e viti vinicole di pregio largamente diffuse nei territori colpiti (Agro romano meridionale e Castelli Romani). In breve, No perché annienta completamente un territorio per i prossimi quarant’anni. E nessuno, meno che mai un commissario di governo, ha titolo per farlo. È l’incenerimento dei rifiuti a essere oggi un crimine ambientale – conclude il promotore del Comitato No Inceneritore a Santa Palomba – quindi nessun nuovo impianto né a Santa Palomba né altrove”.
Di Alessandro Bellardini