Émile Zola avrebbe voluto scrivere la storia della sua vita, ma non fece in tempo. William Butler Yeats lo incontrò in Irlanda e lo trovò un uomo bellissimo. Giuseppe Prezzolini rimase muto quando, a Parigi, volle intervistarlo. Indro Montanelli lo definì pittoresco e pasticcione e diversi autori, tra cui Oriana Fallaci, gli hanno fatto fare capolino nei loro romanzi. Amilcare Cipriani (Anzio 1843 – Parigi 1918) è stato un mito moderno.
Il rivoluzionario per eccellenza, per la propria generazione e per quella successiva. Un garibaldino, un comunardo, un anarchico, un combattente, ma anche un socialista nel senso più vero della parola. Un uomo che ha messo da parte agi e tranquillità per difendere dalle angherie il popolo da cui proveniva, nel nome della democrazia e dell’eguaglianza sociale. Con una lucidità che fu anche folle e apparentemente contraddittoria, ma sempre e comunque rigidamente onesta.
Da Rimini a Parigi, passando per l’Egitto, la Grecia, l’Inghilterra, la Nuova Caledonia, è sempre stato pronto a dir la sua ed imbracciare un fucile dove ci fossero imperi e monarchie da far saltare. Pagando un prezzo carissimo fatto di prigioni, esili e lavori forzati. Di una delle sue detenzioni più celebri, scontata sull’isola d’Elba, ci ha lasciato un diario che qui si riproduce integralmente.
Amilcare Cipriani (Anzio 1843 – Parigi 1918) visse fino all’adolescenza a Rimini. Partecipò giovanissimo alla lotte risorgimentali e disertò dall’esercito regolare per unirsi a Garibaldi. Fu, con i gradi di colonnello, tra i protagonisti della Comune di Parigi e per questo mandato ai lavori forzati in Nuova Caledonia. Vicino agli ambienti mazziniani, aderì in seguito alle idee anarchiche e al socialismo, pur mantenendo un proprio individualismo. Esule in diversi Stati europei, partecipò anche a tre rivoluzioni in Grecia e a numerose azioni di lotta e di protesta.
La sua esistenza fu perennemente segnata da condanne e accuse da parte della polizia per la sua attività considerata sovversiva e passò buona parte della vita in carcere. Celebre è il suo arresto del 1881 e la conseguente ingiusta condanna che scontò all’isola d’Elba, per la quale vide il sostegno di politici e intellettuali di tutta Europa. Candidato più volte ed eletto al Parlamento del Regno d’Italia, rifiutò sempre l’incarico.
L’autore
Marco Sassi (Rimini 1978), editore e autore di saggi e monografie storiche.