Sono state arrestate oggi dalla Guardia di Finanza tre persone tra Podernone, Anzio e Nettuno, e altre 18 risultano indagate, per una truffa milionaria che ha colpito oltre 800 clienti in tutta Italia per un giro di affari di vendite illegali di auto di lusso e truffe con anticipi incassati e macchine mai consegnate che avrebbe fruttato 30 milioni di euro mai dichiarati al fisco. Due anni di indagini, ma alla fine il giro di truffe è stato sgominato dalla Procura di Udine. I tre arrestati, secondo gli inquirenti, sarebbero stati al vertice di questa organizzazione che sono stati anche colpiti da un decreto di sequestro preventivo per un ammontare di oltre 5 milioni di euro.
L’operazione di servizio trae origine da un sequestro per contrabbando doganale, effettuato a Pordenone, di una “ Rolls Royce Phantom II ” intestata ad una società con sede in svizzera; i successivi approfondimenti investigativi consentivano di individuare una struttura organizzata che operava (per il tramite di società con sedi legali fittizie a Roma e Palermo) nella promozione e vendita in tutta Italia di autoveicoli di alta gamma, attraverso noti siti internet specializzati.
Per 635 autovetture fraudolentemente immatricolate (avvenute presso gli uffici del Dipartimento Trasporti Terrestri di Palermo, Roma, Latina e Treviso) è stato disposto, dalla Procura della Repubblica di Udine, il sequestro delle carte di circolazione in relazione ai reati di falsità materiale e ideologica commessa “per induzione” dai Pubblici Ufficiali preposti che avevano erroneamente provveduto al loro rilascio in assenza dei requisiti di legge, sulla scorta della documentazione falsificata esibitagli.
Ancora, le indagini condotte dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia Stradale hanno rilevato ulteriori attività criminose celate nelle operazioni di vendita: gli autoveicoli commercializzati risultavano sistematicamente subire una riduzione del chilometraggio (dal 50% al 70% di quello reale) agendo sul software e sulle centraline elettroniche dei mezzi; le manomissioni avvenivano presso due autofficine, ubicate a Padova e nella provincia di Treviso, asservite all’associazione criminale.
Non solo, si è altresì accertato, in contesti non episodici, il perfezionamento di operazioni di vendita correlate all’incasso di anticipi e, talvolta, dell’intero corrispettivo (anche per 30/40 mila euro), senza poi provvedere alla consegna dell’auto, sovente avviando plurime trattative per la cessione del medesimo autoveicolo con più acquirenti. In aggiunta alle evasioni fiscali sono stati, quindi, quantificati ulteriori introiti illeciti per 2.150.000 euro attinenti versamenti corrisposti dagli acquirenti per “vendite” di autoveicoli, invero, mai concluse.
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