Nello splendido scenario del Ristorante Turcotto,si è tenuto questa mattina il meeting per la presentazione della minestra dei pescatori portodanzesi Deco. L’iniziativa fa parte della campagna di promozione turistica invernale della cittadina neroniana battezzata a. ragione “Anzio, la migliore cucina marinara al mondo”.
La famiglia Garzia eccellente nell’accoglienza ha preparato per gli ospiti un buffet di dolci e bevande ma ad attuare da subito l’attenzione la tavola imbandita con gli ingredienti della ricetta della minestra di pesce. Pomodorini, aglio, alici, prezzemolo, spaghetti tagliati oppure crostini di pane, peperoncino e, soprattutto il pescato di Anzio. Tra aneddoti e ‘mestiere’ quattro i cuochi di Anzio che hanno illustrato i metodi di preparazione del prelibato piatto neroniano. Lo chef Enrico Garzia, padrone di casa, insieme agli chef Walter Regolanti, Igino Regolanti e Roberto Naciti hanno presenziato all’iniziativa, illustrato i segreti della minestra locale e invitato i presenti ad assaggiarla in tutti i ristoranti di Anzio per valutarne il risultato.
Ad una delle parenti facevano bella mostra di se gli scatti di Elisa Cucina, davvero intensi, che hanno ritratto la vita in mare dei pescatori di Anzio. A ricordare il percorso che ha portato alla nascita di questo piatto povero, della tradizione di Anzio, proprio gli chef.
“Le piccole barchette pescavano sotto costa ed al rientro trovavano le donne ad aspettare, il pesce veniva messo negli spasini, piccole ceste di vimini, quello più commerciale, caricato su carretti trainati da cavalli, si portava a Roma e Velletri, centro di smistamento per i Castelli Romani, il rimanente veniva venduto alla popolazione locale, l’altro salato o essiccato. Si divideva, poi, il pesce da fare arrosto: sugherelli, maccarelli, cefali, da quello adatto alla zuppa o, come l’arzilla ed il San Pietro, per fare il brodo di pietanze più raffinate. Considerando che non c’era ghiaccio e quindi il pesce doveva essere lavorato subito, quello piccolo, come gli sgavaioni, veniva bollito e con il brodo si faceva la minestra. Fatto il brodo, l’indomani, in una pentola, si metteva aglio, olio, due filetti di acciuga di porto d’Anzio, alcuni pomodorini di essiccativa (ossia piantati nel mezzo dei filari della vigna a primavera, senza essere innaffiati, quindi la pianta cresce per essere sradicata con i pomodorini attaccati e messa all’aria), quindi, sfaldata l’acciuga, si aggiungevano i pomodorini, dopo qualche minuto, il brodo di pesce veniva filtrato e si portava il tutto ad ebollizione; nel frattempo si prendevano gli spaghetti, quelli recuperati dal cartoccio già spezzati, se non bastavano se ne prendevano altri e si spezzavano. Da sottolineare che gli spaghetti venivano venduti in cartocci da un chilo e le nostre mamme recuperavano la pasta spezzata, che poi utilizzavano nella minestra. Portata a cottura, la pasta si scodellava, con l’aggiunta di una grattata di pecorino. Questa minestra fatta dai pescatori, soprattutto nelle sere d’inverno per riscaldarsi un po’, era molto economica ed alla portata di tutti perché spesso il pesce piccolo veniva regalato. La tradizione portodanzese prevede l’aggiunta di pecorino. I pescatori, nel brodo di pesce, mettevano anche del pane spezzato”. Ad illustrare come si sia riusciti ad ottenere il marchio di denominazione territoriale il consigliere Flavio Vasoli. Il Sindaco Candido De Angelis, che con il mondo della pesca ha uno speciale rapporto, arrivato alle 12 circa ha esordito con una battuta: “E’ pronta la minestra”. Ci è voluto davvero poco per arrivare all’assaggio delle prelibatezza locale. Tutti i cittadini e i turisti che verranno ad Anzio da oggi e fino al 15 ottobre potranno degustare la minestra, al costo di soli 10 euro, in tutti i Ristoranti che hanno aderito all’iniziativa, che sono: Al Sarago, Alceste al Buon Gusto, Alceste Caffè, Baia di Ponente, Capo d’Anzio, Il Grecale, La Fraschetta del Mare, La Piazzetta, L’Asticiotto, Le Leccornie Del Gatto, Mistral, Porticciolo, Porto Innocenziano, Romolo al Porto, Turcotto. Buona minestra a tutti.
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