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PILLOLE DI PSICOLOGIA – Come incidono la separazione o il divorzio sui figli PARTE 2

Nuovo appuntamento con la rubrica "Pillole di Psicologia" a cura del dottoressa Elena Cagnacci che affronta le tematiche più importanti del settore e chiarirà i vostri dubbi. In questo articolo la seconda ed ultima parte sull'analisi delle conseguenze sui figli di divorzio e separazione. Per inoltrare le vostre domande potere scrivere redazione@ilclandestinogiornale.it con oggetto “Pillole di Psicologia"

LEGGI LA PRIMA PARTE DELL’ARTICOLO

Ciò che accade nel momento della separazione prima e del divorzio, poi, ha inevitabilmente grandi ripercussioni sui figli. L’onda emotiva che travolge i coniugi e li getta nel vortice del conflitto, travolge inevitabilmente anche loro, che non sempre hanno le risorse e la capacità di comprendere cosa stia accadendo. Secondo il dott. R.E. Emery, professore di psicologia e mediatore familiare, considerato uno dei massimi esperti delle dinamiche della separazione, i genitori hanno il dover edi controllare quell’onda emotiva perché solo così “si riuscirà a far comprendere ai propri figli che il legame con loro è ancora ben saldo e li si aiuterà ad affrontare in maniera positiva un evento che per loro resta comunque un dramma, spesso incomprensibile1”. Come gestire allora quello tsunami emotivo? Quali sono gli atteggiamenti che è più opportuno tenere?

* Parlare, spiegare: non si può pensare di tenere i bambini all’oscuro o nel dubbio perché comunque “tanto capiscono quello che succede”. È importante parlare con i bambini insieme con delle spiegazioni ed un linguaggio a loro comprensibili, con parole semplici, chiare, concrete ed adeguate all’età. In nessun caso fornire spiegazioni relative ai motivi fortemente attinenti alla coniugalità (“papà mi ha tradito con un’altra donna”) … sarebbe come farli entrare in camera da letto in un momento molto intimo! O, ancora, inutile fornire dettagli tecnici o legali, soprattutto per quel che concerne i più piccoli, che invece avranno bisogno di essere rassicurati su cosa accadrà praticamente, nel loro quotidiano: “Vedrai papà quasi tutti i pomeriggi”, oppure “nella nuova casa cii sarà una stanzetta tutta per te”, e così via.

* Rassicurare: la loro vita cambierà ma quello che sta accadendo non è per colpa loro. Mamma e papà continueranno ad amarli per sempre, indipendentemente da ciò che è accaduto fra di loro.

* Rispettare – e risparmiare – l’altro genitore: evitare il più possibile di criticare l’altro genitore, giudicarlo, commentare o alludere alle sue eventuali relazioni o ai suoi comportamenti. Il rischio enorme è che, in maniera non esplicita, si chieda al bambino di scegliere di stare dalla parte di un genitore piuttosto che dell’altro, ovvero di schierarsi.

* Evitare di mostrare la propria sofferenza o il proprio dolore al bambino in maniera esasperata: ciò non significa non condividere magari alcuni aspetti legati alla mancanza dell’altro, che ovviamente il bambino sperimenterà, ma evitare di travolgerlo con il mare di emozioni che spesso accompagna le separazioni e che il bambino, per quanto maturo, non può in nessun modo comprender ed elaborare.

* Salvaguardare i bambini: è per quanto appena affermato che è assolutamente da evitare il lasciarsi guidare dai propri stati d’animo, bensì ricordarsi che prima di mamma e papà vengono sempre le necessità ed il benessere, fisico e psicologico, dei figli.

* Accogliere le reazioni, consolare: ogni bambino avrà reazioni diverse. Quasi sempre, ad una normale tristezza iniziale, segue una grande rabbia o, al contrario, una sorta di apatia e noia senza emozioni. Qualche bambino diventa di punto in bianco bravissimo, nella speranza che possano far tornare insieme i genitori. Accogliere le reazioni non significa tuttavia concedere ricompense che in qualche modo riempiano quel buco affettivo che si è creato e che è sostenuto dal senso di colpa dei genitori: i limiti devono rimanere, sempre.

* Cooperare: nell’ottica che per i figli è meglio una coppia ben separata che due genitori che continuano a litigare, è opportuno che i genitori abbiano una relazione cooperativa, di reciproco aiuto e sostegno, improntata alla flessibilità di tempi ed orari dell’altro e nell’ottica del rispetto del dispositivo del giudice, utilizzando un po’ di buon senso (se il giorno del compleanno del papà cade nel weekend della mamma sarebbe bello che il papà potesse comunque festeggiarlo quel giorno, trovando una condivisa soluzione alternativa).

* Gradualità: nel momento in cui i genitori si sono rifatti una vita è bene inserire gradualmente i nuovi rispettivi compagni. I bambini hanno bisogno di tempo per accettare di vedere mamma o papà riaccompagnati o di per conoscere eventuali sorellastre o fratellastri o per accettare che quell’ulteriore.

Elena Cagnacci, psicologa e psicoterapeuta

Dott.ssa Elena Cagnacci  Psicologo – psicoterapeuta
Consulente tecnico d’ufficio del Tribunale di Velletri
Consulente di mediazione familiare
Via Gorizia 17 (Nettuno)