Due condanne per la piscina comunale di Anzio trasformata in discoteca a beneficio di privati e senza che nelle casse dell’Ente entrasse un euro. La Corte dei Conti ha condannato l’ex dirigente comunale, poi alla guida dell’associazione culturale “El Deportivo”, Silvio Criserà, e il presidente dell’associazione sportiva Anzio Nuoto e Pallanuoto, Roberto Busiello, a risarcire 166.378 euro al Comune. Ai due però è stato fatto anche un po’ di sconto, ritenendo che lo stesso Comune nella gestione della vicenda abbia tenuto un comportamento omissivo. Una sentenza sul fronte contabile mentre sul piano penale, al termine dell’inchiesta aperta sul caso dalla Procura di Velletri, sono stati disposti tre rinvii a giudizio con l’accusa di abuso d’ufficio.
La piscina comunale venne concessa nel 2002 all’associazione Nuoto e Pallanuoto per finalità pubbliche, consistenti nello sviluppo delle attività sportive. Ben presto però l’associazione culturale “El Deportivo”, in cui era impegnato lo stesso dirigente Criserà, insieme ai figli, iniziò ad occupare parte di quegli spazi destinandoli a discoteca e night-club, con tanto di ristorazione. E nel 2009 lo stesso Criserà autorizzò l’associazione a svolgere spettacoli e intrattenimenti musicali. Infine, con un accordo tra “El Deportivo” e l’associazione sportiva, la prima ottenne gratuitamente l’utilizzo dell’area destinata a discoteca. Un sistema di sfruttamento a fini commerciali di un bene comunale, del tutto illecito, a beneficio di privati e senza alcun corrispettivo per l’Ente, che sarebbe andato avanti, in base a quanto stabilito dalla Guardia di finanza di Nettuno, dal 2007 al 2017. All’inchiesta penale, sulla scorta degli accertamenti compiuti dalle Fiamme gialle e anche dalla Siae, è stata così affiancata quella contabile e la Procura presso la Corte dei Conti ha stimato un danno erariale di oltre 172mila euro, considerando quanto avrebbe potuto incassare il Comune se avesse affittato l’immobile. Criserà è stato accusato per non aver fatto rispettare la convenzione tra il Comune e l’Associazione sportiva, per aver consentito che la piscina venisse utilizzata non a fini pubblici e per l’occupazione di un’area di 1.250 metri quadrati rispetto agli iniziali 138 previsti. Condotte di cui si sarebbe reso partecipe anche Busiello. Il sistema si sarebbe interrotto solo dopo l’intervento della magistratura, nonostante gli uffici comunali fossero da tempo al corrente della situazione. I giudici contabili hanno quindi ritenuto che vi sia stato un “comportamento omissivo da parte dell’amministrazione comunale”, che “ha agevolato l’utilizzo illecito del bene pubblico e concorso alla protrazione di tale situazione indebita”. Ritenendo che quasi seimila euro fossero “addebitabili alle inadempienze e ai ritardi nei controlli da parte dei competenti uffici del Comune”, la Corte dei Conti ha infine condannato Criserà e Busiello a risarcire ‘soltanto’ 166.378 euro e ha convertito in pignoramento il sequestro dei beni mobili e immobili di Criserà.