“C’era una volta ad Anzio la Città Artigiana. Un’area di 84 mila mq in località Padiglione che fu lottizzata dal Comune in 48 lotti con tagli minimi di 700 mq ad un massimo di 3.000 mq. Tali lotti erano destinati ad accogliere piccole imprese artigianali ed industriali della zona. Correva l’anno 2005 ed era sindaco l’attuale primo cittadino. Le opere di urbanizzazione (fogne, illuminazione e strade) vennero fatte grazie ad una anticipazione di 800mila euro da parte della Regione Lazio così come previsto dalla Legge n.60 del 22/9/1978. L’impegno da parte del Comune era quello di rendere tale anticipazione entro tre mesi dalla vendita dei lotti. Ci furono aspettative e tante prenotazioni; finanche una lista di attesa da parte di artigiani e piccoli industriali che non videro mai la realizzazione di tale opera. Da allora nulla è stato fatto. L’area, nel frattempo, è stata abbandonata all’incuria (come tante altre proprietà comunali) mentre gli acquirenti richiesero gli anticipi versati alla Amministrazione. Ma la storia non finisce qui. Anzi cambia il finale. La Regione rivuole la restituzione degli 800 mila euro anticipati ben 13 anni orsono. Ma a questa richiesta ci chiediamo: “Come fa l’amministrazione a rendere tale cifra se non ha venduto nemmeno un lotto?”. Potrebbe utilizzare tale area per un altra finalità? No. Risponde la Regione perché nella legge n.60 del 1978 si legge: “Ai fini della concessione del Contributo Regionale per aree attrezzate ai fini industriali ed artigiani non è consentita la costruzione di edifici diversi da quelli previsti. “Allora? Ci ritroveremo questi 800 mila euro come debiti fuori bilancio ed un altra opera incompiuta? Chiederò lumi in Consiglio Comunale”.