Il Comune di Nettuno ci riprova. L’obiettivo è quello di far demolire il cosiddetto “ecomostro” al porto. Il dirigente Benedetto Sajeva ha nominato l’architetto Alberto Maria Capomaggi responsabile unico del procedimento per procedere con gli atti di contestazione e demolizione delle opere abusive.
Quando iniziò il restyling dell’area portuale e venne realizzato il cosiddetto edificio polifunzionale, poi ribattezzato ecomostro, gli ambientalisti diedero subito battaglia e la Procura di Velletri aprì un’inchiesta, sequestrando, infine, le opere ritenute abusive. Nel 2009 il Comune dispose la demolizione dei manufatti incriminati, ma non venne rimosso neppure un mattone. Si arrivò così all’inizio del 2014, quando il Tribunale di Velletri condannò a dieci mesi di reclusione, con le accuse di abuso d’ufficio, falso e abusivismo edilizio, l’ex amministratore delegato della “Marina di Nettuno”, società che ha in concessione la gestione del porto, Giuliano Valente, e l’ex dirigente comunale Giampiero Quatrini, imponendo anche la demolizione degli abusi edilizi e il risarcimento per il Comune, costituitosi parte civile. Proprio in questi giorni il Comune ha avviato la richiesta legale di risarcimento del danni. Imputati che hanno però poi ottenuto lo scorso anno il proscioglimento, per intervenuta prescrizione, dalla Corte d’Appello di Roma. Questo non ferma la causa per il risarcimento del danno.
Durante la gestione dell’Ente da parte del commissario prefettizio Raffaela Moscarella, tre anni fa, esaminata anche la relazione predisposta sulla vicenda dal responsabile dell’urbanistica, venne incaricato il dirigente dell’ufficio tecnico di occuparsi, “con urgenza”, delle demolizioni delle opere abusive e di promuovere interventi “atti ad individuare, ove possibile, le legittime procedure per la regolarizzazione urbanistica dell’area portuale”. Una decisione presa evidenziando che sono abusive le opere realizzate sulla banchina est e sul molo di sopraflutto, per una superficie coperta totale pari a 484 metri quadrati, in un’area sottoposta ai vincoli paesistici, ambientali e del demanio marittimo. Sottolineato inoltre che, in difformità rispetto al permesso a costruire del 3 giugno 2006, giungendo così anche a una diversa distribuzione degli spazi interni degli immobili sotto accusa e ad aumenti di volumetria, sarebbero invece stati costruiti il noto edificio polifunzionale, quello di bunkeraggio e quello per le attività connesse alla pesca. Senza contare che l’area portuale oggetto della concessione demaniale si estenderebbe su una superficie superiore di oltre il 50% rispetto a quella prevista nella zonizzazione del Prg. Ma da allora nulla è cambiato. Giunto a Palazzo un altro commissario, Bruno Strati, dopo l’incarico affidato all’avvocato Ciro Alessio Mauro per chiedere un risarcimento danni ai responsabili degli abusi, viene così ora ritentata la strada degli abbattimenti.