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PILLOLE DI PSICOLOGIA – Il tradimento nella coppia

Nuovo appuntamento con la rubrica "Pillole di Psicologia" a cura del dottoressa Elena Cagnacci che affronta le tematiche più importanti del settore e chiarirà i vostri dubbi. In questo articolo si parla del tradimento nella coppia. Per inoltrare le vostre domande potere scrivere redazione@ilclandestinogiornale.it con oggetto “Pillole di Psicologia"

Il tema del tradimento è continuamente trattato su tantissimi fronti. Attraverso la televisione o anche più semplicemente chiacchierando con amici, parenti o conoscenti, siamo infatti continuamente esposti e storie di persone che per un motivo o per l’altro vivono “avventure” più o meno lunghe. Ma cosa si nasconde dietro a queste avventure? Perché il tradimento è un qualcosa che ci attrae e ci sconvolge al contempo?

Una nota terapeuta della coppia, Esther Perel (che ha scritto il libro “L’intelligenza erotica” della casa editrice Ponte delle Grazie) in una simpaticissima conferenza del Marzo 2015 ci ricorda che “l’adulterio esiste da che è stato inventato il matrimonio, ed anche il tabù che lo riguarda. Infatti, l’infedeltà ha una tenacia che il matrimonio le può soltanto invidiare, al punto che questo è l’unico comandamento che viene ripetuto due volte nella Bibbia: una volta per l’azione e una volta per l’intenzione. Così, come conciliamo ciò che è universalmente proibito e tuttavia universalmente praticato?”

C’è da chiedersi quali sia la definizione di “infedeltà”, poiché oggi, anche e soprattutto grazie alle nuove tecnologie, il suo concetto continua a espandersi: esiste infatti il sexting (scambiarsi messaggi erotici di sesse), guardare video o film porno, navigare nelle chat di incontri. Probabilmente, è proprio per via della difficoltà di definire in maniera univoca il concetto di infedeltà che è quasi impossibile fare una stima delle persone che, almeno una volta nella vita sono in qualche modo “infedeli”. Inoltre, come dice la Perel, “come se non bastasse, noi tutti siamo contraddizioni viventi. Quindi il 95% di noi dirà che è terribilmente sbagliato da parte del nostro partner mentire su un’avventura, ma lo stesso numero dirà che è esattamente quello che faremmo se ne avessimo una!”. Al contrario di quanto si possa, pensare, l’autrice ci conferma che le avventure non hanno poco a che fare con il sesso, bensì con il desiderio: “desiderio di attenzione, di sentirsi speciali, desiderio di sentirsi importanti. La struttura precisa di un’avventura, il fatto che non potrete mai avere il vostro amante, vi porta a volerlo. È di per sé stesso una macchina del desiderio, perché l’incompletezza, l’ambiguità, ti fanno volere quello che non puoi avere”.

Ma non va dimenticato che il tradimento è anche sempre un messaggio, un modo di comunicare all’altro un qualcosa che non va bene e che forse è rimasto inascoltato o incompreso per molto tempo. Nella pratica clinica con le coppie che hanno avuto un tradimento scopriamo spessissimo che il tradimento “fisico” di uno dei partner è una risposta ad atri tipi di tradimento, che può così assumere diversi aspetti: la trascuratezza, il rifugiarsi nel lavoro, l’indifferenza, il disprezzo, il lasciar l’altro “solo”, il non stare mai dalla sua parte, ecc. Dunque, cosa accade quando un’avventura viene scoperta? È noto che un tradimento rappresenta un trauma nella coppia ed i traumi hanno la necessità di essere elaborati. Per il partner “traditore” un primo passo è quello di riconoscere “la propria colpa”, chiudere l’avventura e riconoscere il fatto di aver ferito l’altro e dunque sentire il rimorso. Dopodiché inizia un periodo di “redenzione” che però non può basarsi solo sul concetto di “espiazione” della colpa perché, come dicevamo prima, il fatto di aver tradito è in sé un messaggio e anche chi tradisce ha bisogno di comprendere cosa sia accaduto.

Per il partner tradito ciò significa recuperare la fiducia e cercare di non farsi travolgere dalla curiosità morbosa nel voler conoscere tutti i dettagli dell’avventura: dove eri, dove l’hai fatto, quante volte, lui/lei è meglio di me a letto, e così via, sono tutte domande che provocano dolore sia nel partner che ascolta le risposte che in quello che si sente di doverle dare per espiare la sua colpa. Piuttosto, come sostiene l’autrice, può essere più utile sostituirle con quelle che lei chiama “domande di esplorazione, quelle che fanno uscire il senso e le motivazioni. Cosa ha significato per te questa storia? Cosa riuscivi ad esprimere o a provare che non riesci più a provare con me? Come ti sentivi quando tornavi a casa? Che cosa di noi due ha valore per te? Sei contento che sia finita?”. Questo è un compito molto arduo, così come lo è il riuscire ad evitare quegli atteggiamenti di paranoia e controllo sull’altro, come il pretendere che sia sempre raggiungibile o il mettere in dubbio in continuazione la sua parola. Se si decide di andare avanti, come sostiene anche l’autrice, bisogna constatare che il proprio matrimonio è “finito” e bisogna decidere se si voglia costruirne un altro insieme.

Elena Cagnacci, psicologa e psicoterapeuta

Dott.ssa Elena Cagnacci  Psicologo – psicoterapeuta
Consulente tecnico d’ufficio del Tribunale di Velletri
Consulente di mediazione familiare
Via Gorizia 17 (Nettuno)