“Alcuni giorni fa ho deciso di percorrere la tratta ferroviaria che collega Nettuno alla stazione di Roma Termini per toccare con mano una situazione sulla quale ho letto e sentito molto”. Lo scrive in una nota Linda Zaratti, candidata al Consiglio Regionale del Lazio per CasaPound Italia. “Mi reco nella capitale in treno frequentemente ma da qualche tempo non mi capita di farlo negli orari dei pendolari. Il viaggio era previsto per la prima mattinata di lunedì 26 febbraio ma le condizioni meteorologiche hanno reso impossibile l’impresa perché nessuna delle corse copriva l’intera distanza. Volevo documentare le condizioni di coloro che ogni mattina devono viaggiare in pessime condizioni verso il proprio posto di lavoro, la scuola e l’università. E’ bastato qualche centimetro di neve a rendere il mio obiettivo irraggiungibile ed ho dovuto attendere la giornata di ieri per poter arrivare a Roma percorrendo quella che, più che una moderna linea ferroviaria regionale, sembra la ‘strada ferrata’ di un vecchio film in stile spaghetti western”.
“I convogli sono certamente rinnovati e questo è l’unica nota positiva. La situazione però è insostenibile se si pensa che percorrere circa 50 chilometri richiede un’ora e dieci minuti di tempo quelle rare volte in cui non si verificano ritardi. Proprio ieri sera sono ripartita alla volta di Nettuno con il treno delle 20.42 che ha lasciato Termini con due ore di ritardo a causa di un semplice guasto ad un convoglio alla stazione di Torricola (tratta con un solo binario) arrivando a destinazione poco dopo le 24. Tredici fermate da un capolinea all’altro, la maggior parte della tratta è servita da un solo binario che genera attese da diciannovesimo secolo nella malaugurata ipotesi di dover attendere convogli con la precedenza. Le carrozze non hanno sufficienti posti a sedere, sono inoltre lasciate allo sbando perché il poco personale viaggiante non riesce a garantire l’adeguato controllo sui viaggiatori senza titolo. Gli stessi addetti sono abbandonati a sé stessi nel momento in cui si trovano di fronte alla necessità di far scendere dal treno chi non ha diritto per usufruirne”.
“Le stazioni intermedie sono prive di sorveglianza e diventano di conseguenza un paradiso per tutti gli anelli della catena commerciale della droga e della microcriminalità. Nell’ottanta-novanta percento dei casi mancano le biglietterie automatiche e si riscontra l’impossibilità di poter chiedere informazioni al personale di Trenitalia semplicemente perché non ce n’è traccia. Una corsa ogni ora (frequenza che si dimezza nei giorni festivi) è sottodimensionata quando si serve tutto il litorale sud della provincia di Roma più due città molto popolose e colme di pendolari come Pomezia ed Aprilia. La Regione – conclude Zaratti – ha il dovere di ascoltare le istanze degli utenti e di fare da tramite tra questo ultimi ed il Ministero dei Trasporti affinché Trenitalia, RFI e le società ad esse collegate svolgano immediatamente il proprio dovere, cioè quello di occuparsi delle tante linee ferroviarie disastrate e dimenticate che attraversano il Lazio e che, come la FL-8 Nettuno-Roma, trasformano i passeggeri costretti a servirsene in impavidi eroi”.
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