A pagare per le assunzioni effettuate alla Poseidon srl, società partecipata dal Comune di Nettuno, saranno l’ex sindaco Alessio Chiavetta, il dirigente comunale Gianluca Faraone e il manager Venanzio Cretarola alla guida della società all’epoca dei fatti. Le somme che i tre dovranno risarcire all’ente locale sono superiori a quelle che aveva fissato la Corte dei Conti del Lazio nel 2016. In appello i giudici contabili, accogliendo in parte il ricorso della Procura, accogliendo quelli di tre revisori dei conti e respingendo quelli dell’ex primo cittadino, del dirigente e dell’amministratore delegato della società, hanno aumentato per quest’ultimi le condanne e assolto gli altri. A fronte di un danno erariale da 3.744.670 euro calcolato dagli inquirenti contabili, al Comune di Nettuno torneranno 93mila euro anziché i 72.500 previsti in primo grado.
Le indagini sono partite dalla delibera della sezione di controllo della Corte dei Conti del 2012, in cui erano state evidenziate irregolarità amministrativo-contabili nel rendiconto 2009. Dunque nel bilancio comunale. Tra entrate relative alla vendita di alloggi e uscite per la cancellazione di residui passivi, secondo i giudici erano state create delle poste non veritiere, al solo fine di “occultare la situazione di dissesto finanziario cronico e conclamato”. Sugli artifici contabili non sono stati riscontrati elementi di danno erariale, ma la Procura presso la Corte dei Conti ha mandato i sei a giudizio ipotizzando che il danno rilevante, sia stato quello delle assunzioni della società partecipata. Una tesi che ha portato nel 2015 i magistrati contabili a sequestrare anche diversi beni in via cautelativa.
Secondo gli inquirenti, tra aprile 2008 e il primo semestre 2013 vi sarebbe stato un “aumento esponenziale” delle spese per il personale della srl, “al limite del clientelare”. Nella Poseidon, nata il 18 gennaio 2007 per svolgere una serie di servizi per il Comune e stabilizzare 24 lavoratori socialmente utili, erano stati assunti altri 38 dipendenti. Un’operazione diventata possibile affidando man mano all’azienda numerosissimi servizi, compresi quelli dei tributi e della sosta a pagamento. La spesa in eccesso ipotizzata è stata di oltre 3,7 milioni di euro (equivalente agli stipendi pagati al personale nel corso degli anni) e tanto è stato chiesto di risarcire all’ex sindaco e agli altri cinque mandati a giudizio.
Per i giudici del Lazio, però, alla fine il danno ammonterebbe invece a 329.661 euro e a produrlo non sarebbero stati solo Chiavetta, Faraone, Cretarola e i revisori Michele Scognamiglio, Barbara Scoppetta ed Ermanno Cicchietti. L’ex sindaco e il dirigente comunale sono stati così condannati due anni fa a risarcire al Comune di Nettuno 20mila euro a testa, l’AD della Poseidon 13mila euro, e i revisori 6.500 euro a testa. Tutti hanno fatto ricorso e ricorso lo ha fatto anche la Procura, sostenuta dallo stesso Comune di Nettuno. I giudici d’appello hanno accolto solo parzialmente il ricorso della Procura, respinto quelli di Chiavetta, Faraone e Cretarola e accolto quelli dei tre revisori. I tre revisori sono stati così assolti e risarciti di mille euro a testa per le spese legali e sono stati anche dissequestrati i beni di Scoppetta e Cicchetti. Faraone e Chiavetta sono stati invece condannati a risarcire al Comune 35mila euro e Cretarola 23mila. Per la Corte dei Conti, “la spesa da loro comportata ha sottratto risorse pubbliche ad altre lecite destinazioni a servizio della comunità”.