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Il ricordo della tragedia delle Foibe chiude il percorso della Memoria ad Anzio

“In questi giorni abbiamo fatto un percorso della memoria, partito il 22 gennaio, con la celebrazione dello Sbarco che per Anzio rappresenta tanto; poi il 27 gennaio con la commemorazione della Shoah, insieme a seicento studenti, al Cinema Astoria ed oggi, 10 febbraio, il ricordo della tragedia delle foibe, dei circa diecimila italiani morti e dei circa trecentomila costretti a lasciare le loro case e la loro terra. E’ stato un percorso culturale all’insegna di tre parole: memoria, pace e giovani, ai quali dobbiamo far comprendere l’importanza del  valore universale della pace. La  storia, come diceva giustamente Padre Francesco, ha vissuto trent’anni di follia assoluta che non dovranno ripetersi mai più! Ringrazio gli studenti del Liceo Artistico Pablo Picasso per la testimonianza di oggi e quelli del Chris Cappell protagonisti, su Rai Scuola, con un documentario in ricordo delle foibe”.      

Lo ha affermato, nel suo intervento di ieri al Monumento ai Caduti, il Sindaco di Anzio, Candido De Angelis che, per la prima volta, ha voluto commemorare, istituzionalmente, insieme ad una rappresentanza degli studenti delle scuole superiori, “La Giornata del Ricordo” del dramma italiano delle foibe.

Il toccante intervento degli studenti del Liceo Artistico Pablo Picasso al Monumento ai Caduti:  “Siamo una delegazione degli studenti del Liceo artistico Pablo Picasso di Anzio e precisamente della classi 1A e 1B. A nome di tutti ringraziamo il Sindaco Candido De Angelis per averci invitato qui oggi a celebrare, insieme, questa giornata in memoria di quanti persero la vita durante questo genocidio. Essere qui è per noi un vero onore. Mercoledì , anticipando questa giornata , ci siamo riuniti in assemblea e abbiamo celebrato “Il Giorno del Ricordo”,  in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo Giuliano-Dalmata e delle vicende del confine orientale. Abbiamo letto alcune delle testimonianze dei sopravvissuti alla tragedia delle foibe e in particolare ciò che ci ha colpiti è stata la lettura dell’ultimo testimone oculare, tra gli uomini che videro risalire a grappoli i corpi dei nostri italiani innocenti dalle profondità delle foibe. I nostri docenti di lettere, storia e filosofia ci avevano preparato, inquadrando questo massacro nel suo tempo storico, regalandoci lucide analisi su questi fenomeni e conclusioni su cui riflettere; ma leggere e osservare “dal vivo”, attraverso la proiezione di un documentario tratto dalla serie televisiva “Il tempo e la storia”, edizioni Rai ci ha lasciati ancora una volta con un senso di tristezza  e di impotenza. Ancora tanta crudeltà. Dobbiamo fare qualcosa, non possiamo restare indifferenti. E di nuovo a voce alta ci siamo schierati contro ogni forma di violenza e, aldilà di ogni riferimento politico, vogliamo lanciare simbolicamente un messaggio verso tutti i nostri governanti e l’Europa perché si rispetti la vita in ogni sua forma come diritto fondamentale dell’uomo, stabilito sia a livello internazionale che nella nostra Costituzione. I governi, oggi più che mai, devono alimentare quella speranza di giustizia e pace senza la quale non vi sarà nessun futuro degno dell’umanità.

Siamo, ormai, tutti globalizzati e ricchi di grandi progressi tecnologici che però non sempre sono accompagnati da grandi progressi civili. Manca ancora la volontà collettiva di superare le disuguaglianze.  Ma ancora oggi, purtroppo, l’ascolto non fa parte del nostro stare insieme nel mondo, dove predomina una comunicazione tecnologica che, vero, è democratica perché dà voce a tutti, ma purtroppo sconfina spesso nell’indifferenza.

L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa, l’apatia morale di chi si volta dall’altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo, anche nel nostro piccolo quotidiano. Abbiamo imparato una grande lezione: la memoria  ha bisogno di pensiero, di concentrazione e anche di conoscenza e competenza.

La memoria vale proprio come vaccino contro l’indifferenza. Esigiamo un mondo migliore, giustizia e rispetto dei diritti umani, ma anche una maggiore armonia tra le persone e i popoli .

Bisogna comprendere che la libertà assoluta non esiste, perché è sempre condizionata dal rispetto della libertà altrui. La libertà ha bisogno di regole e spesso cancella i privilegi di alcuni; ma per comprendere questo dobbiamo prima conoscere affinché la nostra coscienza dopo ci permetterà di confrontarci con il passato e di progettare il futuro.

Per ricordare questa triste pagina della storia abbiamo deciso di mettere a dimora un albero di mirto nel giardino della nostra scuola. Nella fossa, predisposta per l’albero, sono stati depositati dei petali di rosa a simboleggiare ogni vittima caduta nelle foibe e la loro innocenza. L’albero di mirto, caro agli dei nell’antichità classica, è stato scelto come simbolo di rinascita e di vita.

Il gesto simbolico rappresenta il rifiuto alla guerra e alla barbarie, all’indifferenza, all’odio. La linfa vitale dell’albero sia auspicio per tutti di una vita serena nel rispetto di ogni singolo uomo”.