In relazione alla nota del Dirigente Nazionale del Partito Liberale Italiano Agazio Furina, con cui si “diffida” ad utilizzare il termine “liberale” a sfondo politico, si rammenta che l’Istituto Treccani definisce l’aggettivo liberale riferendolo come conveniente a persona di condizione libera, letteralmente di chi manifesta un animo libero o ne è espressione. Ancora, lo riferisce al fautore della libertà, che professa e propugna tali principi. In altri termini, il termine liberale si riferisce a tutti coloro che si ispirano ai principi etici del liberalismo (Locke e Montesquieu, per citare solo alcuni nomi), basati sul rispetto e sulla difesa della libertà individuale, per il cui vasto utilizzo in ambito politico si rimanda direttamente alla definizione del citato Istituto Treccani, facilmente reperibile anche in rete. Tale è il senso dell’utilizzo del termine italiano liberale, dovendosi comunque, per onor del vero, sottolineare che vietare l’uso di un termine di uso comune sia poco liberale. Del resto, lo stesso Furina, nemmeno due anni fa, ha affermato che in Italia, come nel resto dell’Europa, si comincia a sentire la necessità di ancoraggi valoriali più solidi, e tra essi quello liberale, oltre ad essere il più antico si rivela quello più adatto ad interpretare la modernità.
Waldemaro Marchiafava