di Mirko Persanti
La città di Nettuno e i cittadini hanno ricordato i caduti di Nassiriya a quindici anni dalla loro scomparsa. Le celebrazioni per commemorare questi eroi nazionali sono iniziate alle 10.30 e si sono svolte presso Piazza Martiri per la Pace, in questa giornata importante a livello nazionale erano presenti il commissario prefettizio Bruno Strati, il sindaco di Anzio Candido De Angelis, tutte le autorità militari del territorio alcuni studenti della scuola Santa Lucia Filippini e una delegazione dell’Itis. Dopo aver deposto una corona di fiori di fronte al monumento dedicato agli eroi di Nassiriya, il commissario Strati ha fatto un lungo discorso in cui ha ringraziato tutti per la presenza e ha elogiato il coraggio che hanno mostrato i soldati italiani in una terra difficile come quella di Nassiriya. “Vi ringrazio per la vostra presenza in questa piazza di Nettuno intitolata I martiri della Pace – ha affermato Bruno Strati – il calendario di novembre ci pone davanti una data quella di oggi di cui ancora una volta ricordiamo gli italiani caduti nell’adempimento del loro dovere. Pochi giorni fa abbiamo commemorato nel centenario della fine della grande guerra, il 4 novembre la festa dell’unità nazionale e delle forze armate, abbiamo ricordato i nostri militari e in particolare ci siamo soffermati su quei ragazzi del 1899 che neanche diciottenni dopo la sconfitta a Caporetto vennero arruolati per combattere a Vittorio Veneto per difendere gli ideali del nostro paese e dell’unità nazionale. Oggi ricordiamo invece un fatto molto più recente che ci tocca da vicino avvenuto in una terra lontana dai nostri confini nazionali, in Iraq. Una guerra devastante che aveva seminato morte e distruzione. Penso che la memoria di ciò che avvenne in quella tragica mattina del 12 novembre 2003 sia ancora viva in tutti noi, erano le 10.40 ora locale, in Italia le 8.40, quando un’autocisterna guidata prima due kamikaze irruppe nella fase maestrale di Nassiriya, una delle due sedi dell’operazione “Antica Babilonia”, che era la missione di pace italiana in Iraq, avviata qualche mese prima e che aveva come scopo quello di mantenere l’ordine pubblico e garantire l’assistenza alle autorità incaricate di ricostruire quel paese. L’autocisterna carica di tritolo mescolato al liquido infiammabile esplose all’interno della base, gran parte dell’edificio principale crollò mentre la palazzina dove aveva la sede il comando fu gravemente danneggiata. I vetri delle finestre del complesso andarono in frantumi e nel cortile davanti alla palazzina molti mezzi militari presero fuoco, in fiamme andò anche il deposito delle munizioni. Fu un attentato terribile in cui persero la vita 28 persone, le vittime italiane furono 19 ”. Una notizia tragica che sconvolse un’intera nazione, decine di persone, fino a notte fonda, diedero l’ultimo saluto a queste persone che persero la vita in quell’attentato. “In quei giorni l’Italia mostrò al mondo il proprio sgomento, lo smarrimento, la profonda sofferenza ma anche una grande solidarietà, una grande partecipazione, una grande coesione tra il popolo e le nostre istituzioni – ha continuato Bruno Starti – ricordo ancora la grande partecipazione ai funerali che avvenne nella Basilica di San Paolo a Roma il 18 novembre. Dalle periferie al centro della città, ma anche dal resto d’Italia giovani e anziani, ma anche i bambini con i loro genitori tutti con il tricolore in mano sentirono di dover essere in quella basilica per tributare il proprio cordoglio ai nostri connazionali che erano stati uccisi in un paese lontano”. Lo stesso Bruno Stari ha ricordato di come il popolo italiano si unì di fronte a quel dolore immenso, e lo ha fatto anche nel giorno d’oggi nonostante siano passati 15 anni dall’attentato. Non bisogna ricordare soltanto i soldati italiani uccisi per riconoscenza, ma anche per ricordare a tutti, anche alle generazioni futuro, il senso del sacrificio che delle volte si rende necessario per la difesa della libertà. La Costituzione italiana, come ha ricordato il commissario Bruno Starti ripudia la guerra, i nostri militari non erano lì per fare la guerra ma ristabilire una pace. La missione italiana aveva proprio come obiettivo quello di mantenere la pace, quando l’allora Presidente della Repubblica Italia Carlo Azeglio Ciampi seppe della strage affermò che : “L’Italia è andata non per partecipare a una guerra ma per contribuire alla ricostruzione del paese”. Grande è stata la commozione di tutti i presenti di fronte alla lettura da parte dei giovanissimi studenti dell’istituto scolastico Santa Lucia Filippini di tutti i nomi dei caduti a Nassiriya che sono : i carabinieriMassimiliano Bruno, Giovanni Cavallaro, Giuseppe Coletta, Andrea Filippa, Enzo Fregosi, Daniele Ghione, Horacio Majorana, Ivan Ghitti, Domenico Intravaia, Filippo Merlino, Alfio Ragazzi, Alfonso Trincone, i militari dell’esercito Massimo Ficuciello, Silvio Olla, Alessandro Carrisi,Emanuele Ferraro, Pietro Petrucci e i civili Marco Beci, cooperante, e Stefano Rolla, regista. Dopo aver letto tutti i nomi dei caduti, uno ad uno, i bambini hanno lanciato in aria dei palloncini bianchi. Al termine della cerimonia il Commissario Strati che si è rivolto ai giovani per ricordare loro che la pace è una scelta che va fatta ogni giorno, ha stretto la mano ai ragazzi dell’Itis e ai bambini delle Filippini uno ad uno.