Un lungo dialogo che dalla terra di Sicilia ci ha portato in giro per l’Italia proprio perché nessun luogo si può definire ‘libero’ dalla mafia. E in una sintesi molto forzata “se è semplice scrivere di un fatto eclatante come quello di Ostia con la testata di Spada al cronista, dove tutto è alla luce del sole, più complesso scrivere delle mafie che si presentano ‘fresche e profumate’. Quelle non percepite immediatamente come tali, quelle ancora ‘incensurate’ e che magari godono anche di alte protezioni nella politica e nell’imprenditoria”.
La situazione peggiore ha incalzato Enrico Bellavia è quando non si vuole vedere che la mafia c’è, che poi è l’atteggiamento in Sicilia quando la mafia è nata. Questo atteggiamento permette alla mafia di insinuarsi all’interno del tessuto sociale ed economico in modo indolore ma efficace.
La conclusione di Attilio Bolzoni è che la mafia sta cambiando, ma sta tornando alle origini quando per tenere sotto controllo il territorio non aveva bisogno di attentati e fatti eclatanti. E che le battaglie vinte, non è stato lo Stato a vincerle ma pezzi dello Stato che si sono impegnati in una guerra a livello personale contro la mafia e che spesso – troppo spesso – si sono ritrovati soli e per questo uccisi dai sicari della mafia.
Al termine del vivace dialogo tra i due giornalisti Attilio Bolzoni e Enrico Bellavia le conclusioni della dr.ssa Lidia Borzi presidente delle Acli di Roma. Che ha sottolineato che questo evento fa parte dell’ “Ottobrata Solidale” , che giunta alla sua quarta edizioni è un contenitore di eventi costruttivi e solidali su tutto il territorio della Città Metropolitano di Roma Capitale, come le “Nonniadi”, il “Presidio solidale a Corviale”, “Il corso antitruffa” e tanti altri ancora.
Lidia Borzì ha tra l’altro sottolineato che certamente fa bene parlare ma poi le parole vanno fatte seguire dai fatti, e qui un lungo elenco di attività del Sistema Acli di Roma tra cui “Il pane a chi serve 2.0” che ha ricevuto il premio “Buone notizie del 2018” del Corriere della sera.
L’incontro è stato preceduto da un introduzione di Maurizio Lo Piparo del Circolo di Anzio che ha fatto una breve storia delle Acli e di come in poco tempo dalla loro nascita il 1944 si sono diffuse su tutto il territorio: un circolo in quasi ogni comune italiano. Immediatamente il Circolo Acli di Anzio è stato da volano, insieme alle istituzioni locali, per la ricostruzione di una cittadina distrutta dallo sbarco alleato. E aprendo l’ istituto Enaip – uno degli enti di formazioni più diffusi in Italia – ha dato delle opportunità a tanti giovani di allora, probabilmente oggi pensionati, nella realizzazione del loro avvenire.
Ma le Acli fin dalla loro fondazione hanno avuto larga presenza anche nei paesi dove i nostri lavoratori sono stati costretti ad emigrare per sfuggire alla disoccupazione, alla fame e alla disperazione: Francia, Svizzera, Germania, Belgio per l’Europa e Brasile e Argentina nell’America del Sud, tanto per citarne alcuni.
Al termine dell’introduzione è stato anche precisato che uno dei compiti principali di un aclista è quello di essere sentinella e antenna pronto a recepire i bisogni e i cambiamenti di chi ci sta attorno. E proprio in queste motivazioni che è scaturita l’idea di portare ad Anzio due “esperti” con la E maiuscola che da sempre si occupano di questo terribile male che è la mafia, e di cui si parla a fondo in questo libro.