“La vicenda dell’ex Divina Provvidenza, al centro della cronaca ormai dai diversi mesi, impone alcune precisazioni per una maggiore chiarezza e comprensione: l’Associazione Culturale Ibis Onlus, presente in continuità e autorizzata all’interno del palazzo, ha sempre prodotto fatti e non polemiche, portando avanti attività culturali di spessore e garantendo la cura degli ambienti, bonificati a sue spese, sicurezza e decoro degli spazi. Va infatti sottolineato che nella nostra lunga permanenza, non si è mai verificato alcun episodio violento né si è mai corso alcun pericolo, di nessun genere. L’Associazione Ibis, da sempre nota sul territorio, così come le altre realtà operanti nel palazzo, non hai mai chiesto di “chiudere un occhio su una situazione di evidente pericolo”, ma ha provveduto a far redigere da un tecnico della sicurezza una relazione dettagliata sullo stato della Divina Provvidenza, prontamente inoltrata all’amministrazione comunale, unitamente alla richiesta di un incontro-confronto alla quale, inizialmente non vi é stato alcun riscontro. Tale situazione ci ha quindi indotti a ricorrere alle vie giuridiche attraverso un ricorso al Tar del Lazio, al fine di tutelare i nostri diritti, il quale ha riconosciuto la propria competenza a decidere nei confronti dell’impugnata ordinanza dirigenziale e la cui udienza di merito è in corso di fissazione. Di tale iniziativa avremmo fatto volentieri a meno e come successivamente comunicato eravamo e siamo disposti a ritirarla, qualora vi fosse un impegno formale con l’amministrazione. Il tutto, tuttavia, ha avuto un triste epilogo, in mezzo alla strada con l’ingiunzione da parte del Corpo della Polizia Locale di allontanarci dai locali, peraltro non più frequentati e in cui era stata già interrotta ogni attività laboratoriale. Subito dopo sono arrivate le “giustificazioni” via stampa del’Ing Sajeva, firmatario dell’ordinanza di sgombero, che a nostro avviso si commenta da sola. Invero, sarebbe il caso in ossequio alla trasparenza, di informare la cittadinanza sul costo delle impalcature e raffrontarlo con l’eventuale costo della sostituzione dei vetri e della riparazione degli infissi. Altresì, sarebbe il caso sempre in ossequio alla trasparenza, di giustificare le ingenti somme per la messa in sicurezza previste nel piano triennale delle opere pubbliche. La vicenda dell’ex Divina Provvidenza ha, inoltre evidenziato l’inesistenza nella Città di Nettuno di centri pubblici di aggregazione socio-culturale (biblioteca, teatro, cinema, luoghi di conferenze, mostre, dibattiti), aperti a tutti i cittadini. Il Palazzo di via Menni rappresenta, come ha dimostrato le iniziative prodotte al suo interno anche di recente dall’Associazione Ibis Onlus, dai Leoni d’oro alla carriera, per il teatro Rezza-Mastrella e dallo studio ceramico Gatti-Silvestri, la possibilità di realizzare tale idea. Auspichiamo pertanto che si arrivi quanto prima ad una definizione della reale destinazione di tali spazi, rimanendo aperti ad ogni dialogo con l’amministrazione comunale”.
Associazione Ibis Onlus