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Corsi di vela per i ragazzi del Dipartimento salute mentale di Anzio e Nettuno

Una nuova opportunità per i pazienti del Dipartimento di salute mentale della Asl Roma 6: potranno partecipare a corsi di vela, gite in barca e brevi soggiorni in barche cabinate

Una nuova opportunità per i pazienti del Dipartimento di salute mentale della Asl Roma 6: potranno partecipare a corsi di vela, gite in barca e brevi soggiorni in barche cabinate, grazie alla convenzione fra la azienda sanitaria locale e la Lega Navale italiana (sezioni di Pomezia, Anzio e Nettuno).

L’iniziativa, intitolata “Bolina stretta. Esserci abilmente, stando insieme”, verrà presentata sabato 7 aprile alle 10 a Torvaianica (Sala Gatti, Lungomare delle Sirene, 109/B). I relatori illustreranno i dettagli del protocollo, racconteranno i tanti casi in cui le esperienze nautiche hanno migliorato la vita dei pazienti con disabilità e prospetteranno le rotte future (programma in allegato). A partecipare ai corsi saranno pazienti da 10 anni di età in poi, dei servizi di Salute Mentale-Riabilitazione dell’età evolutiva, Servizio dipendenze, Centro di Salute Mentale e Centri diurni della Asl Roma 6. Verranno divisi in gruppi in base all’età, alle caratteristiche psico-fisiche e cliniche e al grado di sviluppo e integrazione socio-relazionale. Al loro fianco, gli operatori della Asl Roma 6 o di strutture convenzionate e gli istruttori della Lega Navale, che verranno formati sui quadri clinici e sulle modalità relazionali e comunicative dei pazienti. Sono inclusi nella sperimentazione i ragazzi che frequentano la struttura di Villa Albani ad Anzio.

I vantaggi della vela

La navigazione in barca a vela incide notevolmente sulla condizione psicofisica dei pazienti, su vari livelli: dal miglioramento della coordinazione corporea al potenziamento dell’autostima, dall’apprendimento di una nuova abilità complessa allo sviluppo delle relazioni sociali. Le prime esperienze di riabilitazione psico sociale con le barche a vela risalgono agli anni Sessanta, in Svezia. Alcuni giovani considerati socialmente a rischio, con condanne per reati minori furono inseriti in via sperimentale in esperienze di navigazione a vela e i risultati furono sorprendentemente positivi: la maggior parte dei soggetti abbandonarono o ridussero le loro condotte antisociali e svilupparono competenze e abilità relazionali, integrandosi nuovamente nella società. Ben presto altri paesi europei seguirono l’esempio, applicando questa forma di terapia anche a persone con patologie mentali, ritardo cognitivo, disturbi dello spettro autistico, tossicodipendenti. Ormai esiste una letteratura consolidata che dimostra le proprietà riabilitative e terapeutiche delle attività nautiche, per un’ampia varietà di patologie.