Home Cronaca Donna di Nettuno cieca dopo due operazioni, denuncia medico e ospedale

Donna di Nettuno cieca dopo due operazioni, denuncia medico e ospedale

E’ una storia di malasanità quella che ci racconta una donna di poco più di 50 anni, residente a Nettuno, che a seguito di un disturbo agli occhi,

E’ una storia di malasanità quella che ci racconta una donna di poco più di 50 anni, residente a Nettuno, che a seguito di un disturbo agli occhi, nel giro di due anni ha perso completamente la vista e di questo, con l’aiuto di un legale, impunta la colpa ad un medico nei confronti del quale ha presentato denuncia affinché, spiega, “a nessuno possa mai più capitare una cosa simile”.

“Una mattina – ci racconta la donna – mi sono svegliata con una macchia nell’occhio e sono subito andata al Pronto soccorso dell’Ospedale di Latina che mi ha indirizzato al reparto competente. Il medico a cui mi hanno indirizzato mi ha visitato e mi ha detto che avevo bisogno di un intervento per evitare di perdere la vista. Prima mi ha visitato presso il suo studio privato, più di una volta, poi ha programmato tutto per eseguire l’intervento presso l’ospedale di Latina nel mese di dicembre del 2014. Sono quindi stata operata all’occhio sinistro. Dopo l’intervento avevo la vista annebbiata e vedevo delle macchie. Il medico mi ha detto di non preoccuparmi, che sarebbe passato tutto. Dopo un anno di controlli in cui ancora mi diceva di non preoccuparmi per la vista che sarebbe migliorata un po’ alla volta, mi ha visitato anche l’altro occhio, da cui vedevo perfettamente, e mi ha detto che dovevo intervenire anche su quello. Nonostante il primo intervento a mio avviso fosse andato male, mi sono fidata di un professionista con incarichi importanti. Mi ha spiegato con disegni, radiografie ed ecografie che senza questo secondo intervento all’altro occhio, avrei certamente perso la vista. Mi doveva togliere la cataratta e a maggio 2015 mi ha fissato la seconda operazione. Quel giorno avevo la pressione a 200 e i medici presenti mi hanno detto che l’intervento si doveva rimandare, ma questo medico ha detto di no. Mi ha fatto prendere dei diuretici per operarmi in ogni caso, quindi mi ha fatto firmare un modulo con cui mi prendevo la responsabilità della situazione, ma è ovvio che mi sono operata solo perché ha fatto pressione. Durante l’operazione dovevo andare in bagno – racconta ancora la donna – per via dei diuretici che mi aveva somministrato. Non c’erano cateteri e uno dei medici presenti ha ripreso il dottore dicendo che non si poteva operare in quella maniera. Oggi il personale presente che è stato interpellato dice di non ricordare la circostanza, ma io la ricordo benissimo. Il medico ha usato il laser al massimo, lo ha detto più volte durante l’operazione. Alla fine non vedevo più nulla ma il medico mi ha detto che dopo 20 giorni avrei visto tutto benissimo. Ma non era vero. 

Non vedevo più nulla quindi, con molta agitazione, sono andata da altri medici, per cercare di capire cosa fosse accaduto. Sono andata all’ospedale Oftalmico di Roma, e non mi scorderò mai quella visita. Il medico che mi ha visitato ha detto che non avrei mai più visto dall’occhio che mi era stata operato perché era rimasto danneggiato irreparabilmente dal laser utilizzato per l’operazione. Era stato sigillato il capillare che irrorava il nervo ottico e non c’erano soluzioni possibili. Quando sono andata dal medico che mi ha operato a riferire cosa mi era stato detto mi ha risposto con un frase che considero inaccettabile. Mi ha detto: ‘Signora non tutti i ciambelloni riescono bene’”.  La signora che oggi è non vedente e per questo percepisce una piccola pensione di accompagno ha deciso di rivolgersi ad un legale. L’avvocato ha tentato, come prevede la legge, una via conciliatoria con l’ospedale che ha fatto sedere al tavolo l’avvocato dell’Assicurazione. Entrambe le parti hanno chiesto una perizia di parte. Quella dell’Assicurazione, sostiene la signora rimasta non vedente, è stata affidata ad un amico e collega del medico che lei chiama in causa (contro cui, è importante sottolinearlo, è stata presentata anche una denuncia penale) mentre quella di parte, redatta dal dottor Cianciosi sostiene “che le condizioni operatorie non ottimali, hanno creato le basi dei danni subiti e sono legati ad una chiara negligenza professionale”. Poiché la trattativa con l’Ospedale e le gestione rischi della Asl non è andata come sperava, la donna e la sua famiglia si sono rivolti al Tribunale. “Siamo in attesa che venga nominato il Ctu che chiarisca tutta la vicenda – spiega – chiediamo giustizia e che nessuno debba mai passare una cosa simile. Siamo certi che il Tribunale ci darà ragione e quando accadrà diremo a tutti chi è il medico che ha distrutto la mia vita”.