Cerimonie congiunte di piazza questa mattina a Nettuno e ad Anzio per ricordare la tragedia delle Foibe. Si è iniziato a Nettuno con la deposizione di una corona al Monumento per la pace posizionato sotto il palazzo comunale. Presenti in piazza i vertici delle Autorità militari, le Associazioni combattentistiche e d’armi e i ragazzi della scuola media musicale Sangallo con il meraviglioso coro, e la scuola delle Pie Filippini, con gli studenti che hanno letto delle poesie. A deporre la corona il Sindaco Alessandro Coppola insieme al Sindaco Candido De Angelis. Di seguito il discorso integrale del primo cittadino. “Oggi siamo qui per ricordare la data del 10 febbraio 1947 in cui i trattati di pace assegnano in modo definitivo l’Istria e la Dalmazia alla Jugoslavia, ponendo la parola “fine” alla seconda guerra mondiale. Proprio in quelle regioni di frontiera, dalla data dell’armistizio dell’8 settembre 1943, fino al maggio del 1945, i partigiani comunisti di Tito scatenarono una feroce rappresaglia contro gli italiani, mascherando quegli atti come azione di guerra contro i fascisti. Furono migliaia gli uomini, le donne ed i bambini che vennero massacrati e gettati, spesso ancora vivi, nelle foibe. Ma il giorno del ricordo non è solo dedicato al dramma degli infoibati, è il giorno anche di quei 350 mila italiani costretti a lasciare la loro terra per essere sfollati al di là del nuovo confine. I profughi giuliani furono considerati un peso ulteriore alle privazioni della guerra, in un contesto bellico angoscioso e terribile, politicamente confuso e per coloro che non ebbero parenti o amici in grado di accoglierli furono relegati nei campi profughi dove restarono per anni. Per tutta la durata del cosiddetto “dopoguerra” fino ai nostri giorni, la crudele vicenda delle foibe è stata ignorata, solo nel 2005 il Parlamento italiano ha dato inizio all’annuale commemorazione di una delle pagine più tristi della nostra storia.
Quella “cortina di silenzio ingiustificabile” che ha coperto lo scempio delle foibe e che “Solo dopo la caduta del muro di Berlino – il più vistoso, ma purtroppo non l’unico simbolo della divisione europea ha fatto piena luce sulla tragedia delle foibe e del successivo esodo, restituendo questa pagina strappata alla storia e all’identità della nazione”. Una tragedia che non può e non deve essere dimenticata. Questa ricorrenza è patrimonio di tutta la nazione perché la nostra vita quotidiana e le relazioni pubbliche tengono conto del passato, il che è un bene, perché ci costringe a rivolgere lo sguardo indietro, verso la storia, senza strumentalizzazioni….dobbiamo porci di fronte a tali fatti come fa lo storico: distinguendo, facendo attenzione ai particolari invece di riassumere in maniera grossolana. Dobbiamo capire, discernere, analizzare e non generalizzare, criminalizzare o giustificare. Ricordare ci aiuta a comprendere quanto sia labile il confine che ci separa da tragedie molto simili che si consumano oggi nel mondo. La storia si ripete, in quelle terre in cui la guerra e le devastazioni colpiscono la popolazione innocente…… Quei popoli che oggi bussano alle porte dei confini europei, un tempo furono italiani istriani cacciati da una follia vendicativa. Mi rivolgo soprattutto a voi cari studenti perché la scuola, oggi più che mai, sia pervasa da uno sforzo pedagogico che spinga alla comprensione dei fenomeni storici che ciclicamente si ripetono, al fine di ancorare al rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo ogni azione futura. La carta dei diritti, nata dalle macerie morali della seconda guerra mondiale, va osservata come necessaria conquista di civiltà e posta come base della società occidentale: ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà nel rispetto reciproco, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Dobbiamo consolidare i lineamenti di civiltà, di pace, di libertà, di tolleranza, di solidarietà della nostra Europa che è nata dal rifiuto dei nazionalismi aggressivi ed oppressivi. Oggi la comune casa europea permette a popoli diversi di sentirsi parte di un unico destino di fratellanza e di pace. Un orizzonte di speranza nel quale non c’è posto per l’estremismo nazionalista, gli odi razziali e le pulizie etniche. Facciamo tesoro del passato”. Poi tutti in Piazza Garibaldi ad Anzio.
“Oggi, con il Giorno del Ricordo, si conclude il viaggio della memoria. Con il diretto coinvolgimento delle scuole di Anzio ricordiamo i 350.000 sfollati istriani, giuliani e dalmati, costretti ad abbandonare le loro terre. Ma oggi ricordiamo anche migliaia di nostri compatrioti che furono trucidati, all’interno delle foibe. Si tratta di un capitolo nero della nostra storia. Per tanti anni, come ha evidenziato il Presidente della Repubblica Mattarella, questa tragedia non è stata commemorata, probabilmente per calcolo politico. Sono stati momenti drammatici per i nostri concittadini, noi dobbiamo mantenere viva la memoria, con i nostri giovani, su tutte le tragedie del ventesimo secolo”. Lo ha affermato il Sindaco di Anzio, Candido De Angelis, questa mattina, in Piazza Garibaldi, in occasione della commemorazione del Giorno del Ricordo, istituito per mantenere viva la memoria sulla tragedia di migliaia di italiani della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia, vittime dei partigiani jugoslavi, durante la seconda guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra. Prima del suo intervento il Sindaco De Angelis ha deposto, ai piedi del Monumento ai Caduti, un omaggio floreale in ricordo delle vittime innocenti delle foibe. Alla commemorazione sono intervenuti l’Arciprete della Chiesa Madre Santi Pio e Antonio, Padre Francesco Trani, che ha recitato una preghiera, il Sindaco di Nettuno, Alessandro Coppola, gli Assessori Velia Fontana e Laura Nolfi, diversi Consiglieri Comunali, le Autorità militari del territorio e gli studenti del Liceo Scientifico Innocenzo XII che, con la lettura di alcuni brani, hanno partecipato attivamente al Giorno del Ricordo.