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Festa della Repubblica, il discorso integrale del Commissario ai Nettunesi

"Rivolgo un cordiale saluto a tutte le Autorità civili, al Sindaco di Anzio, dr. Luciano Bruschini. La sua presenza qui a Nettuno e la mia ad Anzio dopo sono la testimonianza di un legame autentico che da sempre unisce le due città.

Il Commissario prefettizio Bruno Strati

2 giugno 2018

Festa della Repubblica Italiana

Il Discorso alla Città di Nettuno del Commissario prefettizio Bruno Strati

Rivolgo un cordiale saluto a tutte le Autorità civili, al Sindaco di Anzio, dr. Luciano Bruschini. La sua presenza qui a Nettuno e la mia ad Anzio dopo sono la testimonianza di un legame autentico che da sempre unisce le due città.

Rivolgo il mio saluto ai Rappresentanti delle Forze di Polizia e delle Forze Armate, alle Autorità religiose presenti e ai rappresentanti delle Associazioni e a tutti i cittadini di Nettuno.

E’ per me oggi un grande onore ed un privilegio poter ricordare, insieme a Voi, una delle date fondamentali della storia italiana.

72 anni fa – il 2 giugno 1946 – nasceva, dalle ceneri del ventennio fascista e da una tragica Guerra Mondiale costata milioni di morti, la nostra Repubblica, frutto di quel coraggioso moto di liberazione nazionale che aveva attraversato il Paese, coinvolgendo centinaia di migliaia di Italiani, e che avrebbe consegnato alle generazioni future il grande valore della libertà.

Quel giorno circa 25 milioni di Italiani – tra cui le donne che finalmente poterono esercitare il loro diritto di voto – furono chiamati a decidere, con un referendum, la forma istituzionaledel Paese e ad eleggere i deputati dell’Assemblea Costituente che avrebbero scritto la legge fondamentale della nostra Repubblica: laCostituzione.

Quello del voto delle donne – voglio ricordarlo – rappresentò un momento chiave del processo di ricostruzione dell’Italia e una svolta radicale nella storia del nostro Paese: non fu una concessione ma ilrisultato di un lungo processo di partecipazioneattiva.

L’Italia che andava alle urne era un Paese sconfitto, devastato, impoverito e con grandi emergenze da risolvere.

Occorreva provvedere alla ricostruzione di gran parte delle città distrutte dai bombardamenti, pensare a sfamare la popolazione, assicurare le fondamentali condizioni 1g1en1co­ sanitarie, combattere l’analfabetismo diffuso.

Eppure nonostante le macerie, i lutti, la fame, la povertà, il nostro Paese viveva un grande fermento e forte era la volontà di cambiamento.

Bisognava ricostruire l’Italia: l’Italia della Pace e della democrazia! Ad andare a votare fu il 90% degli elettori, che fin  dalle prime ore del mattino si misero in fila davanti ai  seggi.

La Repubblica ottenne il 54,3% dei voti contro  il 45,7% della Monarchia: una nuova pagina della storia del nostro Paese aveva inizio.

L’Assemblea Costituente, in cui erano rappresentate le componenti cattolica, liberale e socialista, riuscì a compiere il miracolo della ricostruzione della comunità nazionale e a fissare i valori e i principi nei quali oggi noi tutti ciriconosciamo.

Figure di grande rilievo, che per anni erano  state perseguitate dal fascismo – come Pertini, Nenni,  lotti, Calamandrei, De Gasperi, Togliatti (solo per citarne alcuni) – seppero farsi interpreti del proprio tempo e  indicare  il percorso che ci avrebbe portato verso una emancipazione nazionale e ad essere protagonisti inEuropa.

Se noi oggi possiamo celebrare la festa della Repubblica, la festa di tutti noi, lo dobbiamo al sacrificio di tutte quelle donne e quegli uomini che scelsero, con fierezza ed eroico coraggio, di opporsi al nazifascismo, sfidandone la violenza e la sopraffazione.

Il mio pensiero va ai tanti Nettunesi che seppero  resistere alla repressione tedesca e ai bombardamenti  che distrussero  quasi completamente la città e le campagne, pagando   un prezzo altissimo divite umane.

Einquestacittà,cosìcaricadistoria,voglioanchericordare i tanti ragazzi americani, inglesi e dei Paesi alleati, che persero la loro vita per liberare l’Italia dall’occupazionenazista.

