Home Attualità Pendolarismo drammatico ad Anzio e Nettuno, il contributo di un cittadino

Pendolarismo drammatico ad Anzio e Nettuno, il contributo di un cittadino

A seguito dell’incontro tra i pendolari, le Organizzazioni sindacali ed alcuni rappresentanti della politica del territorio, ma in cui mancavano i diretti interessati, sindaci o delegati, dei comuni di Aprilia, Anzio e Nettuno, città coinvolte dalle tematiche sul pendolarismo, pongo alcune idee da poter portare, dopo 45 anni di pendolarismo, e dopo aver fatto parte, per  diverso tempo, del comitato pendolari Anzio – Nettuno, all’attenzione di chi avrà potere interlocutorio, decisionale e di fattibilità nelle relative sedi.

Mi chiamo Alberto Iannitti Piromallo, oramai e finalmente pensionato dal 2016, ho 67 anni, risiedo a Nettuno, pendolare dal 1967 al  2015.

Esistono varie problematiche: 1) Si vuole il raddoppio della linea: Anziché raddoppiare il tratto Campoleone –Aprilia, sarebbe più opportuno raddoppiare, innanzi tutto il tratto Aprilia – Campo di Carne- Padiglione, come primo intervento, per far sì che l’ incrocio dei treni in linea sia dinamico (tra Aprilia e Padiglione la distanza è di 8 chilometri e sarebbe sufficiente la posa del secondo binario ed il raddrizzamento della serpentina tra Aprilia e Campo di Carne, non avendo ostacoli se non Casello 45, sede che in parte è già esistente). In questo modo i tempi di percosso sarebbero abbattuti di circa 10 minuti, non essendo più necessario l’ incrocio statico ad attesa a Padiglione. 2) Riapertura a sede di incrocio della stazione di Anzio, dando la possibilità di ulteriore incrocio, tra l’altro con intermobilità con Cotral e linee di TPL locale, cosa assolutamente mancante alla fermata – raddoppio di Marechiaro, in modo da poter eventualmente, una volta istituita, ad avere un convoglio ogni venti minuti cadenzati. Inoltre la possibilità di raddoppiare tutta la linea, fino a Nettuno è problematica, per il rilevato da Campoleone ad Aprilia, con 2 ponti,  da Lavinio  ad Anzio, per la presenza di costruzioni che non hanno rispettato l’ obbligo di area ferroviaria,  il rilevato tra Marechiaro ed Anzio, e, in ultimo, la galleria Anzio  – Nettuno. Inoltre, il raddoppio di Anzio permetterebbe, altresì, che in caso di problematiche in galleria, come accaduto, i convogli possano  attestarsi ad Anzio, anziché a Marechiaro dove c’è il nulla o a Padiglione, dove però i collegamenti effettuati dal Cotral sono molto sporadici ed i festivi inesistenti. Tra l’ altro, se si volesse aumentare la velocità commerciale della linea Roma – Nettuno, con l’inserimento di ulteriori corse fino al cadenzamento a 20 minuti, sarebbe da rivedere il quantitativo di fermate effettuate nel territorio del comune di  Anzio (6), che solo nei casi di massima affluenza (lavoro, scuola) potrebbero essere mantenute e per il resto attuare fermata solo ad Anzio ed a Padiglione (8 km di distanza). Sarebbe poi da verificare la possibilità di entrare nella U ferroviaria di Roma, senza avere l’ obbligo come tutti i treni da sud (Castelli, Cassino, Formia, Nettuno), di dover arrivare a Termini e poi ripartire per Tiburtina, con Firenze/Ancona, o per Tuscolana/Ostiense con Civitavecchia/Pisa, usate anche per Fiumicino (regionale), in quanto il Leonardo Express non accetta la convenzione regionale Metrebus.

Più in generale, si dovrebbe pensare al pendolarismo degli ultimi 30 anni nel Lazio nella sua integrità. Romani usciti dalla città, realizzando somme rilevanti dalla vendita dei propri appartamenti, investiti in provincia in zone, all’ epoca ben collegate Castelli, Litorale Nord, Litorale Sud, con una distanza/tempo di 50 km/1 ora di viaggio (Atac, Cotral, FS), senza che però il maggior polo attrattivo, Roma e immediato interland, sapesse rispondere alle mutate esigenze del cambiamento in atto. Infatti troviamo che la vecchia Roma – Ostia non ce la fa più, perché, a prescindere dai finanziamenti, non ha alternative al suo eventuale blocco, che potrebbe essere risolto in tempi relativamente brevi, con la costruzione di una tramvia veloce tra la Stazione del trenino Cristoforo Colombo, a Ostia e la Stazione metro  Laurentina, visto che il lato destro , spalle mare, della Via Cristoforo Colombo è praticamente libero e darebbe modo ai pendolari di Infernetto, Axa e Malafede, oltre che ai pendolari della Litoranea da Anzio ad Ostia, di poter avere un collegamento rapido e senza problemi con uno, se non due capolinea cruciali del TPL su Roma (vedasi anche P.le Nervi). Manca un collegamento di linea diretto da Nettuno ed Anzio con Ostia e Fiumicino, oltre che(ma sarebbe pure troppo e troppo bello) con Civitavecchia. Manca un collegamento ferroviario (bretella) Pomezia – Ponte Galeria, mancano collegamenti diretti alle varie sedi della ASL RM6; manca un collegamento festivo con il nuovo Ospedale dei Castelli, così come pure con Latina, poche corse i feriali, terminanti  alle 18,20 da Anzio e nulla per i festivi; Mancanza di collegamenti Foce Verde – Nettuno, così come sono quasi inesistenti latina – Frosinone o Formia – Cassino, che potrebbero essere eventuali alternative in caso di grossi problemi all’ attività ferroviaria. Comunque queste idee, così come altre avrebbero bisogno di essere approfondite con dati che potrebbero essere maggiormente efficentati dal coinvolgimento di altre entità pendolari di zona specifiche (penso alla Valle dell’ Aniene, la Sabina, la Tuscia). Nell’ ipotesi di un maggior coinvolgimento, anche eventualmente relativo ad una forma di revisione “dal basso” riguardante le linee ATAC, sono disponibile e mi piacerebbe  affrontare ed ad approfondire qualsiasi argomento basato sul TPL  intercomunale ed intermodale, su base ferroviaria .

