“Il 2020 è arrivato. Anno nuovo vita nuova…dice il detto. E di certo ad Anzio sarà così per il centrodestra. Vita nuova perché si comincia con l’evidenza di 3 grandi fallimenti della politica che da anni governa questa città.
Il Porto. Per quanti anni si sono “venduti” il nuovo porto di Anzio in campagna elettorale? Un progetto di cui ci resta un costoso plastico a Villa Sarsina…e che ormai è chiaro che non verrà realizzato come il centrodestra lo voleva.
“Anzio merita un bacino portuale come quello di Montecarlo”. No. Anzio merita il Porto di Anzio, semplicemente rimesso a nuovo e soprattutto un porto sicuro per chi ci lavora che continua a rischiare le proprie imbarcazioni ad ogni uscita.
La Biogas. Voluta dalla vecchia amministrazione di centrodestra, e per “voluta” intendo proprio con tanto di documentazione a supporto e parere positivo in Conferenza dei Servizi, poi pallidamente osteggiata dalla amministrazione attuale che in campagna elettorale si dichiarò pronta ad arrivare fino all’ONU pur di non farla aprire…
Fatto sta che aprirà eccome…e il 2020 comincerà con 60.000 tonnellate di umido conferite ad Anzio nel posto meno accettabile del mondo: a 300 mt da una scuola. Ed anche di questo il centrodestra dovrà risponderne.
Il Territorio. Il 2019 si è chiuso con una parola che fino ad ora ben poco si è ascoltata o letta tra gli scranni del Consiglio: Dissesto (Idrogeologico).
Nel 2020 ci dovremo confrontare con un territorio che sta cedendo ad anni di noncuranza e sfruttamento indiscriminato. Ad oggi infatti Anzio risulta essere la seconda città del Lazio per consumo di suolo con il 35% di suolo consumato in percentuale, che corrisponde a 1.528,86 ettari. Una enormità.
La cementificazione indiscriminata del nostro territorio cittadino, spesso senza adeguati servizi di gestione delle acque chiare, che a volte ha divorato letteralmente i fossi naturali, che non ha risparmiato la fascia costiera “pesa” sull’ecosistema della costa e delle falesie il cui sgretolamento ha avuto una accelerata negli ultimi tempi anche grazie alle violente piogge. Concentrarsi sui singoli tratti per discernere a chi spetta la cura, giudicare la classificazione della Regione di zone R4 come una variabile interpretabile non è sintomo di un cambio di rotta da parte della politica. Da che mondo è mondo il dissesto si previene con la cura del territorio, con la manutenzione, il monitoraggio e quelle opere indispensabili alla gestione delle acque piovane e di quelle sotterranee che ad Anzio sono state ad oggi assenti. E in questi anni, chi ha governato, non ha mosso un dito in programmazione, progettazione e studio. Ci aspetta un 2020 di punti e a capo.
Non libere scelte. Ma costrizioni dovute dalla pessima gestione di questi anni. La domanda è se la stessa politica che ha portato a tutto ciò sarà capace di cambiare rotta”.