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L’ex consigliere Petroni si costituisce in giudizio contro il ricorso di Casto

L'ex consigliere comunale del Movimento 5 stelle di Nettuno Simonetta Petroni si è costituita in giudizio contro il ricorso dell'ex sindaco Angelo Casto

L'ex consigliere a 5 stelle Simonetta Petroni

L’ex consigliere comunale del Movimento 5 stelle di Nettuno Simonetta Petroni si è costituita in giudizio contro il ricorso dell’ex sindaco Angelo Casto che proprio la Petroni, insieme ad altri tre consiglieri a 5stelle (Giuseppe Nigro, Daniela De Luca e Marco Montani) ha mandato a casa con il voto di tutti i consiglieri di opposizione.

La Petroni ha presentato ricorso poiché è stata l’unica citata nel ricorso di Casto. Nel documento protocollato ieri alle 17 sono contenuti gli articoli del Tuel che richiamano il corretto procedimento messo in atto dalle parti in causa. Procedimento avallato da un Notaio, dal Segretario comunale e dalla Prefettura di Roma che hanno compiuto gli atti conseguenti. Per il consigliere Petroni è stata l’occasione di ripercorrere i fatti che hanno portato alla fine dell’esperienza del Movimento 5 stelle di Nettuno.

Fino all’8 marzo di quest’anno i quattro consiglieri che hanno sfiduciato Casto sono sempre stati considerati i suoi fedelissimi. Sempre presenti e collaborativi, coerenti con il sindaco, con il programma del Movimento e con gli interessi della città nel rispetto della volontà dei cittadini. Non si può dimenticare che erano Candidati e sono stati eletti nella lista e con i principi del Movimento 5 stelle. Purtroppo molti sono stati i problemi fin dall’inizio dell’esperienza Casto, con il resto dei consiglieri comunali, alcuni dei quali portavano a lungo ogni decisione, spesso rallentando volutamente il lavoro della giunta. Alcuni di loro non hanno voluto votate il bilancio (anche due volte), non hanno votato il sindaco alle elezioni di Area Metropolitana. Proprio Casto, che avrebbe dovuto mantenere i rapporti e fare da legame tra il consiglio con la sua giunta spesso, i dieci che oggi si dicono fedelissimi, non li voleva incontrare per le continue discussioni.
“L’8 marzo è stato il giorno in cui si sono poste le basi per la caduta. Dieci consiglieri a 5 stelle firmano un documento escludendone cinque. I cinque non sono stati neanche avvertirti dell’esistenza del documento. Se fossero stati chiamati avrebbero votato contro ma si sarebbero poi adeguati alla maggioranza. Invece no. Non sono stati mai interpellati su una decisione politica di gruppo che prevedeva la rimozione di tre assessori dalla giunta con motivazioni risibili e non legate all’azione amministrativa. Un fatto al di fuori di ogni regola del Movimento 5 stelle ma anche fuori da quelli che sono i normali rapporti tra gli eletti. Una riunione in dieci anziché in 16 (fu escluso anche il Sindaco). E’ in questo momento che i quattro dimissionari sono stati completamente esclusi dalle decisioni, come se non esistessero. Con l’avallo del Sindaco che ha risposto al consigliere Petroni se poteva mai accettare una simile situazione: “ma sono la maggioranza”. Poi si è arrivati alla sera dell’approvazione del Bilancio, con il consigliere Tortis assente (è mancato a 8 consigli comunali) e il consigliere Monti che prima ha invitato l’opposizione ad andare via perché non c’era il numero legale e poi non ha votato il Bilancio, dicendo di essere andato a mettere il parcheggio all’auto (?). Di fatto tra i dieci oggi considerati fedelissimi, c’è chi ha formalmente sfiduciato il Sindaco molto prima della caduta. Solo grazie a Claudio Dell’Uomo quella sera la giunta non è andata subito a casa. La sera del Bilancio il Sindaco, che si è sentito sotto ricatto, ha cacciato il consigliere Monti dal gruppo, con un atto formale inviato alla stampa e chiedendo un intervento al Movimento 5 stelle nazionale. Poi è andato a cena con la giunta di cui il giorno dopo ha accettato le dimissioni. Ed ha persino chiesto ai consiglieri di scrivere un documento con cui si chiedevano le dimissioni di Monti, documento che molti hanno rifiutato di sottoscrivere. Quindi il cambio totale della linea politica di Casto che ha pensato che dieci consiglieri fossero sufficienti a restare alla guida del Comune di Nettuno ed ha abbandonato la giunta e i quattro fedelissimi. E’ stato chiaro subito ai quattro consiglieri che Casto non era più il Sindaco dei 5 stelle ma era un Sindaco a servizio degli interessi personali di 10 consiglieri. A dimostrazione di questo assunto la riunione del gruppo 5 stelle di Nettuno la sera dopo le dimissioni della giunta, in cui si accantona la discussione sulla crisi politica a Nettuno e si mette agli atti la presenza di un preventivo del consigliere Latini, su indicazione del consigliere Tortis. Preventivi fino ad allora oggetto di ironie tra Casto e la giunta precedente, ma quella sera l’ex Sindaco sottoscrive il verbale. ” Noi quattro consiglieri comunali a 5 stelle nello sfiduciare Casto – ha detto la Petroni – abbiamo impedito la restaurazione della vecchia politica di un sistema che non era quello votato da chi voleva i 5 stelle al governo, persone che non erano espressione della maggioranza dei cittadini e certamente erano lontani al Movimento a 5 stelle”.