Alberto Iannitti Piromallo

Di seguito a quanto già esposto nella precedente comunicazione, vorrei, nell’ottica di un efficientamento in tempi medio – lunghi del pendolarismo sul nodo Roma, esprimere delle idee che potrebbero essere sviluppate nelle sedi opportune e, possibilmente, con tutti gli attori pertinenti (pendolari Roma, pendolari area metropolitana, pendolari area extra metropolitana, istituzioni locali, regionali e, ove possibile, nazionali, organizzazioni sindacali, organizzazioni consumatori, organizzazioni imprenditoriali).

Le problematiche di base sono l’ afflusso da tutti i quadranti di persone che vogliono entrare in macchina, molte volte singolarmente, nel territorio di Roma, più o meno contemporaneamente, con la speranza di trovare anche un parcheggio per la propria auto. Senza ora analizzare la provenienza dei flussi di traffico veicolare, cosa da effettuare eventualmente in un secondo momento, e che, comunque, avvengono tramite le consolari e succedanee, si  propongono due soluzioni, da poter poi integrare, in seguito, con ulteriori eventuali espansioni. La prima sarebbe consequenziale al completamento dell’ anello ferroviario di Roma, dimodochè i treni pendolari con partenza da Civitavecchia, Fiumicino, Nettuno, Velletri, Albano, Frascati, Colleferro, Tivoli, Fara Sabina, Bracciano, possano partire e tornare a “loop” al capolinea di partenza, senza concludere la corsa a Termini/Tiburtina/Ostiense, ma in queste due ultime solo transito, in modo da liberare i binari di dette stazioni dai convogli stazionanti, usati punto – punto. Per cui se un treno parte da Civitavecchia, torna a Civitavecchia dopo aver effettuato l’ anello  di Roma, e così per gli altri capisaldi. Oltre che diluire il pendolarismo su Termini, che resta, al momento, data la presenza di ministeri e di uffici pubblici e privati nel suo comprensorio, il terminal obbligato, specie per i treni provenienti dal quadrante Sud, di molti pendolari, gioverebbe anche al pendolarismo urbano e suburbano di Roma, dando di fatto, un ausilio mirato agli spostamenti all’ interno della città, con l’ integrazione mirata del TPL.. L’altra soluzione avrebbe tempi molto più lunghi e dei costi rilevanti, in quanto farebbe passare , in sotterranea, sulla falsariga di quanto effettuato a Bologna per l’ AV, il traffico locale, in transito  SOTTO Termini, a profondità differenziate e con stazioni intercomunicanti, con un traffico a “a stella”, vale a dire che i treni  provenienti  da Civitavecchia hanno il capolinea opposto a Guidonia/Tivoli, Quello provenienti  da Bracciano hanno lo opposto a Ciampino/Castelli/C,olleferro, e quelli per Nettuno/Minturno, possono aver origine da Fara Sabina, anche capolinea per i treni per Fiumicino. Chiaro è che su dette trasvesrsali, tutte in sotterranea e tutte transitanti sotto l’ alveo del Tevere e/o Aniene, abbiano dei punti di salita e discesa con hub del TPL, e comunque, su punti  ove insistano attività lavorative e culturali di grande spessore (Ministeri, Università, tempo libero, Ospedali). Sarebbe poi da considerare, per una migliore mobilità basata sul ferro, un collegamento diretto Roma – Rieti, con la costruzione ex novo della tratta Fara Sabina – Rieti, quale sfogo per la Salaria, per il collegamento diretto con le zone terremotate, il rifacimento totale ,  con gallerie di base  della Roma Pescara, uno studio ed eventuale costruzione di una Roma – L’Aquila, della riapertura della Civitavecchia –Orte, oltre che della Priverno – Terracina, della Gaeta – Formia, della costruzione di una bretella Ponte Galeria – Pomezia, e di due collegamenti attualmente inesistenti Latina – Frosinone e Formia-Cassino. Forse sarà utopistico tutto ciò ma quanto traffico automobilistico pendolare in meno?

Alberto Iannitti Piromallo