Un percorso a step e due studi di fattibilità approvati utili a tracciare il futuro di un’opera strategica per la città che, attualmente, è inutilizzabile in quanto interdetta poiché pericolante. Le due ipotesi sono strettamente connesse ad accordi vincolanti del comune di Nettuno con Ferrovie dello Stato.
Si parla del cavalcavia che collega via Marche con via Ennio Visca, nel centro urbano di Nettuno, in prossimità della stazione ferroviaria. Nello specifico, il dirigente dell’area Tecnica, Fabrizio Bettoni, ha dato il via libera a due progetti: uno consentirebbe, a stretto giro di posta, di poter tornare a fruire del prezioso collegamento che consente di bypassare la zona della stazione ferroviaria; il secondo porterà a ipotizzare due strade per il prossimo futuro.
Il primo studio di fattibilità approvato riguarda i lavori di manutenzione straordinaria del cavalcavia, che dovrebbero costare 138.834,56 euro: il progetto è stato realizzato dall’architetto Roberto Leto, dipendente dell’area Tecnica del Comune. L’importo è inserito nel programma triennale delle opere pubbliche per il periodo 2019/2021, approvato dall’ex commissario straordinario Bruno Strati. “Il progetto di fattibilità tecnica ed economica – si legge nella determina – prevede l’esecuzione dei lavori di manutenzione straordinaria del ponte, comprendente, sostanzialmente, l’esecuzione degli interventi rivolti al consolidamento delle ringhiere su tutto il ponte, oltre che all’eliminazione delle piante infestanti che, costituendo una vera e propria barriera al vento, innescano un ‘effetto vela’ che potrebbe causare il distacco e la caduta di altre porzioni di ringhiera”.
Il progetto a lungo termine, invece, è stato realizzato dall’ingegner Matteo Moscatelli e prevede due distinte soluzioni: il mantenimento del cavalcavia, l’altra la sostituzione dello stesso con un percorso pedonale e ciclabile a raso. Nel primo caso, a fronte di un investimento di un milione e 100mila euro, è stata ipotizzata la demolizione parziale della struttura, con interventi volti al recupero e al risanamento strutturale e alla successiva ricostruzione delle porzioni precedentemente demolite. Nel secondo caso, invece, a fronte di una spesa di 400mila euro, è stata ipotizzata la demolizione totale dell’infrastruttura con successiva realizzazione di un percorso pedonale e uno ciclabile a raso, da ricavare all’interno dell’area di proprietà di Rete ferroviaria italiana, attualmente destinata a deposito di materiali.