Angelo Casto non è più il Sindaco di Nettuno e, dopo la fine di questa Amministrazione, al culmine di un crisi durata per mesi, minimizzata da Primo cittadino e consiglieri comunali fino al crollo e ignorata da parte della stampa, oggi è un fiorire di teorie complottiste sulla sfiducia. Complottismo che ha caratterizzato tutto il mandato del Sindaco a 5 stelle.
Il Sindaco Casto, è importante dirlo, nuovo alla politica attiva, appena eletto ha commesso una serie di ingenuità nei rapporti con la stampa e a livello di comunicazione. Ma ha anche goduto di molte attenzioni da parte dei giornalisti che hanno concesso tutti i margini necessari al Sindaco per comprendere le dinamiche tra le parti. La nostra redazione, come altre, ha concesso al Primo cittadino tutto lo spazio che chiedeva per illustrare progetti e azioni per la città. Dai semafori aggiustati alle fioriere, dalle buche riparate alle iniziative politiche. Abbiamo seguito Sindaco e Amministrazione passo passo nell’intento di fornire la massima informazione possibile sull’operato della nuova giunta ai cittadini che l’hanno scelta e votata. Con il tempo questo spazio si è ridotto. Non è stata la nostra redazione a chiudere con il dialogo al Primo cittadino. Tutt’altro. Il Sindaco, abbiamo appreso da fonti che gli sono vicine, era risentito per il nostro modo di trattare alcune notizie, ed ha preferito rimanere in silenzio con la nostra testata, non rispondere ai nostri solleciti per farlo contribuire al dibattito politico e democratico relativo alla città di Nettuno. Il Sindaco ha preferito mantenere aperte vie di comunicazioni con altre testate più vicine alla sua sensibilità politica. Si è sottratto al confronto con chi non gli piaceva e, in alcune occasioni, ha tenuto comportamenti scorretti che la nostra Redazione ha segnalato in vivaci confronti diretti.
Rispetto agli ultimi mesi, dalla caduta della giunta e fino alla sfiducia dei quattro consiglieri dissidenti, sono accadute molte cose. La prima è che il Sindaco Casto si è rivelato completamente incapace di gestire la frattura nata nel suo gruppo consiliare. I quattro dissidenti che si sono recati dal Notaio per sfiduciare la maggioranza sono stati estromessi da ogni decisione, dal resto dei consiglieri, a partire da un documento in cui si chiedeva la testa di tre assessori.
I quattro non sono stati neanche informati della riunione in cui si è raggiunta la sintesi sul documento e nessuno ha chiesto loro se erano d’accordo o meno. Quando il Sindaco Casto ha accettato le decisioni della giunta a mezzo stampa, in un momento di crisi profondissima, dopo un consiglio in cui il bilancio era stato votato solo grazie all’opposizione ed era stata formalizzata la richiesta di espulsione del consigliere Monti, il Sindaco non ha mai riunito il gruppo consiliare. Un solo confronto è stato organizzato e solo legato alla presenza dei consiglieri regionali.
Il confronto successivamente richiesto a gran voce è sempre stato negato dal Sindaco che ha preferito incontrare i suoi a piccoli gruppi. E’ da sottolineare che il raccordo tra la giunta e i consiglieri è sempre stato totale responsabilità del Primo cittadino. Come è andata è sotto gli occhi di tutti. Dopo le lettere aperte inviate dai quattro a mezzo stampa, che rendevano chiarissimo come il percorso amministrativo si stesse avvicinando alla fine, il Sindaco ha di nuovo convocato un incontro… a casa sua. In una situazione di tensione in cui gli ultimi dialoghi tra le parti erano avvenuti tramite mail, è stata chiesta una sede istituzionale. Quell’incontro non è mai avvenuto. Il rapporto tra i quattro e gli altri consiglieri era già fratturato. Tra di loro, dopo discussioni estremamente offensive sulle chat interne, alcuni si erano tolti anche il saluto. Prima della fine diversi consiglieri hanno cercato di fare presa in particolare su alcuni, con messaggi tra il minaccioso e il colpevolista. In una nota diffusa alla stampa i quattro hanno chiesto pubblicamente di essere lasciati in pace. Lo hanno chiesto anche al Sindaco che si è presentato al negozio di Montani. Oggi chi afferma che i giornalisti che passavano in zona ‘erano stati chiamati’ dovrebbe invece chiedersi come mai sono stati gli unici ad essere chiamati e come mai al momento della sfiducia in Comune a Nettuno erano presenti tutte le testate locali tranne una. Il Primo cittadino ‘vende’ la teoria del complotto e della Regia su una crisi che era sotto gli occhi tutti a colpi di comunicazioni pubbliche e chiarissime. Una crisi che siamo certi, si sarebbe potuta superare se ci fossero state le capacità umane di confrontarsi. In un momento critico il Sindaco ha scelto nomine di giunta che sono sembrate calci agli stinchi dei dissidenti e dell’opposizione, ha scelto di esasperare il confronto con gesti che hanno esacerbato gli animi, dalla moina delle scuse di Monti alla sua trionfale riammissione nel gruppo con tanto di foto in strada. Le indagini di commissariato, la questione dei preventivi, ed una serie di atteggiamenti inaccettabili hanno fatto da corollario, fino a che non è stato più possibile dialogare. E in qualche modo, tutto questo, ha fatto pensare a molti che in realtà il Sindaco Casto voleva che questa esperienza amministrativa avesse un epilogo (come aveva più volte annunciato ai suoi fedelissimi, arrivando a scrivere di suo pugno lettere di dimissioni sempre strappate). Oggi si continua ad insultare i quattro consiglieri che lo hanno sfiduciato, attribuendo loro il ruolo di ‘marionette’ in mano a ‘manovratori’. Non si fa un passo semplice e necessario: quello dell’autocritica. La verità, infine, come spesso accade, è molto più semplice: il Sindaco ha deluso i quattro consiglieri a livello politico e personale. Dopo un percorso di 15 mesi di assoluto impegno, ha voltato le spalle alla giunta, deludendo anche gli assessori dimissionari, assessori che per tutto il tempo avevano agito e lavorato come una famiglia. Ha preferito dare corda ai dieci consiglieri che con un documento hanno chiesto la testa di tre assessori per motivi risibili. Alcuni di questi consiglieri dal primo giorno del mandato di Casto lo avevano dato in pasto all’opposizione e messo in difficoltà in ogni modo. E’ una storia semplice. Di delusione e sfiducia. (eb)