Sono tante le date significative della disfatta dell’Amministrazione targata 5 stelle a Nettuno, guidata dall’ex Sindaco Angelo Casto, per chi cerca di tirare le fila di una crisi e capire ‘cosa è accaduto’. La prima è certamente quella del consiglio comunale convocato per discutere di Bilancio. Solo il consigliere di opposizione Claudio Dell’Uomo salvò la situazione, facendo fare una pessima figura all’Amministrazione grillina, smascherando le tensioni interne al gruppo di cui si parlava da settimane (sempre smentite da alcuni consiglieri che parlavano di stampa nemica, di Novella 2000), ma anche i giochetti di chi il Bilancio non lo voleva proprio votare come Claudio Monti, andato a fare il ticket del parcheggio (?), o Tortis, che non era presente (altre 8 le volte in cui è mancato in consiglio) o di chi pur presente, aveva posto in essere una situazione di pressing sul Sindaco per chiedere la testa di tre assessori ed ha messo le carte in tavola. Vecchie storie, note ai più, certamente a chi si è interessato ai dettagli umani oltre che politici di questa vicenda.
C’è stata poi un’altra data importante, quella in cui Casto ha accettato le dimissioni della giunta (che le dimissioni a dirla tutta non le aveva date, aveva solo rimesso le deleghe per dare al sindaco margine di manovra, così come concordato in una cena la sera precedente) e anche il giorno dopo a quello delle dimissioni, in cui i consiglieri che non trovavano il tempo di prendere parte al consiglio sul Bilancio si sono riuniti per discutere della crisi politica. La discussione è stata rinviata, si è parlato (e messo a verbale) invece di preventivi, presentati da un consigliere e ricordati da un altro. Un tempismo sgradevole e un argomento che molti avrebbero ritenuto inopportuno in un momento così pesante per l’Amministrazione. L’ex Sindaco in questa data, dopo tanto dire, dopo le famose cene in cui era chiaro chi erano ‘i traditori’, ha già compiuto le sue scelte. Con un volta faccia da campione del mondo ha rotto amicizie decennali, ‘mollato’ la vecchia giunta, di cui aveva avallato ogni più piccola decisione, mollato i quattro consiglieri più fedeli e scelto i dieci. E fatto un errore grande. Un errore soprattutto matematico. Non ha compreso che dieci non è un numero sufficiente a salvare la situazione, la sua giunta, la poltrona.
Gli stessi dieci non se ne accorgono e rompono in maniera clamorosa con i quattro che poi li sfiduceranno, a suon di insulti nei messaggi sulle famose chat che a leggerle e a renderle note sai che imbarazzo per tutti. Nella gioia di essersi liberati di una giunta che non li ha mai davvero considerati (e dall’altra parte oggi si fa ancora fatica a collegare i volti e i nomi dei consiglieri eletti nel movimento 5 stelle, che in consiglio hanno preso la parola col contagocce, non hanno presentato idee, progetti, proposte nulla che restasse nella memoria) nessuno si è accorto che dieci consiglieri più un sindaco non sono maggioranza. A questo punto il percorso verso la sfiducia era già pienamente avviato. Ma la data più importante, probabilmente, resta quella in cui i dieci si sono riuniti ed hanno firmato il documento di sfiducia a tre assessori, documento di cui l’ex Sindaco prende atto. L’errore irreparabile dei dieci è stato escludere quattro consiglieri dalla questione, non farli votare, tenerli fuori. Di fatto i quattro sono stati ‘sfiduciati’ dai dieci e messi all’angolo dal Sindaco, che riconoscendo la validità del documento gli ha fatto capire con chiarezza che, tutti e quattro, non contavano assolutamente nulla. E anche qui l’errore è marchiano e determinante. Poi c’è la data del 3 maggio. Tutti dal notaio, sfiducia e fine di un’esperienza Amministrativa che, per 18 mesi aveva dato prova di unità e grandi risultati (non sempre adeguatamente comunicati alla città che in questi giorni scopre tante cose dagli incontri con gli ex assessori). Poi c’è la data della presentazione del ricorso, i cui termini hanno fatto sorridere più di qualche avvocato e quasi tutta la stampa. Qualcuno ci ha creduto, ha sperato di tornare al suo posto nonostante la sfiducia. Un atto politico incontrovertibile quello della sfiducia, ma per i dieci e il Sindaco tornare alla guida della città, evidentemente, era più importante che fermarsi a cercare di capire come e perché erano stati mandati a casa. Quindi le ultime due giornate. Con l’avvocatura dello Stato che sfiora l’insulto rispetto Ricorso e dice con chiarezza che qualcuno ‘non ha compreso’ poi il Tar che entra nel merito e spiega “hanno firmato tutti insieme, lo stesso giorno, dallo stesso notaio, inviato un solo delegato, un solo plico…” se questa non è una sfiducia… d’altra parte per chi non ha capito che dieci non è una maggioranza, che escludere quattro consiglieri avrebbe portato al crollo, che il ‘perdono’ al consigliere Monti è stata una pessima figura umana, personale e politica per un Sindaco che in consiglio aveva detto davanti alla città “o io o lui”… Oggi il Tar ha chiuso la questione, non ci sarà neanche discussione di merito se non verrà chiesta formalmente, d’altra parte la decisione di oggi non lascia spazio ad equivoci. Sulla fine dell’esperienza a cinque stelle circolano diverse versioni, quella dell’ex Sindaco e dei 10 consiglieri che parlano di ‘traditori’, quella degli ex assessori… ognuno può far finta di non vedere i fatti, le date, gli eventi, le persone coinvolte e decidere da se a chi attribuire colpe e responsabilità, ma una cosa oggi è certa per tutti: L’Amministrazione Casto, la più breve della storia di Nettuno, finisce qui.
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