Abbiamo avuto modo di leggere un documento a firma del Movimento 5 stelle di Nettuno, pubblicato integralmente sul giornale on line In libera uscita e in una versione ‘limata’ su alcuni dettagli ‘da querela’ sul settimane il Granchio. E siamo rimasti sorpresi. La comunicazione stampa ‘alla città’ del Movimento 5 stelle di Nettuno attacca in maniera pesantissima il Clandestino giornale on line. Senza mai citarne il nome gli autori del testo tratteggiano un ritratto del nostro giornale che non lascia alcun dubbio a chi legge su chi sia il destinatario degli insulti. E, siamo certi, che anche i colleghi che lo hanno pubblicato sapessero bene a chi erano diretti gli strali.
Due parole dobbiamo spenderle per i colleghi. La professionalità nel giornalismo si acquisisce studiando, superando esami professionali, e con la pratica sul campo. Le ‘basi’ tuttavia, non sono opzionali. L’articolo 2 della legge del 1963 impone, tra le altre cose, oltre al ‘rispetto della verità sostanziale dei fatti’, osservati i doveri di lealtà e buona fede di “promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione tra giornalisti ed editori e la fiducia tra la stampa e i lettori”. Questa base non è stata rispettata e, contravvenendo ad ogni buon senso i ‘colleghi’ hanno pubblicato un documento insultante in cui una forza politica che fino a ieri era al Governo della città di Nettuno ha usato termini come ‘pennivendoli’ e ‘traditori di una città’. Espressioni che qualificano chi ha scritto ma anche chi ha permesso che la volgarità di questi concetti fosse amplificata sui propri media e anche sui social. Chi ha ‘limato’ il comunicato grillino, ci consenta, nel tentativo di evitare una querela, ha commesso un doppio errore: ha distorto il ‘vero’ concetto espresso dai 5 stelle e non ha permesso ai cittadini di farsi un’idea precisa delle persone che oggi, nelle piazze, tornano a chiedere fiducia. Sulle nostre scrivanie arrivano ogni giorno documenti che attaccano gli altri organi di informazione locale e non solo. Tutti sono stati rispediti al mittente con le dovute motivazioni. Oggi ci sarebbe facile fare ironie sui media che hanno contribuito a diffondere il testo che diffama la nostra testata, sul perché il Movimento 5 stelle abbia scelto uno specifico sito on line e un cartaceo che non ha mai chiuso la porta ai contributi del Sindaco sfiduciato Casto. Ma non ci piacciono le vie facili. Preferiamo quelle giuste, la via della correttezza, dell’etica professionale e della passione per il nostro lavoro che sempre ci ha contraddistinto e che ci rende difficile calpestare i principi della nostra professione. Ribadiamo oggi che mentre il Movimento 5 stelle di Nettuno non ha trovato neanche il coraggio di inviare alla nostra redazione il documento in cui ci attaccava il Clandestino MAI, in nessuna occasione, ha tolto la parola all’ex Sindaco, ai consiglieri comunali, alle iniziative del Comune. Sempre abbiamo dato spazio alle comunicazioni istituzionali, agli eventi, agli assessori che ci hanno chiesto la parola. Sfidiamo chiunque a negare questa di verità. Quando il nostro giornale ha voluto comunicare con l’ex Sindaco lo ha chiamato, gli ha inviato messaggi, ha atteso risposte. Un giorno forse il Sindaco spiegherà perché gli era più facile comunicare con altri media, negandosi al confronto e arrivando ad usare mezzucci scorretti. Poco prima della fine della sua esperienza Amministrativa gli abbiamo anche ufficialmente comunicato che avremmo interessato il Sindacato cronisti per i comportamenti scorretti messi in atto a vantaggio di mezzi di comunicazioni a lui più vicini. Casto ha perso la fiducia dei suoi consiglieri, la poltrona di Sindaco e l’autorità ad essa connessa, ma non ha perso il ‘vizio’ della comunicazione ad personam e della negazione di un confronto diretto preferendo sempre comunicazioni preconfezionate e nessuno spazio per il dialogo. Oggi il limite è stato superato, la diffamazione e le comunicazioni lesive della dignità personale e professionale, in un contesto civile non possono essere tollerati. Di questo all’ex Sindaco e al suo gruppo consiliare chiederemo conto. Sarà un giudice terzo a stabilire torti e ragioni in questa situazione, in cui troppi hanno accettato di far scadere il dibattito ai minimi livelli. Lo stesso vale per i ‘colleghi’.