Finisce nel peggiore dei modi la ‘favola’ del gruppo consiliare a 5 stelle di Nettuno ‘unito e coeso’ secondo la versione ufficiale del Primo cittadino Angelo Casto, e di parte degli eletti che hanno cercato di nascondere la gravità della crisi che attanaglia la maggioranza di Nettuno da marzo scorso, fino all’ultimo minuto. Quella che ha portato alla sfiducia del Sindaco Casto e allo scioglimento del consiglio comunale di Nettuno, è una storia di fiducia e valori traditi, di scelte che si sono rivelate sbagliate e di consiglieri che non si sono dimostrati all’altezza del ruolo che sono andati a ricoprire, radicalizzando lo scontro interno fino alla caduta.
A giugno del 2016 Angelo Casto viene eletto Sindaco di Nettuno, al secondo turno con una maggioranza schiacciante. Immediatamente presenta alla città la sua squadra di governo, chiaramente frutto di un percorso portato avanti insieme per anni. In breve emerge il rapporto strettissimo di amicizia e fiducia con il Vicesindaco e Assessore all’Ambiente Daniele Mancini. Carattere ruvido e fin troppo deciso, Mancini sembra prendere le redini del Comune e dell’azione politica anche grazie al fatto che il Sindaco e Vicequestore non lascia il suo lavoro e spesso non è presente in Comune.
Con un impegno costante la squadra di governo (che perde l’assessore Alessandra Biondi e Giuseppe Aquino quasi subito, e che acquisisce Simona Sanetti, Guido Fiorillo e Stefano Pompozzi, raggiungendo la sua completezza insieme a Mancini e Nanda Salvatori, presenti fin dal primo minuto) si distingue per gli interventi portati a termine. Risoluzione del problema del parcheggione (poi frenato proprio dai consiglieri a 5 stelle), nuovo bando dei rifiuti, progetto per la stazione, pista ciclabile, cura del Verde, interventi sul Cimitero, rinnovamento del Parco Palatucci, fondi per la riqualificazione di Borgo e Forte Sangallo, interventi sulla depurazione e il decoro urbano, riorganizzazione dei servizi sociali, taglio delle spese legali…
L’Amministrazione sembra granitica ma iniziano ad emergere i primi malumori tra la giunta stessa e una parte dei consiglieri a 5 stelle. In particolare i dieci che infine sottoscriveranno il documento risultato fatale alla giunta Casto. Alcuni consiglieri non si sentono sufficientemente presi in considerazione dagli assessori e quello che doveva essere un punto di forza del governo a 5 stelle diventa la causa della sua fine prematura. Le correnti che non dovevano esistere iniziano a produrre documenti in cui emerge una spaccatura profonda che il Sindaco Casto, da sempre titolare del ruolo di mediatore tra assessori e consiglieri, non è stato in grado di ricucire. Casto volta la faccia ai suoi assessori, nominati e scelti personalmente. Fa finta di non capire che la sfiducia dei dieci riguarda in primis proprio il suo operato.
I quattro consiglieri che hanno sfiduciato il Sindaco, la nuova giunta e i dieci consiglieri (che passeranno alla storia per il verbale di maggioranza con i preventivi, la sfiducia a tre assessori e per la proposta del Bosco urbano), lo hanno fatto a tutela dei principi del Movimento in cui hanno creduto e credono tuttora e che hanno visto calpestati dal Sindaco e garante politico del Movimento. Le motivazioni della sfiducia sono state scritte in una serie di documenti pubblicati sulla stampa, in cui chiedevano al Primo cittadino conto di scelte, eventi, documenti e anche di indagini in corso. Senza mai ottenere risposta. L’ultimo atto prodotto dai consiglieri è stata la sfiducia da Notaio, ampiamente prevedibile. Ora le risposte mancate non servono più.