Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Velletri Emiliano Picca ha disposto l’arresto, senza possibilità di libertà condizionata, per un 24 enne originario della Calabria ma da tre anni residente a Nettuno, per aver violentato, segregato, percorso, minacciato, umiliato e vessato in ogni possibile modo la compagna, più volte minacciata di morte insieme alla sua famiglia, spesso davanti alla figlia piccolissima. Con l’aggravante delle sevizie e della crudeltà.
La denuncia che è stata presentata ad inizio luglio dalla donna, arrivata nel corso di questa tormentata relazione, a pesare appena 33 kg, è circostanziata e concordate ma è, soprattutto, il racconto di una lunga catena di orrori subiti per tre lunghi anni per mano di un ragazzo geloso, violento e crudele, che non ha saputo frenare alcun impulso nel causarle ogni genere di violenza. Molti degli episodi raccontati dalla donna sono irripetibili. Il 24enne la chiudeva in casa e la costringeva a chiudersi dall’interno, non la faceva uscire a fare la spesa per evitare che incontrasse qualcuno, anche quando non c’era cibo in casa per lei e la figlia, spesso la donna non poteva uscire per l’imbarazzo di avere il volto coperto di lividi e tumefazioni. Gli insulti e le ingiurie erano costanti. Il 24enne, M.F. le sue iniziali, dopo aver avviato una relazione con la giovane l’ha prima allontanata dalle amiche, poi dalla famiglia, fino ad impedirle di vedere persino la madre. Il giovane, sempre aggressivo, la costringeva ad un serie di atti e violente imposizioni, al punto di causare alla donna, che ora è nascosta in una struttura protetta insieme alla figlia, delle reazioni psicofisiche evidenti, come gastrite, bolle, macchie rosse, e innalzamento della temperatura. Le violenze, di ogni genere, non si sono fermate neanche durante la gravidanza involontaria. Due volte la donna è finita in ospedale per le percosse e le violenze dell’uomo e, anche subito dopo il parto.
La ragazza, costretta a vivere in uno scantinato umido, doveva stare con la luce accesa per evitare che gli insetti presenti salissero sul letto. Spesso durante la notte, l’uomo che per un periodo ha lavorato come fornaio, tornava a controllarla e se lei dormiva e non rispondeva con prontezza, veniva picchiata e violentata.
Ad inizio 2018 la donna trova la forza di andare via e l’ex inizia a perseguitare e minacciare anche i familiari i maniera compulsiva. Si presenta sotto casa della madre e prende a calci il cancello, aggredisce un uomo che era con lei alla fermata dell’autobus che finisce in ospedale. Spesso quando va li ad urlare lei fa finta di non essere in casa. Poi, con un escamotage, l’uomo fa prendere la bambina da sua madre e, quando la giovane va a riprenderla la minaccia con una bottiglia rotta: ‘se non torni a casa entro stasera ammazzo tuo padre’. Infine una seconda gravidanza, indesiderata e legata ad una violenza, è la goccia che fa traboccare il vaso. Il giovane (che è bene dirlo spesso fa uso di droga e picchia la compagna quando rifiuti di condividere questo vizio con lui) vede la ex uscire dallo studio del medico, la costringe a salire in auto e le sbatte con violenza la testa sul cruscotto dell’auto. La giovane trova finalmente la forza di denunciare tutto. Racconta ogni dettaglio del suo incubo alle forze dell’ordine, che subito la portano in un luogo sicuro con la figlia. L’indagine è certosina. I carabinieri ascoltano tutti, le amiche, i familiari, i vicini di casa, il giovane aggredito. Non ci sono dubbi che il racconto della donna sia veritiero e, soprattutto, il comportamento del 24enne non è stato episodico. Il giovane ha posto in essere una condotta aggressiva e violenta in maniera continuata, durante tutto l’arco della convivenza, oltre ogni ragionevolezza, con l’aggravante dei futili motivi, mettendo a rischio la vita della convivente e della figlia. Al giovane vengono contestate le sevizie e la crudeltà con l’aggravante, in diversi episodi, di aver commesso gravi delitti davanti ad un minore ed in danno di una donna incinta.
Il giudice dispone quindi l’arresto per il concreto pericolo di reiterazione del reato, per il pericolo che, vistosi denunciato, cerchi la donna per aggredirla e indurla a ritrattare, per il rischio concreto che possa aggredire i familiari di lei con ulteriori gravi conseguenze. Si esclude la possibilità degli arresti domiciliari o altre misure alternative a quelle cautelari. Non solo, in considerazione della gravità dei reati contestati il giudice dispone che: all’esito del futuro giudizio di merito non potrà essere concessa la sospensione condizionale della pena. Giustizia quindi per la donna e la sua bambina, che hanno subito una situazione indicibile e che avranno modo di rifarsi una vita lontano dalla violenza di un uomo crudele.