Su questo litorale essi sbarcaron9 per una delle operazioni militari più importanti della campagna d’Italia, scrivendo una delle pagine più intense della nostra storia. L’Italia deve atutti loro la propria democrazia che non può e non deve in alcun modo essere messa in discussione. Oggi siamo tutti chiamati a ribadire l’impegno di fedeltà ai valori sanciti dalla nostra Carta Costituzionale facendo sì – ognuno nel proprio ruolo e secondo le proprie responsabilità – che questi valori vengano rispettati e mai oltraggiati.

La nostra è una Costituzione profondamente democratica che sancisce princ1p1 fondamentali che sono alla base della convivenza civile.

Penso ai diritti inviolabili dell’uomo e ai doveri inderogabili di solidarietà; all’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, opinioni politiche, condizioni personali e sociali; al compito della Repubblica – e quindi di tutte le Istituzioni, sia a livello locale che centrale – di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona  umana; il diritto al lavoro; l’unità e indivisibilità della Repubblica; il ripudio della guerra e l’impegno a promuovere e favorire le organizzazioni internazionali per assicurare la pace e la giustizia fra lenazioni.

Questi valori devono rappresentare i punti cardinali  del nostro agire!

E così come nel passato abbiamo fatto riferimento alla Carta costituzionale, dobbiamo oggi continuare a farci guidare da questi principi fondativi della nostra Repubblica ogniqualvolta  ci troviamo a vivere situazioni di difficoltà che ci sembrano  non avere soluzioni.

Il 2 giugno allora non deve essere solo una data celebrativa ma l’occasione per ricordarci che siamo tutti parte attiva del processodemocratico.

Dobbiamo dare spazio ai valori fondamentali dell’unità e  della solidarietà, far prevalere l’interesse generale sugli interessi individuali per ricercare il  benecomune.

E’ necessario riscoprire in noi quello spirito di coesione che  fu fondamentale per l’opera  di  ricostruzione morale  e  materiale nel Dopoguerra per poter  affrontare le nuove sfide che attendono  il nostro Paese e che impongono il  confronto  con altri  Stati  ed altri sistemi.

Ma il futuro di questo Paese deve ripartire dai suoi territori, dalla sua gente, dalla capacità di farsi  comunità.

Come sapete, da circa un mese Nettuno sta vivendo a livello amministrativo una nuova esperienza commissariale. Il Commissariamento di un Ente èsempre un fatto eccezionale e lo è anche per Nettuno. La presenza del Commissario serve a dare continuità amministrativa fino alle prossime elezioni, quando la cittadinanza esprimerà una nuova compagine politica di  governo. Ma il periodo commissariale non deve essere  vissuto come  un momento di depressione per la  comunità.

Anzi, ritengo – ed in questo primo mese ne ho avuto già la dimostrazione – che la gestione straordinaria sia l’opportunità, per  le forze politiche e civiche, di ritrovare quel clima costruttivo e sereno che possa dare la spinta per far ripartire la  città.

Penso che il sostegno e la presenza di un soggetto “terzo” possano favorire la ripresa di un dialogo tra le diverse anime della città, nel rispetto dei ruoli e delle prerogative di  ciascuno, attraverso anche il ripensamento di alcune posizioni di parte che a volte possono risultare pretestuose e deleterie per la  collettività.

E’ questo il tempo in cui, come negli anni della Ricostruzione, gli individualismi e i particolarismi debbono essere accantonati per lasciare il posto a soluzioni condivise che mirano all’interesse generale.

Da parte mia, sono disponibile a confrontarmi con la cittadinanza su tutte quelle questioni che interessano e favoriscono lo sviluppo della città.

Ho avuto già modo di constatare come vi sia molta volontà di fare.

Ho incontrato tante realtà attive sul territorio e mi sono reso conto che c’è tanta voglia di ripartire e che ci sono tutti i presupposti perfarlo.

Ma dobbiamo lavorare tutti insieme, in un grande gioco di squadra, anche scrivendo nuove regole che diano una direzione ben definita, un ordine, a tutta questa energia positiva e propulsiva.

E’ un lavoro che dobbiamo fare – lo ripeto – insieme e deve essere un lavoro serio, rigoroso, rispettoso della memoria e del significato profondo dell’identità culturale e civile di Nettuno.

E’ un impegno che dobbiamo assumerci tutti per rendere onore a coloro che si sono sacrificati per questa città e per quanti, a partire dal dopoguerra, hanno lavorato per la ricostruzione  di  una Nettunomigliore.

Lo dobbiamo a loro, per non dimenticarli,
Lo dobbiamo a Nettuno, alla Sua Storia, al Suo domani.

Viva la Repubblica, Viva la Costituzione, Viva l’Italia