Chiara Di Fede, Direttore dell’Università civica di Nettuno, ha dato mandato ad un avvocato di scrivere alla nostra Redazione e minaccia querela al Clandestinogiornale e all’assessore ai Lavori pubblici del Comune di Anzio Giuseppe Ranucci.
La Di Fede chiede di “essere tutelata in merito alle gravi, diffamatorie, fasulle dichiarazioni provenienti dall’assessore ai Lavori Pubblici Pino Ranucci all’interno di un articolo uscito sul sito ilclandestinogiornale.it, nel quale – spiega – in maniera del tutto arbitraria e senza alcuna verifica circa la veridicità delle sue dichiarazioni viene riportato quanto segue sulla persona della mia assistita: ‘Colgo l’occasione – aggiunge l’assessore Ranucci – per replicare anche a Chiara Di Fede che commenta in modo spropositato suoi social. Ricordi che è stata assunta dalla giunta 5 stelle di Nettuno come Presidente dell’Università civica e che non è etico nel proprio ruolo pensare di fare cultura di un comune e politica in un altro. Da chi si erge ogni giorno a giudice dell’operato degli altri ci si aspetta più correttezza”.
“Palese – scrive ancora l’avvocato della Di Fede – è la disinformazione e la non rispondenza al vero di dette affermazioni, nonché la devianza dell’informazione riportata dal sito, per le seguenti ragioni:
– la Dottoressa Di Fede non ricopre il ruolo di Presidente dell’università Civica di Nettuno ma ne è Direttore, con funzione quadro D3;
– la medesima non è stata assunta da alcuna “giunta grillina” ma è vincitrice di concorso pubblico avente commissione giudicante composta da dirigenti e segretario generale del Comune di Nettuno;
– al pari, ella non esercita alcuna funzione politica, non ha concorso alle elezioni nè politiche nè regionali né amministrative, non è iscritta a partiti politici, bensì è impegnata da sempre nei comitati spontanei civici per la tutela dell’ambiente e del patrimonio archeologico;
– e ultimo ma non ultimo, il principio costituzionale di libertà di espressione che permette a chiunque di esprimere il proprio pensiero nel rispetto del “neminem ledere”.
Ne discende che appare lapalissiano come la mia assistita sia stata coinvolta in dichiarazioni inserite articolo pubblicato on line, provenienti da un rappresentante delle pubbliche istituzioni, che non soltanto avrebbe dovuto rispettare l’obbligo di veridicità che compete a chiunque esercita una pubblica funzione, ma altresì consapevolmente sapeva del potenziale lesivo di dette affermazioni, con riferimento alla reputazione e la dignità di una persona che sul territorio si è sempre distinta per onestà e correttezza. Sarà mia cura – conclude l’avvocato – verificare la sussistenza di presupposti per l’avvio di un’azione giudiziale bei confronti dell’assessore Ranucci e della testata giornalistica, anticipando sin da ora che detta comunicazione sarà inviata per conoscenza ai competenti uffici commissariali presso cui è già aperto un fascicolo contenente esposti e denunce per precedenti ipotesi di reato contro la mia cliente”.
Corre l’obbligo, quindi, di alcune precisazioni. La prima riguarda l’impegno politico di Chiara Di Fede, impegno precedente al suo incarico presso il Comune di Nettuno, noto a tutti, anche ai giornalisti di questa Redazione che ne hanno seguito il suo percorso su Anzio e che direttamente dalla Di Fede hanno ricevuto una lunga serie di comunicazioni stampa di carattere strettamente politico. Il non essere iscritti a nessun partito e il ‘non fare politica’ non sono lo stesso concetto.
La seconda riguarda l’assunzione della dottoressa Di Fede presso il Comune di Nettuno, avvenuta durante l’Amministrazione 5 stelle.
La seconda riguarda l’assunzione della dottoressa Di Fede presso il Comune di Nettuno, avvenuta durante l’Amministrazione 5 stelle.
Terzo e ultimo il principio costituzione di libertà di espressione che permette a chiunque di esprimere il proprio pensiero nel rispetto del “neminem ledere” riguarda tutti, la dottoressa Di Fede, che proprio commentando sui social con toni anche bruschi ha causato la replica dell’assessore Ranucci, l’assessore stesso e il Clandestino giornale. E tutte le parti in causa, oltre alla dottoressa Di Fede che annuncia querela, valuteranno se ci sono motivi per adire alle vie legali rispetto alle reciproche dichiarazioni per vedere tutelata la propria immagine rispetto ad atteggiamenti diffamatori e intimidatori.