Di Mirko Piersanti
“L’Italia del dopoguerra, nei ricordi di un giovane Nettunese”. Questo è il titolo del libro scritto dal cittadino Gabriele Petriconi che è stato presentato il 20 settembre al Forte Sangallo di Nettuno. Oltre a tanti suoi amici, erano presenti anche il sindaco Alessandro Coppola, l’assessore Camilla Ludovisi e il presidente della Pro Loco di Nettuno Marcello Armocida. “Diventando grande avevo capito che la società stava cambiando velocemente, che cosa ne sanno i giovani dei nostri giochi, del nostro affannarci, del nostro cercare di rimediare le cose, delle nostre avventure, dei nostri capricci e delle nostre amicizie – ha raccontato Gabriele Petriconi – nel libro scrivo tutto questo, ho cercato di raccontare questi ricordi su me stesso tracciando la società che noi andavamo ad affrontare cercando anche di dare un contributo per la conoscenza dei nostri giovani”. L’obiettivo di Gabriele non era tanto di scrivere un libro per i suoi amici, ma per i giovani in quanto l’importante era quello di fargli capire chi fossero i loro genitori e in quale contesto storico hanno vissuto. Erano gli anni del dopo guerra e, come tutti sanno, non solo la città di Nettuno ma l’intera penisola italiana era stata rasa al suolo dalla guerra. Gli anni Cinquanta sono stati difficili per tutti, l’obiettivo principale era stato quello di avviare una profonda ricostruzione economica, sociale e culturale. La città di Nettuno non poteva non prendere parte a questo processo di rinnovamento, Gabriele a quei tempi era solo un bambino eppure lui, così come molti nettunesi della sua generazione, ha vissuto in prima persona quei grandi cambiamenti che stavano avvenendo non solo a livello nazionale ma anche a livello locale. “Quattro anni fa Gabriele, un amico, è venuto a chiedermi un aiuto, voleva scrivere e già aveva buttato giù qualcosa – ha affermato Marilena Cappella – è iniziato così un cammino che ci ha visto fianco a fianco, il mio è stato un ruolo di guida perché ho dovuto organizzare e ritagliare il materiale di Gabriele. Il libro doveva essere qualcosa di fruibile e doveva rendere partecipi i lettori. Non abbiamo tolto tanto, ho lasciato la “nettunesità”, per chi vive a Nettuno sa che cosa vuol dire questo termine”. Un libro intenso quello di Gabriele che porta il lettore in un’epoca dove la gente lavorava sodo per costruirsi un futuro migliore e che non ha mai perso la speranza e la voglia di vivere con semplicità e naturalezza.