“Ringraziamo la redazione de Il Clandestino, e la persona di Elisabetta Bonanni, per la continua ed ingente attenzione fornitaci in questo recente periodo. Inoltre invitiamo la redazione tutta a seguirci sulla nostra pagina facebook per poter rimanere aggiornati e partecipare, almeno per una prima volta ed in prima persona, ai futuri eventi, banchetti e tavoli di lavoro pubblici. Ribadiamo inoltre che il reato d’opinione non esiste ad oggi in Italia, e per tanto è nostro libero e sacro-santo diritto diffondere materiale politico (tra i quali volantini riassuntivi del contratto di governo, dei comuni a 5 stelle, sull’acqua pubblica, sulla carta di firenze e tanti altri bei temi omessi nell’articolo) ed anche articoli di giornale che per loro definizione sono già pubblici”. Questa la replica sulla pagina Fb Nettuno in Movimento all’articolo pubblicato sulla nostra testata on line dal titolo ” “Volantini diffamatori, la diffusione in piazza sotto il gazebo dei 5 stelle di Nettuno”.
“Siamo inoltre, per l’ennesima volta, obbligati a smentire categoricamente alcune parti narrate in questo articolo. In primis – si legge ancora – l’ex sindaco Angelo Casto non era presente al banchetto ed in secondo luogo non c’è stato alcun dibattito o scambio d’opinioni con nessuno della vostra redazione se non in merito alla non autorizzazione per la pubblicazione di una vostra foto contenente il volto di un minore. D’altronde, non è il primo giorno che vi invitiamo a partecipare, per conoscere il nostro gruppo e le persone che ne fanno parte, inviti tutti caduti nel silenzio. Noi di certo non arretreremo di un solo millimetro, tutt’altro: invitiamo tutti i cittadini a partecipare alle nostre iniziative pubbliche. Ci vediamo al banchetto”.
Le smentite del Meetup, è necessario dirlo purtroppo ancora una volta, sono totalmente false. L’ex Sindaco Angelo Casto era presente al banchetto, come ci hanno riferito molte persone presenti in piazza. Poiché sull’episodio abbiamo presentato querela a chi ci ha riferito la circostanza abbiamo anche chiesto la disponibilità a fornire testimonianza, disponibilità che ci è stata concessa. Quando siamo giunti in centro l’ex Sindaco era a poche decine di metri dal gazebo, sostenere che non sia passato neanche per un secondo, nemmeno per un saluto ai suoi attivisti ed ex consiglieri oltre ad essere falso è anche incredibile. In ogni caso, fosse vero, nulla toglie della responsabilità dell’ex Sindaco rispetto al documento firmato dal Movimento 5 stelle. Non è chiaro dove il Meetup abbia letto di un dibattito o scambio di opinione con la nostra Redazione. Testualmente abbiamo scritto “Ovviamente le critiche che ci sono state mosse nel documento gli ex consiglieri si sono ben guardati da ribadirle a voce quando ci siamo fatti vivi sotto il gazebo e lo stesso ex Sindaco ha preferito mantenere ampie distanze. Anche ad esperienza amministrativa malamente conclusa il confronto, per chi si fregia del simbolo del Movimento 5 stelle, resta un’utopia”.
Forse una lettura più attenta avrebbe evitato precisazioni errate e fuori luogo. Ancora il Meetup MAI in nessuna occasione, né direttamente né tramite mail, comunicati o messaggi ha invitato la Redazione o la giornalista Elisabetta Bonanni a partecipare alle attività del gruppo. Infine, la nostra Redazione in nessun caso contesterebbe un reato di opinione o di legittima critica. Quello che contestiamo è il reato di diffamazione aggravata a mezzo stampa, social e attività di volantinaggio. Gli autori del documento con cui siano stati definiti ‘pennivendoli’ saranno chiamati a dimostrare la volgare accusa mossa. Confidiamo sul fatto che il Meetup non arretri di un solo passo, e che confermi in toto i contenuti del documento diffuso in piazza e alla stampa tramite comunicazioni inviate dall’ex consigliere Mauro Rizzo tramite WhatsApp. Quello che chiediamo alla Giustizia è stabilire se questo documento è una diffamazione oppure no. Se ci siamo sbagliati ne prenderemo atto, se invece il Meetup e il Movimento 5 stelle, come crediamo, ci hanno diffamato, chiederemo una condanna in sede penale e un risarcimento del danno in sede civile.