Di Mirko Piersanti
La giornalista dell’Espresso e autrice Floriana Bulfon ha presentato all’Hotel Astura di Nettuno il suo libro “Casamonica. La storia segreta”. L’evento culturale si è svolto lo scorso mercoledì 18 settembre alle 18.30 e oltre alla giornalista era presente anche il presidente ass. coordinamento antimafia Anzio Nettuno Edoardo Levantini. La cronista dell’Espresso nel corso della sua carriera ha indagato su una delle famiglie criminali più note, i Casamonica. La sua inchiesta coincide in modo inquietante con la storia di Roma degli ultimi trent’anni. “I Casamonica operavano a Roma già da decenni e non hanno mai fatto nulla per nascondersi, dalle loro case fino ai loro episodi di violenza – ha raccontato Floriana Bulfon – Roma non ha mai avuto un capo, di sicuro però la città ha avuto le mafie che ci sono ancora nonostante il fatto che per molto tempo non si poteva pronunciare la parola “mafia” nella capitale. Le mafie sono vive e vegete e fanno affari. Sono presenti anche mafie straniere come quelle albanesi, nigeriane, cinesi e quelle dell’est. Quello che però non c’è nella città di Roma è un capo, o meglio un capo dei capi che controlla tutto, non lo era neanche Carminati un capo. Ci sono però i mediatori che sono persone che servono quando le organizzazioni criminali devono risolvere delle controversie per qualche affare a Roma, una città che conta cento piazze di spaccio di droga che permettono di guadagnare addirittura fino a 20 mila euro al giorno”. Per quanto la capitale d’Italia, secondo la Bulfon, sia una città violenta a causa dei pestaggi, delle estorsioni o di altri crimini, le mafie non sparano in quanto creerebbero un allarme sociale e questo porterebbe le forze dell’ordine a intervenire con intercettazioni e arresti. “Per quanto riguarda i Casamonica sono un gruppo violento che aveva la roccaforte a Porta Furba, a poca distanza da San Giovanni a Roma, dunque non un luogo sperduto e dimenticato – ha continuato la cronista dell’Espresso – e per molto tempo sono stati considerati degli straccioni, una comunità di zingari non particolarmente rilevante. In realtà sono riusciti a costruire un sistema di potere molto forte dietro a quelle statue dorate che hanno dentro casa, loro hanno costruito un sistema mafioso. C’era gente che parlava con i narcos colombiani per importare tonnellate di cocaina, gli incontri non avvenivano in qualche bar di borgata ma a Milano. Cerchiamo di toglierci lo stereotipo degli zingari di borgata, i Casamonica sono diventati con il tempo molto forti soprattutto in quelle zone abbandonate dalle istituzioni”.