Doveva essere oggi ma è stato rinviato di qualche giorno il confronto che tre consiglieri comunali di Nettuno e il Presidente del consiglio comunale hanno chiesto al Sindaco di Nettuno Angelo Casto dopo avergli scritto quattro lettere in cui gli hanno contestato dei comportamenti omissivi e inadeguati, nel suo ruolo di Sindaco ma anche di garante del Movimento 5 stelle e di uomo di legge. Contestazioni pesanti sulle quali i consiglieri vogliono confrontarsi con il primo cittadino.
Le lettere, a firma di Daniela De Luca, Simonetta Petroni, Marco Montani e Giuseppe Nigro, contengono pesanti accuse anche al restante gruppo consiliare, la cui colpa più grave, ma non l’unica, è stata quella di aver firmato il documento con cui chiedevano la testa della giunta poi dimissionata dal Sindaco. Un vero e proprio ‘ricatto’ al primo cittadino, per i restanti quattro consiglieri (cinque se si considera Mauro Rizzo che firmò la lettera con cui si stigmatizzava questo comportamento) che viola ogni principio del Movimento.
La lettera dei dieci è il ‘peccato originale’ di questa crisi, che tuttavia è andata evolvendo. Da allora, infatti altre cose sono accadute e sono state giudicate ‘inammissibili’ dai quattro autori delle lettere.
“Non si può permettere – ha scritto la De Luca – che l’istituzione del consiglio comunale, massima espressione della democrazia, venga dileggiata ed al tempo stesso usata per fini non nobili, aldilà delle infantili spiegazioni, e che consiglieri comunali sminuiscono ciò che io ho ritenuto gravissimo”. In riferimento all’Assessore Cataledo che ha intimidito il consigliere Claudio Dell’Uomo. “Tu – ha aggiunto rivolto al Sindaco – pur avendo affermato, per ben due volte di aver sentito le parole proferite dal neo assessore Cataldo, non hai agito come primo cittadino garante e come uomo di legge, al fine di ristabilire un clima di tranquillità all’interno dell’assise consiliare né di pretendere le scuse verso chi era stato palesemente colpito”. IL metodo di confronto, anche sulla nomina di Cataldo, è stato erogato. “Questo metodo, questo vincolo comune – ha sottolineato il consigliere Simonetta Petroni – è stato più volte derogato e violato sotto i Tuoi occhi e con il Tuo silenzio”. “Per la Tua omissione rispetto al ruolo di garante che dovevi rivestire – rincara Montani, sempre diretto al Sindaco Casto – sono accadute cose spiacevoli. Mi riferisco ad una lunga serie di eventi e di atti che hanno visti protagonisti alcuni consiglieri M5S e sui quali stanno intervenendo quotidianamente organi di polizia giudiziaria e/o di controllo amministrativo: di quello che leggo non ne ho conoscenza alcuna, ma il solo fatto che la mia persona possa essere accomunata a ciò, mi inorridisce e non posso tollerare oltre”.
“Non permetterò ad altri di danneggiare il mio nome a Nettuno, con comportamenti irresponsabili, superficiali, probabilmente risultato di una inadeguatezza al proprio ruolo pubblico – ha chiosato Giuseppe Nigro, insieme agli altri tre – Questi limiti di comportamenti personali, non hanno danneggiato alcuno fin quando erano ammortizzati appunto da un metodo di condivisione che costituiva una garanzia di correttezza, trasparenza e legalità. In mancanza di questi valori, mi ritengo svincolato dall’agire “anomalo” degli altri consiglieri, essendo altresì preoccupato dal lento declino dell’immagine del M5S Nettuno e delle conseguenze che avrà sulla città , come da notizie stampa, atti , fatti istituzionali e dichiarazioni pubbliche, tra l’altro mai smentite. Mi preme, però, ribadire e sottolineare che resto fedele ai principi, al progetto, alle idee ed all’attuazione del programma M5S, unico mio obiettivo che ancora mi vincola a rimanere nelle mie funzioni”.
E proprio per la fedeltà ai principi del movimento, al di là delle precise contestazioni al Sindaco e ai dieci consiglieri, eletti, che i quattro non hanno tolto la fiducia al Sindaco. La speranza è che si cambi strada. La via attuale è diventata impraticabile.
Non sono praticabili, di fronte a questo genere di contestazioni, le richieste di fiducia via WhatsApp e neanche le richieste “di scuse al primo cittadino” chieste dai dieci consiglieri, che non sembrano aver letto (o compreso) le missive dei colleghi.