Una crisi del tutto anomala quella che sta travolgendo il gruppo consiliare dei 5 stelle di Nettuno, chiaramente fratturato al suo interno e, come diciamo da mesi, attraversato da insanabili dissidi e reciproca, feroce, disistima.
Le danze sono state aperte ieri da quattro consiglieri, un nucleo fedele ai principi del movimento e, fino alla caduta della giunta Casto, fedelissimo al gruppo dell’Amministrazione e al Sindaco Angelo Casto, che erano tutti dalla stessa parte. O così sembrava.
Dal primo giorno di governo e fino alle dimissioni degli assessori, sono stati i dieci firmatari che oggi chiedono ai quattro colleghi di ‘chiedere scusa al Sindaco’ a covare malumori e a far emergere malesseri. Malumori con il Sindaco, che li ha messi all’angolo, con parte della giunta, per le nomine non condivise, per gli atteggiamenti anche duri di alcuni assessori che continuamente richiamavano all’ordine i dieci (anche sulle famigerate chat) a tutti i livelli, sia amministrativo che politico. Il malumore è cresciuto fino all’onta più insopportabile, Fiorillo che si candida alle Parlamentarie, Pompozzi che si candida ad Anzio (con l’appoggio del Sindaco Casto, come più volte e chiaramente detto dagli assessori dimissionari) e Mancini chiamato dalla Lombardi per la sua giunta in caso di vittoria elettorale (con l’appoggio del Sindaco Casto, a Roma con Mancini durante la presentazione della possibile giunta).
Poi le Elezioni regionali, scadenza che i dieci si erano dati per far valere le proprie ragioni, d’altra parte dieci sono più di cinque, e con gli altri cinque non c’è nulla da dire. L’esito delle regionali è essenziale. I dieci prendono coraggio e firmano il documento, una pezza d’appoggio che alcuni dicono, è stato lo stesso sindaco a chiedere. Il Sindaco sembra deciso a chiedere solo la testa di Mancini (non è chiaro ancora oggi perché Mancini sarebbe bastato ad accontentare i consiglieri), per fare contenti tutti, e a salvare il resto della squadra. La manovra non riesce. La giunta è davvero quello che sembra, unita e coesa. Una squadra. E per tale si presenta al Sindaco che l’ha creata, senza riconoscerne la forte ossatura e ai consiglieri dissidenti, che senza mai contestare l’operato degli assessori, ne chiedono la testa. E la Giunta se ne va. Dopo aver messo le deleghe in mano al Sindaco questi si affretta ad accettare dimissioni mai presentate. Ma poi formalizzate. In nessun momento l’ex giunta ha fatto pressione sul Sindaco ma, chiudendo la porta dietro le spalle, ha voluto salvaguardare la sua integrità ricostruendo le ultime ore prima del divorzio. Una versione che non coincide con quella del primo cittadino in più punti.
Ed è da qui che inizia la profondissima crisi a 5 stelle. Dalla caduta della giunta il Sindaco non ha mai riunito il gruppo consiliare (se si esclude la riunione con la Corrado e Cottone nel seminterrato a casa del primo cittadino). Si è confrontato con alcuni di loro al telefono, con altri dal vivo sempre in maniera fuggevole. Non è mai entrato in argomento rispetto a quello è accaduto. Mai, in nessun momento, c’è stato un confronto serio e franco sul documento dei dieci, sulla fine della giunta, sul ‘metodo’, sul caso Monti al momento espulso a metà e firmatario del documento che sostiene il sindaco che lo ha revocato (Riciclato all’occorrenza?) ma non del Bilancio, per dire. Caso Monti ancora in attesa di un pronunciamento del gruppo consiliare, rispetto alla richiesta di sfiducia di Casto. Mai un confronto sulle controversie che, al di là delle dichiarazioni del Sindaco tese a sminuire la situazione, stanno portando al tracollo questa esperienza Amministrativa.
Un incontro lo hanno chiesto i quattro delle Lettere aperte, lo hanno chiesto oggi i dieci. Tutti hanno scritto alla stampa probabilmente perché non hanno avuto altra occasione di confronto tra loro e con il Sindaco Casto che, magari, dopo il sabato e la domenica italiana, potrebbe trovare il tempo per tentare di risolvere la questione. In consiglio Casto ha rivendicato il suo ruolo di Capo del Movimento. A lui il compito di tirare le fila e ricomporre una frattura ormai sotto gli occhi di tutti. Per convocarli basta WhatsApp.