Home Cronaca PILLOLE DI PSICOLOGIA – Quando l’ansia mi porta in pronto soccorso

PILLOLE DI PSICOLOGIA – Quando l’ansia mi porta in pronto soccorso

Nuovo appuntamento con la rubrica "Pillole di Psicologia" a cura del dottoressa Elena Cagnacci che affronta le tematiche più importanti del settore e chiarirà i vostri dubbi. In questo articolo si parla dei pericoli dell'ansia. Per inoltrare le vostre domande potere scrivere redazione@ilclandestinogiornale.it con oggetto “Pillole di Psicologia"

La scorsa settimana abbiamo parlato di cosa sia l’ansia e di come si differenzi dalla paura. Abbiamo detto che l’ansia è un campanello d’allarme per una situazione che potenzialmente potrebbe essere “pericolosa” (e lo possono essere tante cose, da un esame allo sposarsi; dalla scuola ad un nuovo impiego o anche un viaggio o l’aver interrotto una relazione, e così via…) o che viene percepita come tale dalle parti più nascoste ed inconsce della nostra mente. Abbiamo detto che più è “grande” la paura che un evento temuto si verifichi o in generale più percepiamo grande il pericolo, ovvero più dovremo fare o affrontare un qualcosa di soggettivamente importante, e più la nostra reazione sarà grande, talmente grande che alle volte può sembrare che ci sfugga di mano. Al contempo maggiore è l’intensità del pericolo e minore è la stima di poter fronteggiare quel pericolo stesso. Ciò significa, ad esempio, che sebbene io possa voler trovare lavoro, non è detto che poi senta di poter affrontare quello stesso lavoro e di avere le capacità di portarlo avanti e in merito a ciò posso sviluppare dei sintomi d’ansia o di panico.

Questi sintomi sono solitamente molti ed è per questo che è difficile capire che ci si trova proprio di fronte ad un disturbo d’ansia piuttosto che ad una qualche altra malattia. In maniera riassuntiva possiamo dire che abbiamo dei sintomi cardiorespiratori (il cuore che inizia battere forte, ovvero “tachicardia”, palpitazioni, il sentire il petto oppresso, avere la sensazione di affogare o di non riuscire a respirare o respirare affannosamente, ovvero “dispnea”, ecc.), gastrointestinali (nausea, vomito, mal di stomaco, tensione e/o dolori addominali, diarrea, ecc.), vestibolari (sensazione di instabilità, vertigini, sensazione di svenimento, ecc.), ed in ultimo sintomi psicosensoriali (senso di stare fuori dalla realtà o da se stessi, disorientamento, sensazione di camminare sulla gomma piuma o di gambe molli, sensazione di stare per morire o per impazzire).

Quando si sperimentano tre o più di questi sintomi allora si può essere in preda ad un vero e proprio attacco di panico. Il più delle volte questi sintomi spaventano le persone e le portano a recarsi al pronto soccorso, convinte, anche le più giovani, di star subendo un infarto.  Lì i medici misurano la pressione e rassicurano i pazienti con qualche esame per poi mandarli a casa con grandi dubbi, vista l’intensità e la varietà dei sintomi stessi. In effetti le sensazioni di un attacco di panico sono davvero terrificanti per le persone che le sperimentano e il non poter capire bene cosa succeda li porta spesso ad iniziare una serie di esami medici per capire cosa non vada in loro, entrando così in un circolo vizioso di ansia che finisce per portali a limitarsi nel fare le comuni attività della vita o comunque a vivere sempre in maniera molto “tranquilla e ritirata”, sognando magari di poter fare delle cose che però il panico finisce per limitare. Il problema dell’ansia e del panico è proprio questo: il fatto che la maggior parte dei pericoli non è modificabile, affrontabile o anche cancellabile, quindi lo sperimentare ansia non diminuisce la possibilità che tali pericoli si verifichino.

La domanda che potremmo farci a questo punto è quali sono questi pericoli? Generalmente viene considerato pericoloso dalle persone ciò che è imprevedibile (quindi ciò che cade al di fuori del ventaglio di possibilità che siamo abituati a considerare in merito ad una situazione) e ciò che è incontrollabile, ovvero ciò su cui riteniamo di non avere alcun potere. La conseguenza di tutto ciò è il poter finire in una condizione in cui si sente di non poter agire poiché deboli, pavidi o insicuri ed il futuro diviene sfuocato, incerto, non immaginabile e dunque spaventoso.

La settimana prossima tratteremo “Esistono dei modi per arginare i sintomi d’ansia?

Elena Cagnacci, psicologa e psicoterapeuta

Dott.ssa Elena Cagnacci  Psicologo – psicoterapeuta
Consulente tecnico d’ufficio del Tribunale di Velletri
Consulente di mediazione familiare
Via Gorizia 17 (Nettuno) tel 3498423141